
Alla scoperta di Firenze insieme ai bambini
vai alla galleryOggi è il primo giorno senza pioggia, alla fine di questo lungo inverno e noi ne approfittiamo per portare i nostri due bambini, Roberto e Antonio, a visitare il centro storico della nostra...
Lasciamo la macchina in periferia (dove abbondano i parcheggi gratuiti) e prendiamo la tramvia fino alla Stazione di Santa Maria Novella: da qui è possibile proseguire verso il centro a piedi oppure, col medesimo biglietto, con i piccoli bus elettrici. Noi preferiamo proseguire a piedi: l’aria è tiepida la voglia di correre dietro ai piccioni nella zona pedonale è tanta. Imbocchiamo il sottopasso, pavimentato (come l’atrio della stazione) con una pietra che si trova frequentemente in Toscana: il calcare rosso ammonitico. Queste lastre di pietra, dal caratteristico color mattone, devono il loro nome al fatto che conservano, imprigionati al loro interno, numerosi fossili di ammonite. Li faccio vedere al mio bambino che rimane affascinato nel sapere che quelle conchiglie pietrificate sono vecchie di milioni di anni.
Imbocchiamo Via Panzani, svoltiamo per via Rondinelli e proseguiamo per via Tornabuoni. Il marciapiede è sufficientemente ampio da ospitare il passeggino, ma non siamo ancora nella zona pedonale per cui non possiamo lasciare il bambino libero di correre. Via de’ Tornabuoni è una delle vie più eleganti della città, racchiusa fra splendidi palazzi signorili e disseminata di eleganti negozi delle griffe più famose del mondo.
Per le vie della zona pedonale
Al semaforo giriamo per via Strozzi: da qui comincia la zona pedonale ed è magnifico poter passeggiare per le vie del centro ammirando i palazzi, le vetrine, i bar storici, gli scorci, le chiese e i tabernacoli. Da qui si arriva in piazza della Repubblica dove si può fare una sosta ristoro (sia per noi che per i bambini: al bar possono riempirmi il biberon di acqua calda per preparare il latte al piccolo) nella terrazza panoramica della Rinascente da cui si gode una magnifica vista sui monumenti storici della città. A questo punto della giornata, sarebbe necessaria una sosta per cambiare il pannolino, ma per quanto chieda in giro non riesco a trovare un locale che sia attrezzato.
Solo allo storico bar Gilli, dalla magnifica veranda sulla piazza, dove un caffè costa 4 euro, possono venirmi incontro.
Passeggiando, arriviamo al Duomo

Svoltiamo a sinistra e imbocchiamo via Calzaiuoli, una meravigliosa via pedonale, orlata di palazzi altissimi, stretta e lunga, che collega Piazza Duomo con Piazza della Signoria. Dopo aver percorso 200 metri la via si apre improvvisamente sulla maestosa vista del Duomo, che compare in tutta la sua bellezza. Una volta vidi Robin Williams fermarsi all’improvviso, gli azzurri occhi sbarrati, rapito dalla vista del cupolone che si ergeva davanti a lui, bianchissimo nella luce primaverile.
Eccoci dunque arrivati in Piazza Duomo: da via Calzaiuoli si ha subito una splendida vista sulla chiesa di Santa Maria del fiore, duomo di Firenze, sulla Cupola del Brunelleschi, sul campanile di Giotto e sul Battistero. E’ un’emozione indescrivibile mostrare i monumenti più rappresentativi della nostra città ai nostri figli. La piazza è come sempre animatissima: turisti, venditori, fiaccherai, cavalli, vigili urbani, paramedici della misericordia, studenti e ovviamente piccioni da inseguire. Proseguiamo nella visita e ci tuffiamo improvvisamente nel quindicesimo secolo.
Il campanile di Giotto, con i suoi 84 metri di altezza (è possibile salirci, i 414 scalini portano ad una vista stupenda, ma con due bambini piccoli e un passeggino è un po’ disagevole) svetta elegante e snello, con i suoi decori geometrici in marmo bianco, verde e rosa che riprendono quelli della chiesa di Santa Maria del Fiore. Le statue che si sporgono alla base ad osservare i passanti, ritratti dei profeti e sibille, sono stati scolpite da Donatello ed hanno un’aria talmente naturale e viva che per i fiorentini sono da considerarsi ormai dei personaggi consueti e vengono chiamati affettuosamente con graziosi nomignoli: al mio bambino sta simpatico il profeta Abacuc detto “lo zuccone” per via della sua calvizie e al fatto che per una questione prospettica la testa è stata scolpita un po’ più grande del corpo.

