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Obesità infantile: che cosa sbagliamo? Il ruolo dei genitori

di Zelia Pastore - 02.06.2021 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
L'obesità infantile è una piaga che non risparmia neanche l'Italia. Con l'aiuto di una nutrizionista cerchiamo di capire il ruolo dei genitori, cosa sbagliamo e come possiamo contrastarla

Obesità infantile: che cosa sbagliamo? Il ruolo dei genitori

Il fenomeno dell'obesità infantile sta raggiungendo dimensioni preoccupanti a livello mondiale e neanche il Belpaese ne è risparmiato, nonostante sia largamente in uso la dieta mediterranea. Abbiamo chiesto a Romina Cervigni, biologa nutrizionista, Responsabile Scientifico della Fondazione Valter Longo Onlus, di aiutarci a comprendere questo fenomeno e soprattutto di farci capire come contrastarlo.

In questo articolo

Ascolta il podcast con la risposta dell'esperto

Cosa si intende per bambino obeso?

"Quando si parla di obesità nei bambini, spesso si tende a sottovalutare il problema, perché è credenza comune che il peso eccessivo si riduca con la crescita. Purtroppo, però, ciò non è sempre vero ed è anzi fondamentale porre le basi per un corretto stile di vita già nei primi anni d'età poiché un bambino obeso sarà molto probabilmente un adulto obeso, con tutti i rischi di andare incontro a complicanze patologiche. Ad esempio, la probabilità di sviluppare il diabete da adulto rispetto a un bambino normopeso è ben quattro volte maggiore rispetto a un bambino normopeso".1

Obesità infantile: i dati del fenomeno

"Il consumo eccessivo di cibo e una scarsa attività fisica conducono l'ambiente odierno, soprattutto dei paesi occidentali e in via di sviluppo, a un aumento dell'obesità che non risparmia nemmeno i più piccoli. La rivista The Lancet, ad esempio, nel 2019 ha lanciato un allarme riguardo l'obesità a livello mondiale, segnalandoci 41 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni e 340 milioni di bambini e adolescenti con età compresa tra i 5 e i 19 anni in sovrappeso o obesi.2 Anche in Italia, se guardiamo nel dettaglio la situazione pre-pandemia, circa 3 bambini/ragazzi su 10 erano sovrappeso o obesi. Questi numeri sono sovrapponibili a quelli degli Stati Uniti d'America e il lockdown e la situazione straordinaria della pandemia hanno peggiorato questa situazione".3

Quali sono le cause dell’obesità infantile e qual è il ruolo dei genitori?

"Sia bambini che adulti mangiano troppi amidi e troppe proteine, che causano un'accelerazione dell'invecchiamento e peso in eccesso, mentre cereali, legumi e verdure sono consumati troppo poco.

Sicuramente anche il consumo di snack e bibite zuccherate è aumentato, ma rappresenta un problema solo per una piccola percentuale della popolazione italiana, che li consuma solo occasionalmente. Pane, pasta, pizza, patate – le 4 p –, riso, frutta e succhi di frutta vengono invece consumati ogni giorno dai bambini italiani: questi alimenti sono rapidamente convertiti in una quantità di zuccheri pari a 5 lattine di bevande gassate o 10 cucchiai di zucchero.4 Queste errate abitudini alimentari predispongono a infiammazione, indebolimento del sistema immunitario, alterazione della flora intestinale, con conseguente alterazione delle vie che controllano il senso di fame e sazietà.5 Inoltre, oltre chiaramente all'emergenza in corso, che ha esacerbato uno stile di vita non sano, caratterizzato dal consumo di cibi altamente calorici e dalla sedentarietà, la forte prevalenza dell'obesità infantile può essere attribuita anche alla mancata percezione da parte dei genitori dello stato di peso dei propri figli. La famiglia gioca perciò un ruolo primario, influenzando lo stile di vita e le scelte alimentari dei figli. Secondo i dati di "OKkio alla Salute", un sistema di sorveglianza del peso nei bambini dai 6 ai 10 anni, la maggior parte dei genitori di bambini in sovrappeso e/o obesi, ritiene, infatti, che il proprio figlio sia sotto/normopeso, che svolga un'attività motoria adeguata e che la quantità di cibo assunta non sia eccessiva, nonostante ciò non corrisponda effettivamente alla realtà".6

Come si può intervenire se ci accorgiamo che nostro figlio è obeso?

La dieta di bambini e ragazzi deve essere completa e comprendere tutti i nutrienti: grassi, carboidrati, proteine, minerali, vitamine, fibre e acqua per aiutarci nella prevenzione e/o trattamento dell'obesità. Perciò, se ci accorgiamo che nostro figlio sta aumentando di peso in maniera non salutare, possiamo applicare delle modifiche alla sua alimentazione, senza però stravolgerne le abitudini.

Come variare la dieta. "Ad esempio, possiamo ridurre una parte dei cibi troppo ricchi di amido (e quindi di zuccheri) come le 4 p – pasta, pane, patate, pizza- aumentando cibi ricchi di fibre come i legumi (ad esempio piselli, ceci, fagioli o lenticchie) e le verdure a lui/lei più gradite.

In questo modo il bambino/a avrà un piatto molto abbondante e gustoso, ma allo stesso tempo meno ricco di zuccheri e più nutriente".7

Come prevenire l'obesità infantile?

"La chiave del successo è legata soprattutto all'educazione alimentare che deve essere condotta già a casa, grazie all'esempio dei genitori, ma anche a scuola, tramite iniziative quali webinar strutturati appositamente per istruire i più giovani su questi argomenti, in maniera coinvolgente e interattiva, per incoraggiare consapevolmente scelte salutari".

Ci sono delle linee guida Oms sul tema?

"La produzione di materiale ed eventi informativi/divulgativi per scuole, famiglie e istituzioni organizzati dalla Fondazione Valter Longo risponde alla chiamata all'azione da parte degli enti internazionali quali l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il cui piano ha come obiettivo l'arresto dell'aumento del tasso di obesità infantile entro il 2025.8 Tale obiettivo è fondamentale perchè ci aiuterebbe a prevenire e controllare le malattie non trasmissibili più diffuse tra gli adulti, come ad esempio le malattie cardiovascolari, il cancro e il diabete. La necessità di agire per fermare l'obesità infantile è perciò evidente, ed anche se non è sotto i riflettori di tutti, rappresenta ormai una parallela, ma non meno importante, pandemia e una realtà con cui dovremo fare i conti una volta tornati alla "normalità".

L'intervistata

Romina Inès Cervigni, biologa nutrizionista della Fondazione Valter Longo Onlus, ha al suo attivo un dottorato di ricerca alla Open University nel Regno Unito conseguito focalizzando i suoi studi in ambito oncologico. Ha collaborato, inoltre, con il Comitato Nazionale delle Ricerche (CNR) di Napoli e con l'Università VitaSalute San Raffaele di Milano, occupandosi di malattie neurodegenerative. Grazie ai suoi studi in Nutrizione e Dietetica, con un Master di secondo livello all'Università Politecnica delle Marche, integra fra le sue competenze le terapie farmacologiche per diverse patologie attraverso una terapia alimentare. Collabora con la Fondazione Valter Longo Onlus fin dalla sua creazione e assiste quotidianamente pazienti con diverse patologie provenienti da tutto il mondo.

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