Home Bambino Tempo libero

Cosa sono le challenge e perché i ragazzi le fanno

di Simona Bianchi - 02.10.2023 - Scrivici

cosa-sono-le-challenge-e-perche-i-ragazzi-le-fanno
Fonte: Shutterstock
Le challenge sono delle sfide tra i giovani molto diffuse sui social e, alle volte, pericolose. Come proteggere i più piccoli e come funzionano

In questo articolo

Cosa sono le challenge

Le challenge sono delle sfide nelle quali una o più persone si mettono alla prova in una particolare attività. Sono molto diffuse sui social dove chi le compie invita spesso altri utenti a fare lo stesso. Sono note anche come web challenge o social challenge e suscitano l'interesse di un gran numero di persone, in particolare bambini e adolescenti. Alcune di queste sfide possono anche essere pericolose, altre sono innocue, in ogni caso ci sono delle cose da sapere per difendere i più piccoli.

Come funzionano le challenge

Il fenomeno delle sfide, soprattutto tra gli adolescenti, non è nuovo e risale anche a prima della diffusione dei social network. I giovani cercano di dimostrare a se stessi e agli altri di essere coraggiosi mettendosi alla prova in situazioni che li portano a misurarsi con i propri limiti. Con la diffusione dei social media, queste challenge sono state investite di nuove dinamiche in quanto il pubblico e gli sfidanti sono potenzialmente molto numerosi e chi partecipa è in cerca di visibilità e accettazione attraverso i "like". L'attività sulla quale ci si mette alla prova viene registrata in un video poi diffuso sul web. Alcuni di questi contenuti, quindi, diventano virali portando l'esecutore a raggiungere un'enorme popolarità con un alto rischio emulazione da parte di altri giovani che guardano il video. C'è da sapere che le sfide sui social non sono tutte pericolose, alcune hanno anche uno scopo benefico o puramente creativo, per esempio la famosa Ice Bucket Challenge, organizzata dall'ALS Association nel 2014 per sensibilizzare sulla sclerosi laterale amiotrofica, grazie al coinvolgimento di celebrità in tutto il mondo è riuscita a raccogliere fondi importanti per la ricerca scientifica. Il compito? Gettarsi addosso dell'acqua ghiacciata. TikTok è sicuramente il social sulle quali sono più diffuse le challenge.

Le challenge sono pericolose?

Come detto, alcune challenge sono totalmente innocue, altre possono essere particolarmente estreme e pericolose.

Per esempio BlackOut Challenge e Hanging Challenge sono i nomi di presunte sfide in cui si "il partecipante" dovrebbe stringersi una cintura attorno al collo e resistere il più possibile. Un altro fenomeno molto noto e discusso è quello del Blue Whale, una pratica volta a suggestionare i giovani e a indurli progressivamente a compiere atti di autolesionismo, azioni pericolose (sporgersi da palazzi, cornicioni, finestre etc), fino a compiere atti che comportano il suicidio. Questo tipo di contenuti, sui social, dovrebbero essere stati rimossi perché non permessi dalle regole delle diverse piattaforme, ma il controllo totale di miliardi di contenuti è difficile e non ci sono evidenze della effettiva fine della loro circolazione. Per quanto riguarda le challenge pericolose, come spiega Save The Children, si fa leva sulle fragilità della pre e dell'adolescenza. Attualmente si conosce ancora poco della reale correlazione tra casi di suicidio e la partecipazione a una challenge, in ogni caso sarebbe consigliabile parlare ai propri figli di questi fenomeni con molta attenzione. 

Perché i ragazzi fanno le challenge

L'Agenda Digitale Europea spiega quali sono le caratteristiche attrattive delle challenge per i ragazzi. Un elemento è la componente d'intrattenimento, si tratta di brevi video virali capaci di catturare l'attenzione. Poi c'è il fatto che i giovani si trovano in un periodo in cui stanno costruendo la propria identità e il metodo più immediato è quello di verificare i propri limiti. Altra componente è il senso di appartenenza con relativa pressione subita dai coetanei della cerchia di amicizie. Se qualcuno del gruppo ha fatto una delle challenge virali e il tema diventa argomento principale, anche gli altri dovranno farlo per dimostrare di essere parte del gruppo. Infine, l'accessibilità, la persistenza del video in rete e la moda, ovvero se diventa un trend virale, sono altri elementi che attraggono gli adolescenti.

Come proteggere i più piccoli

L'associazione Save The Children ha pubblicato una serie di consigli per proteggere i più piccoli dai possibili rischi delle sfide social. Intanto è importante ricordare che è possibile iscriversi ai social network solo dai 13 anni in su, con il consenso dei genitori, oppure dai 14 anni, da soli. Altri suggerimenti sono:

  • Stabilire regole sulla condivisione dei contenuti e sui tempi di utilizzo e non dare per scontato il grado di autonomia che i figli possono avere nell'uso delle tecnologie digitali
  • La gestione della propria identità online va supportata, soprattutto agli inizi della loro vita social, sempre cercando di non risultare invadenti
  • Parlare, interessarsi e prevenire per evitare che gli adolescenti si trovino coinvolti in situazioni rischiose. Bisogna stare attenti, in questo caso, a non ledere la privacy dei figli, pratica che li farebbe allontanare e che interferisce con una dinamica educativa basata sulla responsabilizzazione, la progressiva autonomia e la fiducia
  • Supportare i giovani a imparare a esercitare il proprio pensiero critico anche quando sono online, quando cioè provare empatia per l'altro è più difficile, perché scatta un meccanismo di de-responsabilizzazione e di distacco. Devono sapere che se si ritrovano in una situazione più grande di loro, possono chiedere aiuto e possono chiederlo e riceverlo anche se si sono messi nei guai.

TI POTREBBE INTERESSARE

ultimi articoli