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Quando dare gli antibiotici ai bambini? Le indicazioni

di Angela Bisceglia - 12.12.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Quando dare gli antibiotici ai bambini: quando è necessario dare l'antibiotico ai bambini, come usarli e come capire se è un'infezione batterica o virale

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Quando dare gli antibiotici ai bambini

I ricercatori lo dicono da tempo, ma il loro richiamo resta spesso inascoltato: gli antibiotici vengono prescritti più spesso di quanto sia necessario, soprattutto in Italia e soprattutto ai bambini. E invece gli antibiotici dovrebbero essere somministrati solo se viene accertata la natura batterica di un'infezione. I rischi di un abuso? Effetti indesiderati ma anche, nel tempo, sviluppo di resistenze batteriche. E allora vediamo insieme quando dare gli antibiotici ai bambini.

 

Quando si devono usare gli antibiotici

"Gli antibiotici sono utili solo se vi sono infezioni causate da batteri, che costituiscono circa il 40% delle infezioni respiratorie, mentre sono del tutto inefficaci se i responsabili sono virus, come succede nel 60% dei casi" sintetizza subito Antonio Clavenna, Responsabile dell'Unità di Farmacoepidemiologia-Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

È vero che, attraverso la sola visita e la descrizione dei sintomi, il medico non ha modo di stabilire con certezza se il bambino abbia un'infezione batterica o virale, neanche se vi sono le famigerate placche alla gola. Solo per le faringotonsilliti, il pediatra ha a disposizione (ma purtroppo non in tutte le Regioni italiane, per questioni di budget) un test ambulatoriale che, con un semplice tampone faringeo, dice in pochi minuti se vi è infezione batterica da Streptococco oppure no.

Quando è necessario dare l'antibiotico ai bambini?

Come bisognerebbe regolarsi dunque? Da alcuni anni, soprattutto nei Paesi del nord Europa, prevale un atteggiamento per così dire attendista: se i disturbi del bambino non sono particolarmente seri e il quadro non è preoccupante, si preferisce aspettare almeno 2-3 giorni per vedere come evolve la situazione e, solo se i sintomi non regrediscono anzi si accentuano (ad esempio la febbre resta alta o la tosse si intensifica), si deduce che molto probabilmente si tratta di una patologia di origine batterica e si prescrive l'antibiotico. In Italia questo atteggiamento di 'vigile attesa' è adottato quasi esclusivamente in caso di otite.

"D'altro canto da numerosi studi è emerso che, anche in caso di infezione batterica, se non si somministra l'antibiotico l'infezione guarirebbe comunque da sé, mentre il farmaco è in grado di accelerare solo di un giorno - un giorno e mezzo la guarigione, quindi la sua utilità è ridotta" sottolinea Clavenna.

E se c'è un'infezione da Streptococco, accusata di poter provocare complicanze come la patologia reumatica? "La patologia reumatica è una complicanza poco frequente, che può comportare dolore e gonfiori alle articolazioni e, in casi davvero assai rari, problemi ai reni o alle valvole cardiache" specifica Antionio Clavenna: "ma quand'anche si aspettassero 5-6 giorni prima di instaurare la terapia antibiotica, si riuscirebbero ugualmente a scongiurare le complicanze".

Otite e antibiotico

Secondo le linee guida della Società italiana di pediatria non sempre, in presenza di un'otite, vanno prescritti gli antibiotici. Questi farmaci vanno dai subito nei lattanti con condizioni generali compromesse, o se c'è fuoriuscita di pus (otorrea). Negli altri casi si resta in "vigile attesa" per circa 48 ore. Questo perché una gran parte delle otiti dei bambini è di origine virale e tende a risolversi da sola nel giro di un paio di giorni. In questi casi basta l'antidolorifico.

Perché non si deve abusare dell'antibiotico

La terapia antibiotica può provocare effetti indesiderati all'apparato gastrointestinale, come diarrea, nausea, vomito, oppure reazioni allergiche come l'orticaria. "Ma il rischio più serio dell'uso sconsiderato di antibiotici è per la comunità e per le generazioni future ed è costituito dalle resistenze batteriche" puntualizza l'esperto: "c'è il rischio cioè che a lungo andare si selezionino ceppi di batteri resistenti agli antibiotici, contro i quali non si riescano a trovare terapie efficaci.

Per il momento il problema sembra confinato all'ambiente ospedaliero, dove si usano antibiotici più potenti per batteri particolarmente aggressivi, ma non si può escludere che possa estendersi anche alla comunità, se i batteri resistenti si replicano e si diffondono". Senza considerare che ognuno di noi potrebbe aver bisogno di ospedalizzazione per debellare eventuali infezioni.

Antibiotico per bambini senza ricetta medica

L'antibiotico è un farmaco che deve essere assunto unicamente dietro prescrizione medica: non si può decidere di dare al bambino l'antibiotico solo perché lo si ha già in casa, così come non si può chiedere al pediatra di prescriverlo al telefono senza aver visitato il bambino.

"Spesso prevale tra i genitori il pensiero che i farmaci risolvano tutto e che sia necessario prenderli anche per curare patologie banali; e spesso i medici 'cedono' alle richieste dei genitori di ricevere un farmaco, che però serve più per calmare le loro ansie che per una reale necessità" conclude Antonio Clavenna.

"L'antibiotico è un farmaco efficace, ma perché la sua efficacia sia preservata è necessario somministrarlo solo se non se ne può fare a meno e non come 'prima scelta' alla prima tosse, al primo mal d'orecchio o al primo accesso di febbre del bambino".

GUARDA IL VIDEO CON I CONSIGLI DEL PEDIATRA SU TOSSE E BRONCHITE NEI BAMBINI

Revisionato da Francesca Capriati

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