I ragazzi devono muoversi. Dai 2 ai 18 anni è estremamente importante per un corretto sviluppo che i più giovani pratichino almeno 60 minuti al giorno di esercizio "vigoroso".
A dirlo è l’American Heart Association (AHA) nelle nuove linee guida sull’attività fisica dei bambini redatte il mese scorso. L'attività in questione però dovrebbe essere indirizzata verso specialità aerobiche molto dispendiose dal punto di vista energetico: quindi ok sport come calcio, pallavolo, basket, nuoto e atletica leggera, mentre altre attività ricreative come lo yoga o l'equitazione possono andare bene se accompagnate anche dalla pratica di uno degli sport precedentemente citati.
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Senza lo sport infatti, i bambini inattivi «cresceranno come adulti inattivi», esponendosi all'incorrere di complicazioni cardio-vascolari, diabete e obesità nonché, in casi estremi, a infarto e tumori.
In mancanza di tempo, chi non ha a disposizione 60 minuti quotidiani continui da dedicare alla pratica sportiva, potrebbe anche "spezzare il tempo" in due o quattro sessioni da 30 o da 15 minuti, badando che il tempo passato in palestra o sul campo sia superiore a quello consumato di fronte a tv o altri apparecchi elettronici. In ogni caso, dice l'AHA, cruciale è l'esempio dei genitori.
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«In Italia - scrive Repubblica.it - il Coni segnala che sfiorano l’80% i figli, dai 3 ai 24 anni, che praticano sport in modo continuativo se entrambi i genitori sono sportivi. Quando lo è solo mamma o papà, il 42% dei figli farà attività fisica. Il 32% sarà invece sedentario totale se lo sono anche mamma e papà»
Nel merito è bene ricordare però che i i genitori sportivi non devono a tutti costi indirizzare i propri figli verso l'attività fisica preferita dall'adulto, perché un individuo in piena crescita ha bisogno di sviluppare le proprie inclinazioni, dettate da peculiarità fisiche e psicologiche, che non è detto siano le stesse della famiglia di provenienza.
FONTE: AHA, Repubblica.it
Aggiornato il 17.09.2018