Fecondazione assistita: gli aspetti psicologici
La fecondazione assistita è un percorso estremamente delicato, che mette sotto pressione la coppia da diversi punti di vista. La donna, già molto provata dal coinvolgimento fisico che caratterizza la PMA, si trova ad affrontare problematiche psicologiche ed emotive complesse.
Ma anche l'uomo, pur reagendo in maniera diversa, non è esente dalle difficoltà. Per questo è importante superare la reticenza ed evitare di chiudersi. Specialmente in caso di particolare disagio, è opportuno affidarsi a uno specialista per un sostegno psicologico. Beatrice Corsale, psicologa e psicoterapeuta, approfondisce l'argomento, fornendo alle coppie consigli pratici per intraprendere con la massima serenità possibile questa strada, nel libro "Invidia del pancione - Una guida per riconoscere le proprie emozioni e affrontare la ricerca di un figlio", edito da Erickson. Le abbiamo chiesto quali disagi incontrano le coppie durante un percorso di procreazione medicalmente assistita (pma) e come gestirli.
La solitudine di madri e padri
Nel suo libro descrive donne e uomini che in questo percorso si sentono soli: ci può aiutare a capire meglio il fenomeno?
"La sensazione di solitudine e di isolamento avvertita dalle coppie è legata a diversi fattori. Intanto, la scoperta dell'infertilità in generale coglie la coppia alla sprovvista, perché la capacità di procreare tende ad essere data per scontata: è comunemente considerata un evento naturale che avviene senza difficoltà. La gravidanza di solito è pianificata, magari viene rimandata per altre esigenze, ad esempio il lavoro: così accade che le coppie facciano valutazioni rispetto al passato e si rimproverino per questa scelta. In generale, accade che lo scontro con la realtà di una infertilità possa far sentire sbagliati. E ciò accade in particolare alla donna, che – più dell'uomo – culturalmente si scontra con l'idea che la realizzazione personale coincida con l'avere un figlio.
La donna, poi, fatica a trovare persone che la capiscano davvero in questa situazione. La sua stessa madre è comunque già madre: difficilmente la donna in questa circostanza ritiene di poter essere compresa appieno anche da una figura così vicina. Accade così che la prospettiva di restare senza un figlio sia vista in modo molto drammatico. Ed è complesso trovare qualcun altro in grado di cogliere la profondità di questo dolore".
Diagnosi di infertilità e supporto psicologico
È previsto un supporto psicologico per chi ha diagnosi di infertilità e decida di intraprendere un percorso di pma?
"Negli ultimi anni c'è sicuramente una maggiore attenzione all'aspetto psicologico. Già da qualche anno è stata indicata nei livelli essenziali di assistenza l'opportunità di offrire prestazioni psicologiche e psicoterapeutiche in sostegno alla consulenza per infertilità. Poi è chiaro che sul territorio nazionale la situazione è molto variegata, anche se la tendenza è quella a una crescente sensibilità. C'è poi da dire che talvolta le coppie sono diffidenti, perché percepiscono il supporto psicologico come una valutazione nei loro confronti: bisogna superare questo ostacolo e affidarsi con fiducia a un aiuto esterno, molto utile in una situazione così delicata".
Pma e aspetti psicologici
Quali sono i principali aspetti psicologici che emergono in una coppia che decide di intraprendere questo percorso?
"Nelle coppie che vivono questa situazione può scattare la cosiddetta trappola emotiva: uomo e donna reagiscono in modi diversi, perché la donna è molto più colpita sul piano emotivo e vorrebbe dal compagno un supporto da questo punto di vista, mentre l'uomo tende a reagire in modo più pratico, cercando magari di trovare soluzioni, e pur essendo coinvolto non offre alla compagna la comprensione e l'empatia che lei si aspetterebbe.
L'uomo, talvolta, può anche confondere la diagnosi di infertilità con una mancanza di virilità: potrebbe così tentare di compensare in altri modi, magari lavorando di più, quasi distaccandosi dal rapporto.
Tutto ciò rischia di instaurare una incomprensione che si autoalimenta, e la comunicazione può risentirne molto".
Pma, ansia e depressione
Può accadere che la donna o il compagno soffrano d'ansia o depressione in un percorso di pma?
"Sì, è stato riscontrato che le condizioni di ansia e depressione sono frequenti, specialmente nella donna. La ricerca scientifica sta cerando di approfondire anche il rapporto tra questi stati psicologici e il successo del concepimento. Si è osservato che le donne che ottengono un successo nel trattamento spesso sono quelle che avevano punteggi più bassi di ansia e depressione rilevati prima di sottoporsi alla PMA. Ancora non c'è un chiaro nesso causale, ma è probabile che l'atteggiamento psicologico possa influire".
