
Lecce con i bambini: il barocco e gli artigiani della cartapesta
vai alla galleryViaggio a misura di bambino a Lecce insieme alla nostra famiglia reporter. Visiteremo il centro storico di questa stupenda città salentina
Lecce e i segreti dell’arte della cartapesta
Lecce è una bellissima città d’arte, un vero e proprio museo a cielo aperto. La chiamano la Firenze del sud e l’Atene della Puglia per la ricchezza dei suoi monumenti barocchi, ciascuno dei quali racconta una storia particolare, ma è anche una città che non manca di interessare i bambini più piccoli che forse meno subiscono il fascino dell’arte, perché offre loro la possibilità di conoscere i segreti dell’arte della cartapesta che ancora oggi si lavora nelle botteghe del centro storico. Per questo decidiamo di portare Eleonora a visitare questa città, che noi conosciamo abbastanza bene, scegliendo un itinerario su misura per lei e adatto ai turisti in erba.
Il centro storico è chiuso al traffico, quindi parcheggiamo l’auto a Porta Rudiae, la più antica tra le porte del capoluogo che prende il nome dalla città messapica di Rudiae, che sorgeva a pochi passi da Lecce: sul grande arco ci sono le statue dei fondatori della città (Malennio, Dauno, Euippa e Idomeneo) oltre a quelle di S.Oronzo, patrono di Lecce, e ai lati di S.Irene e S.Domenico. Da qui iniziamo la nostra passeggiata verso il centro storico per ammirare le celebri chiese barocche, tutte realizzate in pietra leccese, una pietra dorata e particolarmente malleabile, che nell’aria si indurisce e col passare del tempo assume un caldo colore dorato, e che all’ora del tramonto dipinge il centro storico di un bellissimo color miele.

Eleonora rimane incantata davanti a queste facciate esuberanti che si spalancano si innalzano all’improvviso tra queste vie così strette e mi chiede incuriosita chi sono “queste persone e perché stanno lì”. Ne ammiriamo tre lungo via Libertini (S.Anna, S.Teresa e S.Giovanni o del Rosario), tutte un tripudio di ghirlande, festoni, foglie, animali reali e mitologici, fiori e frutti di ogni tipo.
Nel cuore del centro storico: piazza Duomo
Arriviamo dopo circa 100 metri nella spettacolare piazza Duomo, cuore del centro storico, che si apre all’improvviso: è proprio un artificio tipico del barocco, questo, che ama stupire all’improvviso non solo con ghirigori e ricche decorazioni, ma anche con trovate scenografiche come questa. Si tratta di una piazza insolita, anticamente chiusa da un cancello e in cui la facciata della basilica che si vede appena entrati non è quella principale, ma quella laterale, sicuramente la più adorna di fiori, frutti e santi tra cui il patrono. Opera dell’architetto più celebre del barocco leccese, Giuseppe Zimbalo, il Duomo attira l’attenzione dei bambini anche per il suo imponente campanile, alto ben 70 metri e diviso in cinque piani. Una sorta di grattacielo barocco che si staglia su un cielo terso al quale noi milanesi non siamo abituati.


Eleonora inizia a correre per tutta la piazza e fa subito amicizia con alcuni bambini inglesi e romani, anche loro turisti qui a Lecce. Prima di continuare la nostra passeggiata ci fermiamo incantati davanti al Palazzo del seminario, adiacente il Duomo, nel cui cortile interno, quando è aperto, si può ammirare un pozzo simile a un paniere, caratteristico dell’arte barocca.
Proprio per la sue peculiarità architettoniche e acustiche che la fanno assomigliare a un piccolo teatro all’aperto, la piazza ospita spesso, specialmente in estate, spettacoli lirici e teatrali. Deve essere davvero suggestivo l’effetto scenografico della piazza illuminata di sera, con questo gioco di luci dal basso che valorizzano i monumenti…
Ritorniamo sul corso che conduce alla piazza S.Oronzo, non prima di aver fatto una sosta nella libreria Liberrima, con un ampio reparto di titoli per bambini e vari tavolini all’aperto (gestiti dal bar “All’ombra del barocco”) dove anche noi, dopo aver curiosato tra gli ultimi titoli di narrativa, ci concediamo il mitico caffè salentino al latte di mandorla.
Ipercalorico e indimenticabile (attenzione, crea dipendenza: in Salento arrivo a berne parecchi al giorno…). Siamo proprio di fronte alla chiesa di S.Irene, (o dei Teatini), sontuosissima come richiede lo stile barocco, anche perché dedicata alla allora patrona di Lecce prima che nel 1656 venisse proclamato patrono S.Oronzo.

