L’influenza 2013-2014 è arrivata: il primo caso è stato isolato a Trieste, da una bambina di 4 anni non vaccinata. Il ‘colpevole’ è un virus appartenente al tipo A, sottotipo H3N2. “Si tratta di un virus relativamente nuovo, al quale si affiancheranno altri due di vecchia conoscenza” spiega Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano: “l’AH1N1 della ‘famosa’ influenza suina di qualche anno fa (che chi ha già contratto non corre il rischio di contrarre di nuovo), più un virus B/Massachusetts, anch’esso già diffuso negli anni scorsi.
Dalle prime stime, dovrebbe trattarsi di una influenza di media intensità, non particolarmente ‘cattiva’, ma che si prevede metterà a letto 4-5 milioni di persone”.
Il picco dopo Natale.
Dopo il primo caso di Trieste, per la diffusione vera e propria dell’influenza trascorreranno ancora 4-6 settimane, quindi si prevede che i primi ‘fortunati’ cominceranno ad ammalarsi durante le festività natalizie, con un crescendo che avrà il suo picco tra gennaio e febbraio. Per il momento stanno circolando ancora decine di virus parainfluenzali, di intensità inferiore rispetto all’influenza vera e propria ma ugualmente fastidiosi. (LEGGI TUTTO SULL'INFLUENZA)
I sintomi dell’influenza.
Come riconoscere l’influenza? “Anche se cambiano i tipi di virus, i sintomi dell’influenza stagionale sono sempre gli stessi: febbre ad esordio brusco, stanchezza, senso di spossatezza, sintomi respiratori come tosse, naso chiuso e mal di gola” risponde Pregliasco.
La vaccinazione: l’arma di difesa migliore.
Come difendersi dall’influenza? Possono essere utili alcune norme igieniche, come lavarsi spesso le mani ed evitare il contatto con persone ammalate, ma spesso tali accorgimenti non sono sufficienti.
Lo strumento di prevenzione più efficace resta il vaccino, che si può somministrare a tutti i bambini dai sei mesi in poi e che copre da tutte e tre le forme influenzali circolanti quest’anno. “Il vaccino è raccomandato in special modo a coloro che soffrono di patologie respiratorie importanti, cardiopatie o malattie genetiche come la fibrosi cistica, poiché sono bambini più vulnerabili e quindi più esposti a sviluppare complicanze” sottolinea Maurizio de Martino, direttore del Dipartimento di Pediatria Internistica dell'Ospedale Pediatrico Anna Meyer, Università di Firenze.
“In questi bambini infatti il rischio è da una parte che l’influenza peggiori le loro condizioni di base, dall’altra che provochi complicanze più importanti: un bambino asmatico grave ad esempio potrebbe veder aumentare le sue difficoltà respiratorie”.
Come si cura l’influenza.
Restare a casa. “L’influenza non si cura, basta semplicemente restare a casa a riposo, sopportare qualche giorno di inappetenza ed attendere con pazienza la guarigione completa, che arriva dopo 5-6 giorni, senza anticipare il rientro a scuola, sia per evitare complicanze sia per non diffondere il contagio” sottolinea il Prof. de Martino.
Antipiretico solo se sta male. Se il bambino ha febbre ma per il resto appare vivace, non c’è neanche bisogno dell’antipiretico: ci sono bambini che anche con 39.5°C di febbre stanno benissimo e continuano tranquillamente a giocare, altri che già a 38°C avvertono malessere. “Si ricordi che la febbre è un meccanismo difensivo da parte dell’organismo, quindi combatterlo é sbagliato e controproducente” avverte de Martino. “Stesso discorso, o a maggior ragione, per gli antinfiammatori come l’ibuprofene: anche l’infiammazione è una strategia di difesa che non va soffocata. Né bisogna abbassare a tutti i costi la febbre per timore delle convulsioni: le convulsioni vengono sotto i 4 anni a bambini predisposti e tra l’altro l’antipiretico non sarebbe in grado di evitarle”.
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