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Streptococco A: chi colpisce di più e cosa fare

di Viola Stellati - 12.02.2024 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Nei 6 mesi a cavallo tra il 2022 e il 2023 lo Streptococco A ha circolato e colpito di più in confronto ai 5 anni precedenti al Covid-19

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È allarme Streptococco A

Come ben sappiamo, in alcuni periodi dell'anno ci ammaliamo molto più facilmente di altri. Niente di sorprendente, effettivamente, se non per il fatto che lo Streptococco A sembrerebbe colpire di più rispetto al passato. Ma quali sono i suoi sintomi? E i possibili rischi?

Streptococco A: le infezioni

Come riporta il sito del Ministero della Salute, lo Streptococco A è la causa di diverse malattie che, nella maggior parte dei casi, vengono in forme lievi: tonsillite, faringite e scarlattina. Ma non solo, perché è anche considerato la causa più comune di faringotonsillite batterica nei bambini in età scolare, ma non è purtroppo da escludere che possa colpire anche i bambini più piccoli. 

Allo stesso modo, e seppur in rarissimi casi, lo Streptococco A può causare un'infezione grave nota come malattia invasiva da GAS (iGAS) che può manifestarsi con batteriemia, polmonite, infezione dei tessuti molli e delle ossa (cellulite, osteomielite, fascite necrotizzante), sindrome da shock tossico streptococcico, febbre reumatica e glomerulonefrite post-streptococcica. 

Cosa sta succedendo

Ultimamente si sente parlare più del solito di Streptococco A, ma per quale motivo? Uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology ha evidenziato un aumento maggiore delle infezioni "invasive" rispetto al passato nella città di Milano. Nel dettaglio: nei soli primi 3 mesi del 2023 sono arrivati a ben 34 casi, circa il triplo rispetto al numero medio costantemente osservato nello stesso periodo dell'anno prima della pandemia.

Di tutti questi casi, 11 pazienti hanno avuto conseguenze che hanno messo a rischio la loro vita. Cinque di loro si sono salvati, ma hanno avuto bisogno di un ricovero in terapia intensiva, mentre sei sono le persone che non ce l'hanno fatta.

Le varianti rilevate dai ricercatori, che sarebbero almeno 12 nel capoluogo lombardo, non parrebbero avere un'associazione specifica con particolari luoghi o gruppi sociali. Da questo dato si può dedurre che lo Streptococco A si sia diffuso in modo più generalizzato.

Le cause di tutto ciò non sono ancora ben note, ma dalle prime ipotesi potrebbero essere in qualche modo legate alla pandemia, che lo ha "trasformato" in una infezione secondaria e che ci ha costretto al distanziamento sociale che, volente o nolente, ha indebolito il nostro sistema immunitario.

Trasmissione e sintomi

Lo Streptococco A può essere trasmesso in modi diversi. Tra le principali modalità di trasmissione c'è quella per via aerea, ma non si può escludere un'infezione dovuta a contatto diretto, contatto indiretto e trasmissione verticale.

Nella maggior parte dei casi è l'inalazione delle goccioline respiratorie che rilasciamo attraverso la tosse, gli starnuti o la parola a farci ammalare. Allo stesso tempo, possiamo ammalarci se entriamo in contatto con la saliva, muco o fluidi nasali, attraverso baci, tosse, starnuti o toccando una persona infetta. 

C'è poi il contatto indiretto, ovvero quando tocchiamo superfici contaminate da secrezioni di persone infette per poi mettere le mani sulle nostre mucose. Infine la trasmissione verticale, ovvero quando lo Streptococco A viene trasferito dalla madre al bambino durante il parto.

I sintomi sono di vario tipo in quanto possono cambiare in base al tipo di infezione e della gravità della stessa. Tra i più comuni troviamo:

  • mal di gola intenso;
  • febbre;
  • difficoltà a deglutire;
  • gonfiore delle tonsille e della gola;
  • mal di testa;
  • affaticamento generale;
  • dolore addominale nei bambini più piccoli.

Cura

Un articolo redatto da Humanitas Research Hospital specifica che per non rendere contagioso lo Streptococco A basta un trattamento antibiotico di 24 ore. Per guarire del tutto è però necessario portare a termine l'intera terapia antibiotica.

Il principio attivo più utilizzato è la penicillina, ma in caso di allergia è possibile farsi prescrivere dell'eritromicina, che può però essere associata a resistenze.

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