Febbre tifoide nei bambini: cos’è e come prevenirla
La febbre tifoide, meglio conosciuta come tifo, è un'infezione batterica piuttosto rara nel nostro Paese ma allo stesso tempo molto diffusa in quei luoghi in cui le condizioni igienico-sanitarie sono scadenti. Il rischio di contrarla, infatti, si verifica soprattutto durante un viaggio e a prescindere dall'età. In poche parole, la febbre tifoide nei bambini è assolutamente possibile. Tuttavia, esiste un modo per prevenirla e anche una cura in caso di infezione.
Cos’è la febbre tifoide
Nei bambini, ma anche negli adulti, la febbre tifoide non è altro che un'infezione da salmonella causata dall'ingestione di alimenti crudi, o non pastorizzati, di origine animale oppure di acqua contaminata.
Nei Paesi occidentali come l'Italia, questa malattia è associata soprattutto ai viaggi in aree endemiche. Stando ai dati riportati dall'Istituto Superiore di Sanità, infatti, la febbre tifoide è diffusa in tutto il mondo, ma negli ultimi dieci anni Asia, Africa e America latina sono diventate aree a maggior rischio rispetto alle altre. Nel dettaglio: in tutto il pianeta si stima che 11-20 milioni di persone si ammalino di tifo ogni anno, mentre in Italia l'incidenza è di 2 casi su 100.000 persone all'anno, con una maggiore diffusione nel Sud del nostro Paese e nelle aree costiere.
Quali sono i sintomi della febbre tifoide nei bambini
La febbre tifoide nei bambini, sfortunatamente, è più diffusa che negli adulti. Il motivo potrebbe essere legato al loro sistema immunitario ancora immaturo. Nonostante questo, presentano una sintomatologia più lieve.
Il tifo si trasmette attraverso l'ingestione di cibi o bevande contaminati da urine o feci delle persone infette. I sintomi si presentano 1-3 settimane dopo l'esposizione e generalmente sono:
- febbre alta (tra i 38 e i 39 gradi);
- diffuso senso di debolezza;
- vomito;
- diarrea con probabili emissioni di sangue;
- dolori addominali.
La gravità dell'infezione dipende dal tipo di salmonella che l'ha causata: alcuni bambini guariscono spontaneamente, altri vedono coinvolto tutto il loro organismo a tal punto da necessitare l'ospedalizzazione.
Come curare il tifo
Curare la febbre tifoide nei bambini è possibile. La buona notizia, infatti, è che nella maggior parte dei casi il decorso dell'infezione è benigno e tende a risolversi senza dover ricorrere a terapie mirate. A essere sempre opportuna, però, è una terapia di supporto prescritta dal medico in grado di garantire un'adeguata idratazione.
Nei casi più gravi, nelle fasce di età più fragili (lattanti di età inferiore a 3 mesi) nei bambini con patologie croniche o che assumono farmaci immunosoppressori, è invece necessaria una terapia antibiotica, sempre sotto prescrizione del pediatra.
Prevenire la febbre tifoide nei bambini
Per evitare un'infezione da febbre tifoide nei bambini, la prima cosa da fare è adottare misure igieniche appropriate al fine di non ingerire alimenti di origine animale crudi o non pastorizzati e di acqua non potabile. Fondamentale, inoltre, è curare la pulizia delle mani soprattutto dopo l'uso del bagno e prima del contatto con il cibo.
Inoltre, è sempre una buona norma bere acqua minerale sigillata, evitare bevande contenenti ghiaccio e ingerire cibo ben cotto.
Il vaccino per la febbre tifoide
Un'altra soluzione per prevenire il contagio da febbre tifoide nei bambini è il vaccino. Esso è raccomandato ai viaggiatori che volano verso Paesi dove questa malattia è endemica: Bangladesh, Cina, India, Indonesia, Laos, Nepal, Pakistan e Vietnam.
A disposizione ci sono due tipi di vaccino:
- orale: 3 dosi;
- intramuscolare: 1 dose.
Entrambi iniziano a proteggere i più piccoli dopo un periodo che va da 1 a 4 settimane dalla somministrazione. La durata, invece, è di circa 2 anni dalla data di esecuzione.
È possibile effettuare il vaccino contro la febbre tifoide per via intramuscolare a partire dai 6 mesi di età, mentre quello per via orale è disponibile dai 5 anni in su.