Il focolaio di meningite presente in Toscana dal 2015 non è ancora del tutto spento. Secondo quanto ci riferisce l'assessorato alla salute della regione, l'ultimo caso risale all'8 maggio scorso, e porta a 23 i casi registrati da inizio 2016, di cui 18 (compreso l'ultimo) da meningococco C. La malattia ha portato a 6 decessi, tutti riconducibili al tipo C.
La provincia più colpita risulta Empoli, seguita da Firenze e Pistoia. Casi sporadici sono stati registrati a Prato, Grosseto e Pisa. Di fronte a questo quadro, chi ha programmato vacanze in Toscana comincia a chiedersi se sia necessario proteggersi con la vaccinazione contro il meningococco C.
In realtà, la grande maggioranza dei bambini dovrebbe già essere protetta: il vaccino contro il meningococco C era inserito nel piano nazionale per la prevenzione vaccinale 2012-2014 e dal 2012 è gratuito in tutta Italia. Alcune regioni avevano cominciato anche prima, già dal 2005, a offrirlo ai bambini residenti. Ma che cosa devono fare gli adulti e i bambini che non sono stati vaccinati?
E' un tema di cui si è occupato anche il Ministero della Salute, con una circolare emessa il primo marzo scorso. La circolare raccomanda la vaccinazione a tutti coloro che si recano in Toscana per periodi di tempo "lunghi e continuativi", per esempio studenti fuori sede o lavoratori provenienti da altre regioni, ma che di fatto abitano più o meno stabilmente in Toscana.
Non sono previste invece indicazioni particolari per soggiorni più brevi, come quelli di una vacanza, che possono durare da una a poche settimane. "In realtà non c'è una vera e propria soglia che distingua il breve dal lungo periodo" spiega Rosario Cavallo, pediatra di famiglia e responsabile del gruppo di lavoro sulla prevenzione delle malattie infettive dell'Associazione culturale pediatri. "Si ragiona in termini probabilistici: più tempo si risiede, maggiore è il rischio di venire in contatto con il batterio responsabile della malattia".
Questo succede perché se da un lato è vero che in Toscana è in corso una situazione anomala, con un eccesso di casi rispetto alla norma, dall'altra il rischio per la popolazione generale rimane comunque basso. "Con questi livelli di rischio, di fatto non cambia molto per una persona che venga da fuori e che si fermi per poco tempo" sottolinea Marino Faccini, responsabile del servizio di di profilassi malattie infettive e vaccinazioni dell'Agenzia di tutela della salute di Milano.
In ogni caso, non è solamente una questione di tempo, ma anche di comportamenti. "La diffusione del batterio è più facile in luoghi chiusi e affollati" spiega Paolo Bonanni, professore di igiene all'università di Firenze e coordinatore del gruppo di lavoro sui vaccini della Società italiana di igiene. "Quindi, se c'è in programma una vacanza anche breve, ma da passare al chiuso, tra bar e discoteche, meglio pensare al vaccino". Un'indicazione utile per esempio per gli adolescenti, che potrebbero avere qualche comportamento più a rischio (banalmente bere da bicchieri altrui, scambiarsi baci...)
Se invece parliamo della classica vacanza al mare, da passare tra la spiaggia, i giardinetti e l'albergo o, poniamo, la casa dei nonni, il rischio non dovrebbe essere diverso rispetto a quello di una vacanza in altre regioni.
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