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"I bambini sono sempre gli ultimi". Proposte per restituire un futuro ai più piccoli

di Sara De Giorgi - 19.10.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Le istituzioni sono attente all'infanzia? Secondo il pedagogista Daniele Novara da vent'anni genitori e professionisti dell'educazione assistono al progressivo abbandono dell'infanzia da parte delle istituzioni e la situazione è stata evidente soprattutto durante l'emergenza Covid-19. Abbiamo chiesto di più al professore Daniele Novara, autore del libro I bambini sono sempre gli ultimi. Come le istituzioni si stanno dimenticando del nostro futuro (Bur Rizzoli).

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Le istituzioni sono attente alle necessità dell'infanzia? Esiste una concreta attenzione istituzionale nei confronti dei bambini? Secondo il pedagogista Daniele Novara almeno da vent'anni genitori e professionisti dell'educazione assistono al progressivo abbandono dell'infanzia da parte delle istituzioni. Ma mai come durante la recente emergenza legata al Covid-19 la realtà dei fatti è arrivata gli occhi di tutti.

Occorre interrogarsi davvero sulla situazione dei più piccoli in Italia ed è opportuno iniziare da domande essenziali e ben precise. Abbiamo chiesto di più a Daniele Novara, esperto di riferimento italiano sui temi della pedagogia e dell'educazione, autore e direttore del Centro Psicopedagogico per l'educazione e per la gestione dei conflitti (CPP).

Il professore Novara è autore del libro I bambini sono sempre gli ultimi. Come le istituzioni si stanno dimenticando del nostro futuro (Bur Rizzoli), presente nelle librerie italiane dal 13 ottobre 2020. Novara per primo ha lanciato l'allarme sulla scuola durante la pandemia, dando voce al dissenso delle famiglie e dei professionisti dell'educazione verso uno Stato indifferente.

Il libro "I bambini sono sempre gli ultimi", da dove nasce l'idea

"Il pretesto per scrivere il libro è stato il lockdown: i bambini erano scomparsi letteralmente dall'immaginario collettivo e anche dall'immaginario politico. In quei mesi si prendevano le decisioni come se i più piccoli non esistessero. Soprattutto la questione della scuola è stata drammatica: in tutto il mondo le scuole - durante il lockdown - hanno chiuso per ultime, mentre in Italia sono state le prime. Sono stati chiusi anche i parcogiochi e in generale i centri dedicati ai bambini. Quando a marzo alcuni genitori di Firenze hanno chiesto di poter fare almeno una passeggiata con i figli, il Ministero dell'Interno ha concesso loro quest'ultima, ma le Regioni si sono opposte, consentendo l'uscita con il cane e non con i bambini.

Quest'episodio è stata una conseguenza logica di una disattenzione che negli ultimi venti anni è diventata endemica: i bambini sono stati visti più come un impiccio e non come una risorsa.

Attualmente vengono percepiti come un problema dei genitori, ma questi ultimi non ce la faranno mai senza un'attenzione condivisa e interventi sociali e politici adeguati. Basti pensare che la spesa per il primo anno di vita di un bambino si aggira attorno ai 7000 euro: è una grande somma.

C'è, quindi, un'inversione antropologica che mi ha molto preoccupato e per questo motivo ho scritto questo libro di denuncia, creando un'opera con il fine di rilanciare un progetto basato sull'infanzia per il nostro Paese, come fu fatto in Francia dieci anni fa", chiarisce il Prof. Novara.

Perché le istituzioni hanno dimenticato i bambini?

"Siamo passati da una società centrata sui legami collettivi a una società centrata sull'affermazione narcisistica. In altre parole, il narcisismo è uscito dal novero delle malattie psichiatriche di vent'anni fa ed è diventato un comportamento molto comune e individuale. La persona tende più all'affermarsi individuale che all'affermarsi collettivo. Così i bambini sembrano scomparire dall'orizzonte comune, mente l'orizzonte narcisistico è un orizzonte autoreferenziale e privo di una prospettiva che vada oltre il presente e la singolarità dell'essere umano nella sua contingenza temporale. 

