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Vaccini contro le allergie: come funziona l'immunoterapia specifica

di Valentina Murelli - 27.03.2018 - Scrivici

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Fonte: Ian Allenden / Alamy / IPA
Rieducare il sistema immunitario dei bambini allergici per attenuare significativamente i sintomi dell'allergia è possibile: vediamo come con l'aiuto di Marzia Duse, presidentessa della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica.

In questo articolo

I bambini che soffrono di allergia - e i loro genitori - hanno un solo desiderio: liberarsi una volta per tutte dei suoi fastidiosi sintomi, che si tratti di naso che cola, congiuntivite, orticaria o asma, e dei rischi a cui in alcuni casi possono essere esposti, in particolare quello di shock anafilattico.

Una strategia che può dare buoni risultati in questo senso è l'immunoterapia specifica o desensibilizzante: il cosiddetto vaccino contro l'allergia. Abbiamo chiesto a Marzia Duse, presidentessa della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica e direttrice del servizio di immunologia e allergologia pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma di aiutarci a fare chiarezza su questo argomento.

Che cos'è l'immunoterapia specifica contro le allergie


"Si tratta di una strategia terapeutica che mira a 'rieducare' il sistema immunitario della persona allergica, per renderlo tollerante a quella particolare sostanza che scatena i sintomi allergici, cioè l'allergene" spiega Duse.

Le sostanze in questione possono essere le più varie: pollini, acari, pelo e forfora di cani e gatti e così via.

La rieducazione avviene attraverso un contatto progressivo a dosi crescenti dell'allergene stesso, opportunamente trattato e purificato. In questo modo, il sistema immunitario si abitua a interagire con l'allergene e a non reagire più in modo spropositato, provocando l'insorgenza dei sintomi allergici: viene cioè desensibilizzato.

"In pratica, succede quello che racconta la leggenda del re Mitridate che, temendo l'avvelenamento, si sarebbe reso immune a vari veleni ingerendone ogni giorno una piccola quantità, via via crescente" racconta Duse, che è pediatra e immunologa.

Per quali allergie è indicato il "vaccino"


"L'immunoterapia specifica funziona molto bene contro le allergie causate dal veleno degli imenotteri, api e vespe, e contro le allergie respiratorie, come riniti e asma, mentre le forme nelle quali si hanno meno risposte sono quelle cutanee" afferma la specialista.

Anche tra le forme respiratorie, comunque, ci sono situazioni nelle quali funziona meglio di altre: "Succede quando il soggetto è allergico a componenti strutturali importanti della sostanza alla quale è appunto sensibile.

Se invece la reazione allergica viene scatenata da componenti secondarie, l'intervento terapeutico può essere meno efficace" spiega Duse. Puntualizzando che il successo attuale di questi vaccini dipende anche molto dal fatto che gli specialisti hanno imparato a selezionare molto bene i pazienti ai quali ha effettivamente senso proporli.

Come si fa l'immunoterapia specifica


In generale si tratta di assumere dei farmaci costituiti dall'allergene purificato e che possono essere proposti in due diverse formulazioni: come goccioline o pastigliette da sciogliere sotto la lingua o come iniezione sottocutanea.

"I preparati per bocca sono molto comodi e si possono prendere a casa, ma in genere devono essere presi ogni giorno o quasi (a volte a giorni alterni, oppure a cicli continui di qualche giorno di fila e un paio di pausa) e quindi sono validi soprattutto per bambini in età scolare che abbiamo una famiglia molto attenta" afferma Duse. "Viceversa, i vaccini iniettabili sottocute hanno il vantaggio di poter essere somministrati più raramente - in media una volta al mese - ma questa somministrazione deve avvenire sotto il controllo del pediatra allergologo, in genere in ospedale. È la via preferita per gli adolescenti, perché permette di tenere sotto controllo l'aderenza alla terapia, visto che gli adolescenti tendono a seguire poco e male i trattamenti proposti".