Di fronte si trova il Battistero a pianta ottagonale, in marmo bicolore, con le sue famose porte in bronzo: la porta Nord, del Ghiberti, è ornata da formelle in bassorilievo narranti la storia di Cristo, la porta Sud, di Andrea Pisano, è la porta d’ingresso, ma la porta più famosa rimane la porta Est, ancora del Ghiberti, che apre i suoi battenti sulla facciata del duomo, con le sue famosissime formelle dorate raffiguranti immagini tratte dal Vecchio testamento, talmente bella che Michelangelo la definì la “porta del Paradiso”.
La cupola del Duomo, con le sue tegole rosse, la sua lanterna dorata, la sua pianta ottagonale, la piccola serie di archi ornamentali della loggia presente su un solo lato (a causa della critica mossa all’autore, Baccio d’Agnolo, il quale si offese moltissimo nel sentirla chiamare: “gabbia per grilli”) è senz’altro il simbolo di Firenze, noto in tutto il mondo. Ci facciamo largo fra le centinaia di turisti presenti che scattano foto a più non posso e facciamo il giro ammirando “il cupolone” da ogni lato, per poi tornare sulla bellissima facciata.
E se da fuori è stupenda, all’interno è davvero magnifica. Le tre navate sono ricoperte di opere d’arte dal pavimento al soffitto: affreschi, dipinti, bassorilievi, intarsi, decorazioni, vetrate e statue. Quante storie e quanti personaggi si intrecciano sotto queste volte! Mi tornano alla mente episodi del Decamerone, della Divina Commedia, aneddoti e storie “d’arme e cavalieri” che affascinano sempre i bambini d’ogni età: la truffa ai danni della famiglia Bischeri, la congiura de’Pazzi, i ritratti e gli autoritratti nascosti negli affreschi del duomo.
Tornati all’aperto andiamo a vedere la statua del Brunelleschi che ammira la sua cupola, che da piccolo spaventava tanto babbo Patrizio; il quattrocento fiorentino è veramente ricco di storie affascinanti, molte delle quali non sono riportate nei libri di storia ed anche se Robertino è molto piccolo, ascolta con interesse le avventure di questi personaggi dai nomi strani: Cosimo il Vecchio, Lorenzo il Magnifico, Piero il Gottoso.
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Usciti dal Duomo prendiamo via del Proconsolo e andiamo al Palazzo del Bargello, dove è ospitato il museo della scultura fiorentina; il fascino di questo museo è nella varietà e la ricchezza della sua collezione di opere d’arte: ceramiche, maioliche, bronzetti, dipinti, statue ( fra cui il David di Donatello). Incantevole è il cortile, ricco di formelle e di stemmi dei vari Podestà (ovvero i magistrati duecenteschi) che si sono succeduti negli anni. Nel cinquecento prende il nome di Bargello perché ospita il capo della polizia (il bargello, appunto).

Per una veloce pausa ristoro…
Imbocchiamo il Corso, via pedonale che ricalca il decumano romano, e d’improvviso ci ritroviamo immersi nel medioevo. Case torri, vicoli stretti e bui, archi, cortili, questa parte di Firenze è ricchissima di scorci mozzafiato. Qui ci fermiamo “Da’ Vinattieri” per una merenda un po’ particolare: sotto un arco è sopravvissuta una friggitoria (una volta ce n’erano tantissime), un piccolo “sporto” dove con pochi euro si può acquistare una schiacciata semplice o ripiena, qualche coccolo fritto, un panino col lampredotto, un crostone col lardo di colonnata, un piatto di trippa alla fiorentina e un bicchiere di vino sfuso. Si mangia in piedi, di fronte allo sporto che emana un profumo antico ed inconfondibile, appoggiando il bicchiere su tavolini ricavati da biciclette allineate contro il muro. Roberto ne approfitta per gustare le frittelle di riso, tipiche di questo periodo dell’anno (sono il dolce della festa del papà).

