, per valutare eventuali squilibri ormonali che potrebbero compromettere la tua fertilità.
Si tratta di un semplice esame del sangue che permette di misurare i livelli di alcuni ormoni. Quelli analizzati più di frequente sono: FSH, LH, estradiolo e prolattina (da eseguire tra il 2° e il 3° giorno del ciclo mestruale), progesterone (da eseguire il 21° giorno), TSH, fT4 e AMH (che possono essere eseguiti indipendentemente dal ciclo).
In ogni caso, ecco i parametri di riferimento degli esami principali (con l’avvertenza ulteriore che gli intervalli di riferimento possono anche variare da laboratorio a laboratorio).
E’ l’ormone che guida la maturazione dei follicoli nella prima fase del ciclo ovarico. Può fornire una stima della riserva ovarica.
Ha un picco prima dell’ovulazione; sotto la sua azione, le cellule delle ovaie producono altri ormoni che dovrebbero sostenere un’eventuale gravidanza.
E’ un estrogeno che agisce sull’endometrio, favorendone la preparazione a un eventuale impianto dell’embrione.
(Fonte Medscape)
Oltre a indurre e mantenere la produzione di latte, stimola quella di progesterone.
Donne non in gravidanza o in allattamento: 2-29 nanogrammi/ml
(Fonte Medscape)
E’ un ormone prodotto dal corpo luteo, con la funzione di nutrire l’endometrio e sostenere un’eventuale gravidanza. I suoi livelli aumentano dopo l’ovulazione per poi diminuire se non c’è fecondazione.
(Fonte Medscape)
E’ uno degli ormoni che possono essere usati per la stima della riserva ovarica.
Donne in età fertile: 0.9-9.5 nanogrammi/ml (tende a diminuire con l’età)
(Fonte Mayo Clinic)