Lo conosciamo come un tipo tranquillo, abbastanza elegante e allegro ma senza esagerazioni. Un galantuomo ricco di buon senso e del quale ci si può fidare. Dev'essere diventato così con gli anni, ne ha più di 200, perché all'inizio della sua vita era proprio un bel peperino. Gianduja, oggi è un signore corpulento e dal bel colorito, ma all'inizio era un burattino. Si chiamava Gironi, che in dialetto torinese significa Girolamo, e faceva ridere tutto il mercato di Piazza Castello. Poi però iniziò a prendersela con i potenti e fu letteralmente messo al rogo. Bruciato.
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I suoi burattinai dovettero fuggire dalle guardie del Re, ma da loro nascondiglio in una casupola dell'Astigiano crearono il loro nuovo personaggio. Al momento di scegliere il nome si ispirarono a un contadino furbo e simpatico, che veniva chiamato Gioan d‘ladouja, perché nelle osterie chiedeva sempre un boccale di vino (in dialetto, douja). Del povero Gioan copiarono parte dei vestiti, come la lunga giacca marrone bordata di rosso, il panciotto giallo, il cappello a tre punte, e il codino girato all‘insù legato con un nastrino rosso. Aggiunsero però una bella coccarda tricolore, simbolo del Risorgimento. A quel tempo l'Italia non era ancora unita e non tutti apprezzavano le idee che Gianduja portava di teatro in teatro. Così il simpatico burattino passò ancora un sacco di guai.
Però divenne ugualmente grande, prese sembianze umane e diventò sempre più famoso e amato. Al punto da diventare la maschera ufficiale di Torino. Siccome è un assennato simpaticone viene invitato a tutte le principali manifestazioni cittadine, ma è durante il Carnevale che si fa vedere più spesso in giro insieme alla sua inseparabile Giacometta. Mette tutti di buonumore, distribuisce battute e cioccolatini e una particolare caramella, prodotta solo durante il Carnevale, di forma piatta e rotonda con la sua immagine.
Inutile dire che è buonissima.
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