Il salotto della città: piazza S. Oronzo
Ed eccoci in piazza S.Oronzo, vero salotto della città: al centro dell’ampio piazzale lastricato un mosaico riproduce la lupa, il simbolo di Lecce, mentre sulla destra si erge una colonna alta circa 30 metri: si tratta di un’antica colonna romana posta alla fine della via Appia sulla cima della quale è posta la statua del patrono, realizzata alla fine del ‘600 per ringraziare il santo dello scampato pericolo della peste. S.Oronzo è rappresentato nel gesto della benedizione ai cittadini con la mano aperta su tre dita, e i bambini più piccoli, che vogliono sapere chi è questo signore lassù, lo imitano giocando a contare fino a tre.

Poco distante si trova l’anfiteatro romano, costruito nel II secolo d.C. dall’imperatore Adriano, che sicuramente interesserà i bambini più grandicelli che hanno cominciato a studiare la storia antica. Situato a otto metri di profondità, ha una forma ellittica e poteva ospitare fino a 25.000 spettatori, ma purtroppo ciò che resta oggi è solo una minima parte: il secondo ordine di gradinate, infatti, è stato distrutto per consentire la costruzione di vari edifici e della chiesa di S.Maria delle Grazie. Anche l’anfiteatro spesso d’estate è sede di manifestazioni, perché concesso in uso al comune, e in occasione della festa patronale, il 26 agosto, da qui vengono lanciati dei coloratissimi palloni aerostatici.

Non si può lasciare questa piazza prima di aver fatto una sosta al mitico Caffè Alvino per assaggiare le specialità leccesi: chi ama il salato non si perda il rustico, spuntino golosissimo adatto a tutte le ore del giorno, ovvero pasta sfoglia ripiena di mozzarella, besciamella, pomodoro e noce moscata.
Per chi invece ama i dolci c’è ampia scelta di pasticciotti e fruttoni, cioè pasta frolla farcita di crema pasticcera.
S.Croce, chiesa simbolo del barocco leccese
Dalla piazza imbocchiamo via Templari, dove la gelateria pasticceria Maglio invita a gustare infinite varianti di cioccolato: resistiamo all’ennesima tentazione golosa e arriviamo dopo poche decine di metri alla chiesa simbolo del barocco leccese: è quella di S.Croce, la cui facciata è una festa di putti e di statue di santi che giocano tra il rosone e i portali, tra colonne e pilastri. Ci facciamo largo tra la folla di turisti che sostano davanti cercando l’inquadratura migliore per una foto, ma la strada è stretta e la facciata imponente: è davvero impossibile a meno di avere un grandangolo…

Eleonora e i suoi amichetti con i quali abbiamo continuato la passeggiata si divertono a individuare i numerosi animali, reali e mitologici, che affollano la facciata: ci sono dragoni, grifi, leoni, pellicani, ma ci sono anche melograni, fiori, festoni, angeli, fiamme, stemmi e i telamoni, cioè uomini accasciati che sostengono la balaustra e che rappresentano, secondo la guida che accompagna il gruppo di turisti accanto a noi, i prigionieri turchi catturati dalla flotta veneziana durante la battaglia di Lepanto nel 1571.
Nella bottega degli artigiani di cartapesta
Proprio qui di fronte a S.Croce c’è una delle tante botteghe di artigiani della cartapesta, quella di Pierfrancesco Calcagnile, che ancora si lavora qui a Lecce: un’altra arte barocca, certamente, che evidenzia la capacità di lavorare un materiale povero come la carta al pari di materiali più nobili come il bronzo o il marmo.