Continuiamo a passeggiare per via de’ Cerchi, ammirando citazioni dantesche scolpite nella pietra, tabernacoli, torri e case torri quando di colpo ci troviamo nell’ampia Piazza della Signoria, di fronte alla statua equestre di Cosimo I, opera bronzea del Giambologna, davanti al bellissimo Palazzo Vecchio, che chiude maestosamente la vista sulla piazza, circondato dai giganti: il “biancone” (la statua di Nettuno dell’Ammannati), il David di Michelangelo e quelle ospitate sotto la Loggia dei Lanzi.
Ci avviciniamo al palazzo mentre raccontiamo a Roberto che secondo il suo committente, Michelangelo aveva scolpito a David un naso troppo grosso. L’artista, dal carattere notoriamente poco paziente e molto orgoglioso, prese una manciata di polvere di marmo, uno scalpello e finse di rimpiccolire il naso, beffando il podestà e lasciando intatto il profilo della sua celebre statua. Per gli amanti della cioccolata, su questa piazza è possibile fare una merenda strepitosa: di fronte al Palazzo del Comune si apre Rivoire, la più famosa cioccolateria di Firenze, una vera golosità.

Lateralmente al Palazzo Vecchio si trova la Galleria degli Uffizi che ospita la famosissima pinacoteca. Estate ed inverno, ogni giorno di ogni anno che ho vissuto in questa città ho sempre visto una coda immensa di turisti provenienti da ogni parte del mondo in attesa alle porte di questo museo. Si dice che le opere esposte siano solo una piccola parte di quelle qui conservate: la collezione è enorme e copre un periodo che va dal XIII al XVIII secolo.
In alto, fra Palazzo Vecchio e la Galleria degli Uffizi, si può vedere l’inizio del Corridoio Vasariano, passaggio sopraelevato che collega il Palazzo della Signoria, oggi palazzo comunale, con Palazzo Pitti (residenza dei Granduchi di Toscana) scavalcando l’Arno grazie al ponte più suggestivo della città: il Ponte Vecchio. Il corridoio permetteva comodamente ai Granduchi di andare da “casa a ufficio” senza scendere per strada.
Dagli Uffizi, proseguendo verso lungarno degli Archibusieri, si gode una magnifica vista sul Ponte e sul fiume Arno, passando sotto gli archi del Corridoio Vasariano. Oggi il Ponte Vecchio ospita negozi di gioiellieri nelle cui suggestive vetrine sono ospitati piccole opere di arte orafa, ma non è stato sempre così. Nel medioevo, infatti, vi si trovavano botteghe di macellai, concerie di pelli e pescivendoli il cui retro sporgeva sul fiume per poter gettare più comodamente gli scarichi delle lavorazioni e delle pulizie in Arno.
Il Granduca Ferdinando I, disgustato dall’odore sgradevole che proveniva dalle botteghe sottostanti il Corridoio, decise di affittarle agli artigiani orafi ai quali poi si sono sostituiti i moderni gioiellieri.

Se fosse stata una calda giornata estiva avremmo proseguito per via Guicciardini alla volta di Palazzo Pitti e del magnifico Giardino di Boboli, dove i bambini potrebbero scorazzare al fresco fra i viali alberati. Ma oggi, invece, il cielo è coperto e minaccia pioggia, per cui riprendiamo via Calzaiuoli, passiamo accanto alla Loggia del Porcellino, fermandoci ad accarezzarne il naso (la leggenda afferma che porti fortuna), ad ammirare le bancarelle con i prodotti tipici dell’artigianato fiorentino e sbuchiamo nuovamente in Piazza della Repubblica dove ripercorriamo a ritroso il percorso iniziale e torniamo alla tramvia, su cui Roberto e Antonio, dolcemente cullati, si addormentano.
La famiglia reporter
La famiglia reporter
La famiglia Gazzi è composta da papà Patrizio (52 anni) simpatico autista di mezzi pesanti, mamma Francesca (40 anni) impiegata e naturalista, Roberto il coccolone (3 anni) e il piccolo Antonio (1 anno).
Siamo nati a Firenze, ma viviamo in campagna con tre cani: le nostre piccole principesse (Mia e Zelda) e il cucciolone Kos.
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