Imparare a stare con gli altri, a curare il proprio corpo e a difendersi, nel rispetto dell'avversario. Il Taekwondo è questo e molto altro. Si tratta di un'arte marziale, sport nazionale in Corea del Sud, che sta acquisendo sempre più praticanti in tutto il mondo. È uno sport da combattimento che combina tecniche di difesa personale e agonismo e che dal 2000 è presente anche alle Olimpiadi.
TAEKWONDO, L'ETÀ PER INIZIARE? 4 ANNI
«Il Taekwondo si può praticare a ogni età, sia da soli che in gruppo – spiega Lorenzo Tricoli della Federazione Italiana Taekwondo –. Di solito, si inizia a 4 anni con attività ludico-sportive. Si propongono dei giochi “allenanti”, come percorsi in cui i piccoli devono saltare e fare delle capriole, alzano un piede e provano a metterlo su un colpitore. La difficoltà degli esercizi proposti varia comunque a seconda della preparazione e dalle abilità dei bambini».
All'inizio, i piccoli imparano i primi rudimenti del Taekwondo, ma soprattutto a stare insieme e a seguire una disciplina. «L'attività sportiva vera e propria comincia a 6 anni con tornei e attività dedicate. Poi si passa al gruppo di 8-9 anni e verso i 10 anni inizia l'attività agonistica. I cadetti A, tra i 12 e 13 anni, partecipano già a gare internazionali, come gli europei e i mondiali».
Nelle competizioni, i ragazzi vengono divisi per età, peso e colore della cintura. «Si inizia con la cintura bianca e poi gli insegnanti fanno degli esami, sulla base delle linee guida della Federazione, per passare di grado. L'ultima, la più importante, è la cintura nera».

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I BENEFICI DEL TAEKWONDO
Tanti sono i benefici fisici e mentali del Takwondo. «C'è un miglioramento nella concentrazione, che può portare addirittura a un miglioramento delle performance scolastiche; ma anche nello stato fisico, soprattutto per quanto riguarda la circolazione sanguigna e l'aumento di massa muscolare a fronte di una riduzione di quella grassa».
In più, i bambini migliorano la loro capacità comunicativa, «Imparano a stare insieme agli altri ragazzi e a rispettare le regole. E poi possono sfogarsi e muoversi, liberando le loro energie, che spesso rimangono imprigionate tra la scuola e i giochi al computer».
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Inoltre, Taekwondo è uno sport sofisticato e non ciclico, «Richiede più impegno, ma dà anche più soddisfazioni. Se, ad esempio, porto mio figlio in piscina, non potrà fare molto di più che perfezionare i movimenti e farli più velocemente. Nel Taekwondo, invece, si sviluppano molto di più le capacità neurofisiologiche di un individuo, ma anche quelle legate alla coordinazione, alla reattività e alla velocità, perché è un'attività varia che prevede movimenti diversi ed elaborazione di strategie e tattiche da applicare nei combattimenti».
Il Taekwondo, poi, incide positivamente sulla capacità di affrontare le frustrazioni, perché insegna ad accettare le sconfitte.
LE PAURE DEI GENITORI
Per rassicurare i genitori sull'eventualità che loro figlio si faccia male, bisogna tenere in conto che «Imparare le tecniche del Taekwondo rende più consapevoli i ragazzi dei loro movimenti. Apprendono il modo giusto di colpire, ma anche di ricevere i colpi. Ogni parte del corpo, poi, è riparata da apposite protezioni. Certo, bisogna tenere in conto che ci sono i contrasti, ma la probabilità di farsi male è la stessa di qualsiasi altro sport di contatto, dal rugby al basket, al calcio». [Leggi anche: come scegliere la scuola di calcio]

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Aggiornato il 05.03.2018