Cos’è il nag factor
Il termine nag factor è noto ormai da vent'anni e indica l'abilità dei figli, piccoli o adolescenti, di tormentare i propri genitori per farsi comprare un oggetto specifico. Il desiderio di ottenere il bene di consumo richiesto può nascere a causa di un particolare spot televisivo o perché il prodotto in questione è diventato un trend posseduto da quasi tutti i coetanei del bambino. La strategia adottata dal bimbo o dal ragazzo consiste in un vero e proprio assillo messo in atto ogni volta in cui il figlio pretende di acquistare qualcosa. Tutto parte da una semplice richiesta. Il tormento inizia dopo il rifiuto dei genitori: i più piccoli arrivano a fare vere e proprie scenate con piagnistei, capricci e ritorsioni, mentre i più grandi usano frasi del tipo "Tutti i miei amici ce l'hanno" oppure "Non mi vuoi bene perché vuoi che sia diverso dagli altri".
Le tipologie di nag factor
Il nag factor può essere messo in atto, come spiegato da Stefano Kalogerakis nel testo "Bambini consumatori" del 2017, attraverso due tipologie differenti:
- Assillo persistente: comportamento caratterizzato da richieste ripetitive da parte del bambino, il quale aumenta il volume e il tono della voce e diminuisce la pausa tra una richiesta e l'altra, fino alla resa dei genitori
- Assillo d'importanza: comportamento subdolo e ingannevole, in cui le informazioni sono apprese dai media. Il bambino, di solito più grandicello, argomenta le richieste facendo riferimento alla presunta importanza personale del possedere quel determinato prodotto
Come rispondono i genitori al nag factor
Nella ricerca "Pester power, a battle of wills between children and their parents", gli psicologi Margaret-Anne Lawlor e Andrea Prothero hanno indagato i diversi modi in cui i genitori rifiutano una richiesta. Le reazioni possono essere raggruppate sotto tre categorie: il dissenso, la procrastinazione e la negoziazione. Le forme di dissenso sono:
- rifiuto deciso, ovvero un "no categorico" che non consente discussioni o possibili negoziazioni
- il dissenso ambiguo, il genitore nega al bambino l'acquisto di un prodotto ma allo stesso tempo gli propone modalità con cui ottenerlo, utilizzando ad esempio la propria paghetta o i soldi ricevuti in regalo
- il rifiuto debole, il genitore non si mostra estremamente convinto del diniego e il bambino ne approfitta attuando strategie di assillo che potrebbero compromettere la volontà dei genitori.
Quando i genitori rinviano l'acquisto si mette in atto la procrastinazione, con la speranza che il bambino si dimentichi col tempo dell'oggetto del desiderio.
In alcune occasioni questa strategia ha buoni risultati e il figlio dimentica davvero la richiesta, ma nella maggior parte dei casi si rivela un'arma a doppio taglio che dà modo al bambino di mettere in atto la sua tecnica di assillo. Infine la negoziazione è la tecnica che porta i genitori a cercare un compromesso: in pratica si chiede al bambino di fare qualcosa per "guadagnarsi" il prodotto richiesto.
Il fenomeno del nag factor
Secondo la psicologa Laura McDermott il Nag Factor può essere considerato può incrinare il rapporto genitori-figli. Nel caso della madre o del padre che cede e acquista il bene, può creare esasperazione perché compie un'azione che non aveva intenzione di fare con conseguente perdita di potere e autorevolezza. Il bambino a cui viene negato il prodotto, invece, considererà "cattivo" il genitore che ha rifiutato di comprare il prodotto desiderato. Nella gestione della richiesta e del rifiuto, molto dipende quindi dallo stile educativo adottato e dalle circostanze, ricordando che il ruolo di mamma e papà è quello di riconoscere e comprendere i comportamenti del proprio figlio, impegnandosi ad aiutarlo nel suo percorso di crescita. Attraverso la risposta degli adulti al nag factor si indirizza e orienta lo sviluppo del bambino come consumatore.