Nella bottega, dove si vendono soprattutto statue sacre, angeli o personaggi del presepe, c’è anche il laboratorio dove è possibile vedere le varie fasi della lavorazione. I bambini si avvicinano entusiasti e l’artigiano mostra loro alcuni passaggi dell’arte di plasticare la carta utilizzando altre materie povere come paglia, stracci, colla e gesso, insieme a pochi e modesti strumenti, ma soprattutto con pazienza certosina.
I risultati sono straordinari e i bambini incantati nel vedere nascere così pastori, bambole, giocattoli e maschere. Non andiamo via prima di acquistato un souvenir: io scelgo una collana con fiori ed Eleonora l’ennesimo Pinocchio.
Visto l’entusiasmo dei bambini, l’artigiano ci suggerisce di approfondire la conoscenza dell’arte della cartapesta visitando il museo che si trova all’interno del Castello. Dato che questa era già una meta in programma decidiamo di raggiungerlo prima dell’ora di chiusura.
Il castello di Carlo V e il museo della cartapesta
Il castello di Carlo V, allora imperatore del Regno di Napoli, che sorge a pochi passi da piazza S.Oronzo, è una testimonianza sempre nel periodo barocco, anche se fu eretto in due periodi diversi: prima in epoca normanna e successivamente dallo stesso Carlo fra il 1539 e il 1549, che lo rafforzò con fossati e ponti levatoi, attualmente interrati e distrutti. Una leggenda narra che gli Orsini del Balzo nel corso del Trecento tenessero nel fossato un orso bianco, sia come “status symbol”, come diremmo noi oggi, sia per scoraggiare eventuali intrusioni; sulla porta a est inoltre sono ancora presenti i segni dove doveva poggiare il ponte levatoio di cui erano munite entrambe le porte, e sono ancora qua e là visibili i punti dove venivano collocati i cannoni. Dopo aver funzionato a lungo come distretto militare, il castello ospita oggi numerose mostre d’arte e altre iniziative culturali. Il castello è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 17 alle 20 con ingresso gratuito. Per info: tel. 0832.246517.

Il museo della cartapesta è ospitato nelle diverse sale al pianterreno del Castello, inaugurato a dicembre 2009. Tra le opere esposte spiccano le sculture di vari santi, ma non mancano nemmeno le “creazioni” provenienti da botteghe ancora attive, dove i segreti del mestiere si tramandano da generazioni.

Il museo è aperto dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 20, con ingresso gratuito. Per info: tel. 0832.244845, 329.6115933.
Lecce e la zona universitaria
Riprendiamo l’auto e imbocchiamo viale degli Studenti, la zona dove c’è l’Università e vari licei e qui l’attenzione di Eleonora va all’Obelisco che troneggia in mezzo a una rotonda: non si tratta di un reperto egiziano ma di un monumento eretto nel 1822 da uno scultore salentino in onore di Ferdinando I di Borbone. L’obelisco è decorato nelle quattro facciate con alcune figure in bassorilievo, tra cui in basso il delfino che morde la mezzaluna turca, stemma dei capoluoghi di Terra d'Otranto. Si racconta un curioso episodio a proposito dell’obelisco: la propaganda borbonica lo fece colorare di nero, in modo che ricordasse un obelisco marmoreo, ma la prima pioggia cancellò ogni traccia del colore.

La famiglia reporter

Ciao a tutti! Siamo la famiglia De Paolis: mamma M.Cristina, giornalista professionista di 46 anni, papà Giuseppe, ingegnere di 45 ed Eleonora, aspirante principessa di 5 anni e mezzo. Abitiamo a Milano ma abbiamo origini salentine e trascorriamo gran parte di ogni estate in questa meravigliosa zona che vanta due mari e una terra rossa come in nessun altro posto: ma anche se la conosciamo in ogni angolo, ci piace ogni volta riscoprirne luoghi, sapori e tradizioni. Da ricordare e riassaporare durante il grigio e lungo inverno milanese…
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