Fecondazione eterologa e aspetti psicologici
La fecondazione eterologa, prevedendo il coinvolgimento di persone esterne alla coppia, tocca aspetti psicologici diversi o più difficili da gestire?
"Sì, ci sono ulteriori complessità legate alla donazione di un gamete, o di entrambi. Possono emergere problematiche etiche e, soprattutto, legate al timore che il nascituro somigli o meno al genitore che ha ricevuto in dono il gamete, per quanto ci sia l'attenzione a far sì che le caratteristiche esteriori del fenotipo siano simili. Può anche emergere il timore di non riuscire ad amare questo bambino, e la preoccupazione che la sua semplice esistenza possa ricordare per sempre che non è venuto al mondo con un concepimento naturale ma con il coinvolgimento di altri. Poi ci sono altri aspetti legati alla decisione di comunicare o meno la modalità del concepimento al figlio – quando sarà il momento – e ai parenti. Si può inoltre verificare una situazione sbilanciata nella coppia perché come spesso accade solo uno riceve il gamete, percependo su di sé una pressione maggiore, o sentendosi quasi escluso dal processo, addirittura 'tradito'.
Ogni coppia deve fare un suo percorso di elaborazione, ed è bene che si affidi a uno specialista che aiuti entrambi i componenti a esserne consapevoli".
Consigli per gestire i momenti di stress nei percorsi di Pma
Nella seconda parte del suo libro si trovano schede operative e schemi che aiuteranno la coppia a superare i pensieri negativi o a gestire i momenti di stress: potrebbe dare qualche consiglio alle lettrici e ai lettori che stanno affrontando questo percorso?
"Ogni capitolo fornisce delle indicazioni pratiche legate a temi specifici caratteristici della condizione di infertilità. Ma un consiglio sempre valido, trasversale a tutto l'iter, è quello di cercare di avere un piccolo o grande progetto collaterale da portare avanti, come singoli o meglio ancora come coppia. Una coppia che affronta questo percorso tende a sentirsi molto impotente, nelle mani di terzi che potranno o meno aiutarla a realizzare il desiderio di genitorialità. Quindi è importante sviluppare un altro percorso sul quale invece la coppia abbia piena autonomia. Un hobby, una passione, un'attività artistica: qualcosa da coltivare giorno per giorno e che aiuti a lasciare da parte i pensieri negativi, spostando l'attenzione su altro. Qualcosa di costruttivo e gratificante che costruisca un piccolo pezzo di strada in una direzione comunque interessante, parallelo al progetto del figlio, nel quale ritrovare anche l'autostima che purtroppo tante volte viene compromessa da queste circostanze".
L'invidia del pancione: come gestirla
"L'invidia del pancione è un'emozione molto comune nelle coppie che non riescono ad avere figli. Per alcune donne la maternità è un progetto cullato da molto tempo, per altre può essere più recente, ma in ogni caso può diventare molto centrale: vedere qualcun altro che lo realizza può suscitare invidia anche in persone che normalmente non sono invidiose. All'interno della coppia nasce così anche una sorta di segreto: ci si sente mancanti in qualcosa, difettosi, in imbarazzo, e si prova vergogna nel parlarne ad altri.
Le donne possono trovarsi in difficoltà con amiche in gravidanza o neogenitori, e spesso l'atteggiamento comune è quello di evitare il contatto. La letteratura sull'argomento indica però che questo atteggiamento in realtà tende ad alimentare l'ansia e il disagio. In parte perché, di qualsiasi cosa si tratti, evitare un problema non fa che demonizzarlo. E poi perché la donna perde così l'opportunità di incontrare situazioni di comprensione e appoggio: parlando con neogenitori o donne in gravidanza potrebbe magari scoprire che qualcun altro non ha avuto un concepimento facile, oppure trovare comunque un supporto emotivo che non credeva di poter ricevere. Inoltre evitando tante situazioni di socialità si priva di tutti quei piccoli piaceri della vita quotidiana legati all'incontro, allo scambio, alle relazioni interpersonali, che sono un elemento fondamentale per il benessere piscologico".
L'intervistata
Beatrice Corsale, psicologa e psicoterapeuta, è specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale e socia EABCT (European Association for Behavioural and Cognitive Therapies). Ha svolto attività di ricerca presso l'Istituto di Neurofisiologia del CNR di Pisa. Alterna l'attività clinica alla docenza nelle Scuole di Psicoterapia AIAMC (Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva). Autrice di articoli e contributi scientifici, con il racconto "La favola del fallimento" è tra i vincitori del Concorso Letterario Nazionale di Psicologia, edizione 2019.