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Infertilità, le stimolazioni ormonali

di Mariateresa Truncellito - 01.12.2009 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Tra le terapie per la cura dell'infertilità, la più utilizzata consiste nell’assunzione – per bocca, per via sottocutanea o intramuscolare o, ancora, attraverso spray nasali - di farmaci (clomifene, gonadotropine) che stimolano la produzione di più follicoli nelle ovaie.

Questa terapia viene prescritta a donne che soffrono di mancanza di ovulazione (anovulatorietà cronica) oppure ovulano più raramente, per esempio per irregolarità mestruali. Ma anche alle pazienti che ovulano in maniera regolare, per indurre le ovaie a produrre più di un follicolo e quindi aumentare la probabilità di restare incinta. La stimolazione ormonale spesso è il primo passo di un percorso di procreazione medicalmente assistita che preveda tecniche di inseminazione o di fertilizzazione in vitro.

Per sapere tutto sulle stimolazioni ormonali abbiamo chiesto la consulenza di Enrico Semprini, ginecologo e immunologo riproduttivo.

QUANTI TENTATIVI? Il calcolo della probabilità può darci un'indicazione di quanti tentativi possono essere previsti o sopportati prima di gettare la spugna. Per una donna di 40 anni al primo tentativo si calcola una percentuale di insuccessi del 55%.

Dopo cinque cicli la possibilità di non aver ancora conseguito una gravidanza scende al di sotto del 5%.Ovviamente purché siano state escluse (o risolte prima) cause organiche che rendono difficile l’avvio di una gravidanza: per esempio, un’infezione trascurata o un'anomalia dell’utero.

Nella decisione se accedere a queste metodiche, se sopportarne i costi organizzativi, farmacologici, economici e psicologici e quanto proseguire nei tentativi il peso maggiore è la determinazione della coppia nel risolvere il suo problema di infertilità.

Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che sono infondate le preoccupazioni che le stimolazioni ormonali possano aumentare, sulla lunga distanza, il rischio di tumore mammario o ovarico.

I FARMACI SONO CAMBIATI - I farmaci “tradizionali” per la stimolazione dell’ovulazione venivano ottenuti estraendo gli ormoni da urine di donne in menopausa o in gravidanza: per questo motivo, l’efficacia non era “standard” – e quindi per il medico era più complesso stabilire la dose giusta per la paziente – e c’era il timore di possibili trasmissioni di infezioni, anche se nella pratica clinica non ci sono mai state conseguenze rilevanti.

Oggi però sono disponibili nuove sostanze, ottenute a partire da batteri con sofisticate tecnologie di ingegneria genetica, che permettono di ottenere farmaci puri, stabili e con un’efficacia biologica prevedibile.

Oltre a questi prodotti che agiscono direttamente sull'ovaio, ci sono anche farmaci che possono controllare l'attività dell'ipofisi, stimolando o frenando la sua produzione di ormoni. Queste terapie di stimolazione o di sovrastimolazione ovarica controllata sono alla base della maggior parte delle tecnologie di riproduzione assistita e permettono di ridurre al minimo indispensabile i cicli farmacologici cui viene sottoposta la donna, massimizzando le possibilità di successo.

LE NUOVE FRONTIERE - Le ricerche sui miglioramenti delle tecniche di stimolazione ormonale puntano sulla possibilità di maturare in vitro i follicoli: ciò permetterebbe di evitare i rischi connessi con la somministrazione dei farmaci, perché in una piccola percentuale di casi (0,5-1%) la donna può sviluppare una sindrome da sovrastimolo ovarico – una complicanza che può causare disturbi che vanno dalla distensione addominale alla nausea fino a gravi problemi nella coagulazione del sangue – e anche i rischi, minimi ma presenti, legati alla puntura dell'ovaio per recuperare i follicoli.

La stimolazione in vitro, inoltre, permetterebbe anche di selezionare i follicoli di miglior qualità per massimizzare le possibilità di gravidanza. E’ ancora presto per sapere quando questa tecnica sarà disponibile.

Già oggi, però, si sa che il perfezionamento continuo delle metodiche di fertilizzazione ha aumentato di tre volte le possibilità di gravidanza per singolo ciclo di fecondazione assistita, riducendo enormemente la fatica fisica, ormonale, organizzativa, emotiva, psicologica che le donne infertili devono affrontare.

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