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Coppie assolte per l'utero affittato all'estero

di Francesca Amè - 28.02.2014 - Scrivici

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La legge italiana vieta Assolte in questi giorni due coppie, una di Cremona e l'altra di Viterbo, dall'accusa di alterazione di stato di un atto di nascita con la motivazione che la maternità surrogata legale nel paese in cui è avvenuto il fatto. Finora in Italia i tribunali hanno affrontato una ventina di casi analoghi e solo due giudici si sono pronunciati per la condanna. In Italia però la maternità surrogata

La legge 40 sulla fecondazione assistita vieta il ricorso all’utero in affitto, ma il ricorso alla maternità surrogata può non essere considerata reato se l'utero è stato affittato in un paese dove questa pratica è legale.

E' quanto emerge da due sentenze di assoluzione di primo grado, pubblicate in questi giorni, precedute da altre sentenze simili.

Molte coppie italiane che non riescono ad avere figli, per aggirare la legge 40, si recano infatti all’estero: in America o in Canada, dove le garanzie sono maggiori anche dal punto di vista burocratico e il costo dell’intera pratica si aggira sui 100mila euro, oppure in altri Paesi, come la Grecia, l’India o l’Ucraina, dove la cifra per il procedimento è meno della metà.

Proprio in Ucraina, nel 2010, si era recata una coppia della provincia di Cremona, desiderosa di avere un figlio ma impossibilitata a farlo, nonostante vari tentativi di fecondazione artificiale, a causa di una patologia della donna.

La coppia lombarda si è rivolta allora a un centro legalmente riconosciuto di Kiev, e con 30mila euro ha ottenuto l’impianto degli ovuli fecondati nell’utero di una donna donatrice e il disbrigo delle pratiche e dei documenti necessari. Dopo aver seguito le varie fasi della gravidanza, la coppia ha anche assistito al parto: subito dopo la nascita, il neonato è stati affidato agli italiani con un documento che attesta l’ “estraneità” genetica della mamma che ha prestato l’utero. Sull’atto di nascita del bambino, infatti, sono indicati i coniugi lombardi come genitori naturali perché la legge ucraina prevede questa possibilità.

La pratica però ha destato dei sospetti all’Ambasciata italiana, che ha segnalato il caso al Tribunale di Milano: come mai una donna italiana in avanzato stato di gravidanza si è recata a partorire a Kiev, una città in cui non ha alcun legame? L’accusa è quella aver mentito sul certificato di nascita del bambino.

Il genitori rischiavano una pena dai 5 ai 15 anni di carcere per il reato di alterazione di stato di un atto di nascita.

Alla fine però la coppia è stata assolta: tre giorni fa è stata pubblicata la sentenza di assoluzione dei giudici della quinta sezione penale di Milano perché la maternità surrogata è legale nel Paese in cui è avvenuto il fatto.

Un caso simile si era verificato a Viterbo e ieri è arrivata un'altra sentenza di assoluzione per analoghe motivazioni.

I tribunali di tutta Italia, in precedenza, avevano già affrontato una ventina di casi del genere e finora solo due giudici si sono pronunciati per la condanna: a Brescia (cinque anni e due mesi per 'alterazione di stato') e a Varese (un anno e due mesi per 'falso ideologico').

Insomma la materia è fluida, ancora una volta sulla pelle degli aspiranti mamme e papà.

Fecondazione assistita all'estero, le pratiche ammesse

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