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Poesie sulla Shoah per ragazzi: testi e poesie sull'Olocausto

di Sara Sirtori - 20.01.2023 - Scrivici

candele
Fonte: Shutterstock
Poesie sulla Shoah per ragazzi: poesie anonime sulla Shoah. Poesie e pensieri per non dimenticare la Shoah e sulla memoria

In questo articolo

Poesie sulla Shoah per ragazzi

Il 27 gennaio, come ogni anno, si celebra il giorno della Memoria, per ricordare le vittime della Shoah. E' scelta questa data perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell'Armata rossa buttarono giù i cancelli di ingresso al campo di sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia

Se a scuola o a casa vogliamo commemorare questo importante appuntamento, vi proponiamo alcune poesie sulla Shoah per ragazzi.

 

Poesie sull'Olocausto

"C'erano uomini", Maria Ruggi

C'erano uomini, donne e ragazzini

c'erano vecchi e mamme con bambini.

C'erano lacrime e ricordi di vite già lontane

c'erano dolori, miserie e violenze disumane.

C'erano punizioni, lavori forzati e soldati

c'erano silenzi, uomini sporchi e malati.

C'erano eserciti, fili spinati e fredde prigioni

c'erano divise, numeri incisi ed esecuzioni.

C'erano stenti, fame e malattie

c'erano ghetti, campi ed epidemie.

C'erano pensieri ed esistenze troppo corte

c'erano attese palpitanti in promesse di morte.

C'erano cuori spezzati da addii definitivi

c'erano visioni di tramonti per quelli ancora vivi.

C'erano vergogne appese a un intelletto violento

ma anche sogni e speranze fino all'ultimo lamento.

Maria Ruggi (Tutti i diritti riservati)

"Filastrocca della memoria", Giuseppe Bordi

Filastrocca della memoria

per ricordare una brutta storia

scritta con inchiostro infausto:

la pagina nera dell'Olocausto.

Un uomo folle prese il dominio

e calò la scure dello sterminio.

Uomini, donne, vecchi, bambini

bruciarono in fretta come cerini.

Sogno che bruci ogni razzismo

dentro il fuoco dell'altruismo,

sogno la nascita di nuovi ideali

dove gli uomini son tutti uguali.

Giuseppe Bordi

"C'è un paio di scarpette rosse", di Joyce Lussu

C'è un paio di scarpette rosse

numero ventiquattro

quasi nuove:

sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica

"Schulze Monaco".

C'è un paio di scarpette rosse

in cima a un mucchio di scarpette infantili

a Buckenwald

erano di un bambino di tre anni e mezzo

chi sa di che colore erano gli occhi

bruciati nei forni

ma il suo pianto lo possiamo immaginare

si sa come piangono i bambini

anche i suoi piedini li possiamo immaginare

scarpa numero ventiquattro

per l' eternità

perché i piedini dei bambini morti non crescono.

C'è un paio di scarpette rosse

a Buckenwald

quasi nuove

perché i piedini dei bambini morti

non consumano le suole.

Testi sull'Olocausto

È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ci ucciderà, partecipo al dolore di migliaia di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno la pace e la serenità.

Il diario di Anna Frank

Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l'unico modo per sperare che quell'indicibile orrore non si ripeta, è l'unico modo per farci uscire dall'oscurità. 

Elisa Springer ("Il silenzio dei vivi")

Poesie scritte nei campi di concentramento

Se questo è un uomo

Ad Auschwitz questa poesia è scritta sulla parete principale dell'edificio in cui hanno vissuto molti italiani deportati.

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947

Prima vennero gli ebrei

Prima vennero per gli ebrei

e io non dissi nulla perché

non ero ebreo.

Poi vennero per i comunisti

e io non dissi nulla perché

non ero comunista.

Poi vennero per i sindacalisti

e io non dissi nulla perché

non ero sindacalista.

Poi vennero a prendere me.

E non era rimasto più nessuno

che potesse dire qualcosa."

Martin Niemoeller
(Pastore evangelico deportato a Dachau)

Poesie anonime sulla Shoah

Da domani sarò triste, da domani.

Ma oggi sarò contento.

A che serve essere tristi, a che serve?

Perché soffia un vento cattivo?

Perché dovrei dolermi, oggi, del domani?

Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.

Forse domani splenderà ancora il sole

E non vi sarà ragione di tristezza.

Da domani sarò triste, da domani.

Ma oggi, oggi sarò contento,

e ad ogni amaro giorno dirò:

"Da domani, sarò triste.

Oggi no".

Poesia di un ragazzo trovata in un ghetto nel 1941

Vedrai che è bello vivere

Chi s'aggrappa al nido

non sa che cos'è il mondo,

non sa quello che tutti gli uccelli sanno

e non sa perché voglia cantare

il creato e la sua bellezza.

Quando all'alba il raggio del sole

illumina la terra

e l'erba scintilla di perle dorate,

quando l'aurora scompare

e i merli fischiano tra le siepi,

allora capisco come è bello vivere.

Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza

quando cammini tra la natura

per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:

anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,

vedrai che è bello vivere.

1941, Anonimo

Poesie sulla Shoah scritte dai bambini

"Aprile", di Anna Frank

Prova anche tu,

una volta che ti senti solo

o infelice o triste,

a guardare fuori dalla soffitta

quando il tempo è così bello.

Non le case o i tetti, ma il cielo.

Finché potrai guardare

il cielo senza timori,

sarai sicuro

di essere puro dentro

e tornerai

ad essere Felice.

Filo spinato

Su un acceso rosso tramonto,

sotto gl'ippocastani fioriti,

sul piazzale giallo di sabbia,

ieri i giorni sono tutti uguali,

belli come gli alberi fioriti.

E' il mondo che sorride

e io vorrei volare. Ma dove?

Un filo spinato impedisce

che qui dentro sboccino fiori.

Non posso volare.

Non voglio morire.

Peter, bambino ebreo ucciso dai nazisti nel ghetto di Terezin

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Revisionato da Francesca Capriati

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