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Infertilità femminile, gli esami per l'ovulazione

di Cristina Ferrario - 02.05.2013 - Scrivici

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Fonte: Wavebreak Media ltd / Alamy / IPA
Monitoraggio della temperatura basale, picco dell'LH, test del muco cervicale, tracciatura dei follicoli: tutti gli esami per sapere se si sta ovulando normalmente

In questo articolo

Se una gravidanza non arriva e i primi esami per valutare un'eventuale infertilità femminile non hanno dato risposte definitive, si può procedere con utleriori accertamenti. Eccoli.

Monitoraggio della temperatura basale

temperatura basale

Un grafico che riporti l’andamento quotidiano della temperatura basale può aiutare a stabilire se una donna ovula o meno, perché subito dopo l’ovulazione la temperatura al risveglio aumenta di 0,5 – 1°C, rimanendo elevata per il resto della fase luteale per poi ridiscendere appena prima delle mestruazioni. Tuttavia, questo monitoraggio non deve essere l’unico strumento sul quale fare affidamento per valutare l’ovulazione, poiché qualsiasi movimento o azione può alterare la temperatura della donna.

Esame delle urine per il picco dell’LH a metà ciclo


I kit per il monitoraggio dell’LH sono disponibili in commercio e rappresentano un metodo efficace per controllare l’ovulazione nelle donne che hanno un ciclo normale. Analogamente ai test di gravidanza, sono costituiti da una striscia imbevuta di reagente che si immerge nell’urina del mattino. L’esame può indicare alla donna se il picco di LH si è verificato: in tal caso, l’ovulazione avviene di solito nelle 24-40 ore successive, che sono anche il momento migliore per concepire.


"Rispetto al dosaggio ormonale di LH per via ematica, l’esame sulle urine è certamente più grossolano e ha maggiori margini di errore" spiega Flamigni. "Per esempio, l’LH può essere elevato anche nelle sindromi da ovaio micropolicistico e nelle fasi climateriche ( cioè pre-menopausali). Il vantaggio sta tutto nel fatto di poter eseguire il test a casa e con margini di errore prevedibili e comunque modesti".

Test del muco cervicale


In un ciclo normale, gli alti livelli di estrogeni prodotti immediatamente prima dell’ovulazione provocano una trasformazione del muco cervicale, che diventa trasparente, acquoso e molto più abbondante. Inoltre, forma dei filamenti lunghi 8-10 cm. Tale fenomeno è noto come filanza o spinnbarkeit e può essere rilevato da un medico o dalla donna stessa.


Il muco cervicale può anche essere esaminato al microscopio dopo averlo posto su un vetrino e fatto essiccare: produce un caratteristico aspetto “a felce” al momento dell’ovulazione. Se nessuno dei predetti mutamenti caratteristici si verifica, la donna potrebbe non ovulare ( evento molto poco probabile) o potrebbe essere affetta da un disturbo del muco cervicale.

Esame ecografico e tracciatura dei follicoli


L’esame ecografico è un metodo efficace per visualizzare le ovaie e l’utero. Le sonde transvaginali fanno sì che la donna non debba necessariamente tenere la vescica piena per poter visualizzare gli ovuli. L’ecografia è utilizzata per:

  • Individuare qualsiasi anomalia dell’utero, dell’endometrio o delle ovaie;
  • Determinare la situazione ovulatoria e il momento dell’ovulazione;
  • Verificare gli effetti di qualunque trattamento ormonale.

Il primo passo consiste nell’eseguire un’ecografia basale, condotta di solito al giorno 2 o 3 del ciclo. Ciò consente di visualizzare la struttura delle ovaie e ottenere informazioni sulle cause di infertilità nelle donne che non hanno ciclo mestruale (per esempio presenza di ovaio policistico). Nelle pazienti che invece hanno un ciclo regolare, l’ecografia dovrebbe mostrare ovaie di forma e dimensioni nella norma: la quantità di follicoli presenti nelle ovaia consente di stabilire se il patrimonio follicolare residuo è normale o alterato, cosa che peraltro è facile diagnosticare con un dosaggio dell’ormone anti-mülleriano e dalla tendenza a crescere dell’FSH.

Se l’aspetto delle ovaie è normale, l’ecografia basale è seguita da una seconda ecografia tra il settimo e il decimo giorno del ciclo, momento in cui è di solito visibile un follicolo dominante (ossia un follicolo chiaramente più grande degli altri). Quando un follicolo ha raggiunto le dimensioni di circa 12 mm di diametro, cresce ad una velocità di circa 2 mm al giorno e, a questo punto, si effettua un’ecografia ogni due giorni fino al momento dell’ovulazione.

L’ovulazione ha luogo normalmente quando il follicolo dominante raggiunge le dimensioni di circa 18–25 mm.

Se questi esami dimostrano che l’ovulazione della donna avviene regolarmente, è probabile che il problema dell’infertilità sia dovuto a un’ostruzione delle vie riproduttive. Con ogni probabilità, saranno allora necessari esami strumentali (ecografie o esami più invasivi).

Esami tendenzialmente superati


Alcuni esami erano effettuati in passato, ma oggi sono considerati tendenzialmente superati. Vengono eseguiti di rado o sono stati abbandonati del tutto. Tra questi:

- Dosaggio del progesterone
Se una donna ovula normalmente, i suoi livelli di progesterone nel sangue saliranno a metà della fase luteale (circa 5–10 giorni prima del successivo ciclo mestruale). Un esame del sangue condotto in questo momento del ciclo dovrebbe mostrare livelli di progesterone sopra i 25-30 nanogrammi/l; se così non è, la donna potrebbe non aver ovulato. "Purtroppo la produzione di progesterone da parte del corpo luteo è pulsatile, con ritmi ci circa 4 ore nelle prime due settimane della fase luteale e di 9 nelle successive" spiega Flamigni. "Questo significa che un unico prelievo di sangue non è assolutamente in grado di diagnosticare una fase luteale inadeguata e oggi questo esame è considerato sorpassato".

- Biopsia endometriale Si tratta di raccogliere un campione di endometrio, prelevato in anestesia locale, subito prima del periodo mestruale atteso. L’esame istologico delle cellule endometriali può mostrare se sono avvenuti o meno i normali mutamenti nelle ghiandole che si trovano nel rivestimento uterino. Se così non è, probabilmente l’ovulazione non è avvenuta. Questo esame viene considerato oggi assai poco significativo.

Infertilità o sterilità


Oggi si sente parlare molto più frequentemente di infertilità che di sterilità, e i due termini sono generalmente usati come sinonimi. A voler essere proprio precisi, però, indicano condizioni leggermente differenti e l’uso del termine infertilità è stato sollecitato dal fatto che la sterilità in inglese si chiama infertility.

Tecnicamente, per sterilità si intende l’incapacità di concepire, mentre per infertilità si intende l’incapacità di portare a termine una gravidanza e di partorire figli sani e capaci di sopravvivere: in questo caso può anche esserci concepimento ma, per esempio, non c’è attecchimento dell’embrione o si va incontro ad aborti ripetuti.

(Revisione a cura di Valentina Murelli)

Con la consulenza del prof Carlo Flamigni, medico chirurgo, libero docente in Clinica ostetrica e ginecologica, membro del Comitato Nazionale di Bioetica

Aggiornato il 28.05.2018

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