Il successo della terapia è strettamente collegato al fatto di seguirla per intero. "Si tratta di un percorso lungo, che dura alcuni anni, ma spesso ai primi segnali di miglioramento si abbandona tutto. E allora i sintomi si ripresentano"

Un caso particolare riguarda le allergie alimentari. "Non ci sono ancora dei preparati pronti (qualche sperimentazione in questo senso è in corso ora), ma la desensibilizzazione viene fatta con l'introduzione di piccole quantità dell'alimento allergizzante in dosi crescenti" spiega Duse. In pratica: si va in ospedale, dove viene data una certa quantità di alimento "critico", per esempio uovo o latte. Se non ci sono effetti collaterali, ogni giorno a casa il bambino dovrà assumere quella precisa quantità di alimento fino all'appuntamento successivo in ospedale, quando si proverà ad aumentare un pochino la dose.

"Questa strategia sta ottenendo ora un accreditamento ufficiale, ma non c'è ancora un riferimento standardizzato: ogni centro ha la sua ricetta".

In ogni caso, la terapia deve sempre essere stabilita e seguita da un pediatra esperto anche di allergologia.

Quanto dura la terapia


La rieducazione del sistema immunitario è un percorso lungo, che richiede da tre a cinque anni per completarsi. "Il miglioramento dei sintomi non è istantaneo ma progressivo: un po' il primo anno, un po' di più il secondo e così via" spiega Duse. Le crisi allergiche diventano via via sempre più lievi e meno frequenti. Se dopo il primo anno non c'è alcun miglioramento, però, in genere il trattamento viene interrotto.

Una volta ottenuta la tolleranza, è possibile che questa non sia definitiva: dopo un certo tempo i sintomi potrebbero ripresentarsi, e per questo sono previste delle terapie periodiche di mantenimento. Nel caso delle allegie al veleno degli imenottori, per esempio, ogni 5-6 anni si fa un ciclo di desensibilizzazione per mantenere la "memoria".

I risultati


La reazione all'immunoterapia è molto individuale: in alcuni casi si avrà la scomparsa totale dei sintomi, in altri un'attenuazione più o meno marcata. Il successo è molto significativo nel caso delle allergie al veleno di api o vespe, dove l'immunoterapia specifica funziona come una vera e propria terapia salvavita.

Non solo: alcuni studi mostrano che attenuando i sintomi allergici nell'infanzia, l'immunoterapia specifica aiuta anche a ridurre il rischio di andare incontro a forme allergiche più gravi in età adulta. "Succede con la rinite allergia, che a lungo andare può portare all'asma, e con l'asma stessa che, lesionando i polmoni attacco dopo attacco, può portare ad asma grave in età adulta. Si è visto che riducendo gli attacchi si riducono in modo significativo anche i rischi di complicazioni da grandi" afferma Duse.

Non solo: proprio il gruppo di ricerca della specialista ha scoperto che i bambini allergici trattati con immunoterapia specifica tendono ad avere meno infezioni rispetto ai coetanei allergici non trattati.

Quando si può fare il vaccino antiallergico


In genere l'immunoterapia specifica viene proposta a partire dall'età scolare, ma in alcuni casi particolari può essere indicata anche prima.

"Nel caso di allergie non stagionali, per esempio quelle contro muffe e acari, che sono sempre presenti nell'ambiente, l'immunoterapia può essere cominciata in qualunque momento" chiarisce l'immunologa. "Per quelle stagionali ai pollini, in genere si comincia molto prima della stagione pollinica - a novembre-dicembre - in modo che già il primo anno ci possa essere un inizio di desensibilizzazione. Finita la stagione si interrompe e si riprende qualche mese prima dell'inizio della stagione successiva".

Quanto costa


Solo in alcune regioni l'immunoterapia specifica pediatrica è a carico totale o parziare del Servizio sanitario nazionale, mentre altrove è a carico delle famiglie. "Il costo del trattamento è molto variabile, ma per dare un'idea potremmo indicare una cifra tra i 200 e i 500 euro all'anno" conclude Duse.

Altre fonti per questo articolo: Raccomandazioni cliniche per l'immunoterapia nei bambini, documento di consensus della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica, pubblicato nel 2017 sull'Italian Journal of Pediatrics

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