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Mononucleosi e bambini: cura e convalescenza

di Ida Macchi - 19.10.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Mononucleosi e bambini: l', infezione provocata da un virus della famiglia dei virus herpetici (l’Epstein Barr, o HBV). Sintomi, cura e convalescenza

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Mononucleosi e bambini: cura e convalescenza

È una delle malattie infettive più frequenti nei bambini e adolescenti: nei più piccoli spesso è asintomatica e passa inosservata, mentre nei più grandi i disturbi sono invece più rilevanti. Parliamo di mononucleosi, infezione provocata da un virus della famiglia dei virus herpetici (l'Epstein Barr, o HBV) la cui diffusione avviene attraverso le goccioline di saliva emesse parlando.

Perché viene detta "la malattia del bacio"?

Viene chiamata la malattia del bacio propio perché la diffusione avviene attraverso la saliva, anche se questo gesto affettuoso non ne è certo il primo responsabile ed è più frequente che il contagio avvenga bevendo dallo stesso bicchiere o dalla stessa lattina.

Scopriamo cinque curiosità sulla malattia e informazioni su cura e convalescenza.

1. Stanchezza e linfonodi ingrossati

"Dopo 15-45 giorni di incubazione, la prima spia della malattia è un malessere generale simile a quello di un'influenza", spiega la dottoressa Vania Giacomet, responsabile dell'Unità semplice di Infettivologia pediatrica dell'ospedale Sacco di Milano.

"In breve le tonsille si ingrossano e si ricoprono di placche biancastre che rendono difficile la deglutizione, compare la febbre che può superare i 38° e un ingrossamento dei linfonodi cervicali che diventando dolenti. A volte, lo stesso aumento di volume coinvolge anche i linfonodi di inguine e ascelle. Ma è soprattutto la stanchezza, il sintomo più importante e debilitante".

2. Durata della malattia di circa 10 giorni

"La mononucleosi di solito è un'infezione benigna che si risolve in una decina di giorni, grazie al sistema immunitario, e raramente l'infezione può dare complicanze. Infatti, l'ingrossamento dei linfonodi è proprio la spia che l'organismo reagisce all'aggressione del virus: al loro interno ci sono i linfociti B, globuli bianchi che, messi in allarme dall'arrivo dell'agente estraneo, si moltiplicano per arrestarne l'avanzata. Nello stesso tempo, il sistema immunitario comincia a produrre anticorpi, sostanze di difesa specifiche per annientare il virus che, una volta superata la malattia, rimangono come memoria, regalando un'immunità permanente".

3. La cura? Riposo e liquidi

"Il riposo è la prima medicina e i farmaci necessari sono ridotti al minimo: antipiretici a base di paracetamolo per abbassare la febbre e collutori antisettici per ridurre il mal di gola", spiega la dottoressa Giacomet.

"È importante però far bere il piccolo malato, offrendogli bevande (come acqua, té, spremute): per contrastare la disidratazione indotta dalla febbre. Se la deglutizione è difficile, sono permessi cibi freschi e di consistenza morbida".

4. Attenzione alla milza durante la convalescenza

"Qualche accortezza in più anche durante la convalescenza: la mononucleosi induce un ingrossamento della milza che, soprattutto tra gli adolescenti può essere importante. L'organo è perciò meno protetto e quindi si consiglia di evitare la pratica di sport che implicano un contrasto fisico (calcetto, per esempio) per almeno un mese dopo la guarigione: eventuali traumi possono provocarne la rottura". 

5. A volte esami specifici

La diagnosi della mononucleosi può essere clinica, ovvero basata sui sintomi. Per una diagnosi differenziale il medico può avvalersi di alcuni esami che fanno chiarezza e che gli permettono di distinguerla da una tonsillite batterica, infezione che va curata con gli antibiotici, inutili invece per una malattia virale; ad esempio, ricorrendo alla esecuzione del tampone orofaringeo, ovvero il prelievo di un piccolo campione dell'essudato delle tonsille che identifica se l'agente in questione è un batterio ( lo streptococco).

Test specifici per la diagnosi di mononucleosi sono invece il monotest che scopre se ci sono anticorpi eterofili e, in caso di una sua negatività, è utile la ricerca nel sangue di anticorpi anti EBV: le IgM, indice di infezione recente che confermano che l'infezione è in atto e le IgG , indice di infezione pregressa che permangono per tutta la vita.

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