La società italiana, che ha scoperto questa mutazione narcisistica un po' tardivamente, ne ha fatto un eccesso, dimenticando che ogni generazione deve sacrificarsi in funzione delle generazioni successive e che non può vivere solo del proprio presente, come invece sta succedendo ora. Vediamo genitori "giovanilistici" quasi alla pari con i propri figli, privi di una dimensione di sacrificio, nell'ambito della quale ogni generazione si assume dei compiti rinunciando al proprio narcisismo per favorire la generazione successiva con uno scambio fondamentale per la società. 

Così, c'è una sorta di autosufficienza delle generazioni attuali, che sembrerebbero fare a meno dell'infanzia. I dati vanno in questa direzione: una donna su quattro in Italia non fa figli. I motivi sono molteplici, non necessariamente intenzionali.

Eppure, il calo demografico è presente. Poi, la società non aiuta le donne a poter vivere la maternità come una condivisione", ha spedificato il professore Novara.

Cosa è successo durante l'emergenza causata dal Covid?

"Nella prima parte della pandemia i bambini sono stati considerati gli untori dei nonni e questa è stata a tutti gli effetti una "diceria", incuneatasi in qualche modo nei pensieri delle persone. Anche adesso che non esistono ricerche serie che confermano la forte contagiosità dei bambini, questo atteggiamento di preoccupazione persiste. 

Io ho personalmente contestato l'uso delle mascherine per le maestre del nido e della materna, perché sembra essere una misura confusionaria e potenzialmente pericolosa. Infatti, per un bambino piccolo, di un anno e mezzo, è difficile creare un legame con una "mascherina"; il sorriso dell'adulto è da sempre considerato, nella letteratura psicoevolutiva, un elemento fondamentale per una relazione produttiva. Ora le maestre di nido e delle materne in Italia intaragiscono con i bambini dai 3 mesi ai 3 anni con la mascherina o addirittura con la visiera. Queste misure ribadiscono l'idea diffusa che i bambini siano solo un pericolo.

La scuola non è un focolaio pandemico. E, secondo una recente ricerca importante svolta dall'ospedale Gaslini di Genova, il lockdown ha comportato nei mesi passati per il 70 per cento dei bambini una serie di problemi emotivi, comportamentali, dell'autonomia. Stare a casa comporta un'inversione psicoevolutiva". 

Proposte concrete per valorizzare bambini e ragazzi nel contesto sociale

Ecco alcune proposte concrete - ideate da Daniele Novara e tratte dal libro - che possono restituire il futuro a bambini e ragazzi.

  1. "Mettere a disposizione dei genitori un bonus pedagogico. Fra i tanti incentivi del governo, potrebbe rientrare quella di un bonus pedagogico per favorire l'assunzione di responsabilità educativa da parte dei genitori nei confronti dei figli e spendibile in formazione – attraverso libri o corsi –, in consulenze e nelle forme più utili a favorire il sostegno dei genitori come figure educative.
  2. Creare un presidio pedagogico in ogni istituto scolastico. Sostiene gli insegnanti nell'organizzazione dei processi di apprendimento e nei processi di valutazione educativa degli alunni e quant'altro attiene l'insegnamento. Il presidio pedagogico può inoltre avere una funzione di sostegno ai genitori nell'educazione dei figli.
  3. Garantire alle mamme che hanno avuto un parto critico forme di sostegno psicologico e di assistenza. L'aiuto psicologico e di sostegno alle funzioni materne per le donne che hanno avuto difficoltà nel momento del parto non può essere lasciato alla singola iniziativa individuale.
  4. Rendere l'adozione dei bambini, sia nazionale che internazionale, più semplice. Occorre favorire l'adozione semplificando le procedure, specie quelle burocratiche, rendendo quindi più accessibile ai genitori di varie età l'adozione stessa. Ciò rappresenta una scelta di civiltà non più rimandabile.
  5. Sostenere economicamente i genitori e le famiglie che mettono al mondo figli. Occorre uscire da una stranissima situazione per cui chi fa figli è penalizzato e riconoscere che il budget complessivo delle famiglie con figli dev'essere alleggerito".

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