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Infertilità femminile: tutti i test da fare se l'ovulazione è normale ma la gravidanza non arriva

di Cristina Ferrario - 02.05.2013 - Scrivici

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Fonte: DCPhoto / Alamy / IPA
Se l'ovulazione è normale ma non si riesce a concepire il problema potrebbe riguardare l'utero o le tube: ecco gli accertamenti da fare per capire se c'è qualcosa che non va

In questo articolo

Mese dopo mese, i tentativi continuano, ma la gravidanza non arriva, e i primi esami fatti per capire se c'è qualcosa che non va a livello dell'ovulazione non portano a conclusioni significative. Ecco allora quali ulteriori accertamenti eseguire.

Test per valutare la cavità uterina

- Ecografia tridimensionale Consente di sospettare l’esistenza di malformazioni fundiche dell’utero (uteri setti, subsetti, arcuati, a sella ), cosa che deve comunque essere confermata da una isteroscopia. Le malformazioni fundiche possono essere causa di sterilità (raramente) e di infertilità (molto frequentemente) e dovrebbero essere sempre sospettate nel caso di aborto ripetuto. Possono essere facilmente eliminate con un intervento di isteroscopia operativa.

- Isteroscopia E’ una tecnica endoscopica minimamente invasiva che permette di valutare la cavità uterina, la presenza di anomalie o condizioni che possono interferire con l’impianto dell’embrione (per esempio malconformazioni fundiche, polipi uterini e sinechie, cioè aderenze) e le caratteristiche dell’endometrio. Oltre che diagnostica, l’isteroscopia può essere operativa, per eliminare alcune di queste possibili anomalie.

Test di pervietà tubarica


Questi esami permettono di stabilire se le tube di Falloppio sono libere (pervie) o chiuse. I test principali sono:
- Isterosalpingografia Esame radiologico per studiare le tube di Falloppio, che implica l’impiego di un mezzo di contrasto radiografico introdotto attraverso la vagina. Se le tube sono pervie, il mezzo di contrasto riempirà l’utero e le tube e fuoriuscirà nella cavità addominale. Questo esame mostra con accuratezza se le tube sono bloccate, ma non può mostrare il reale stato delle tube (per esempio, la presenza di endometriosi o di aderenze). Può, a volte, essere doloroso;


- Isterosonosalpingosonografia (ISG) o sonosalpingografia Esame ecografico vaginale simile all’isterosalpingografia. In questo caso, però, si impiega uno speciale mezzo di contrasto che riflette gli ultrasuoni, facendo apparire sullo schermo le aree indagate di colore bianco pieno. Dopo l’introduzione del mezzo di contrasto attraverso la vagina, si utilizza una sonda ecografica transvaginale. L’esame è accurato quanto l’isterosalpingografia ma è più semplice, meno costoso e meno invasivo. Con questo esame si evitano inoltre tutti i rischi associati all’esposizione ai raggi X. D’altra parte consente di capire solo se le tube sono chiuse e la maggior parte delle donne affette da sterilità tubarica ha tube aperte ma non funzionanti. Per questo, molti ginecologi preferiscono utilizzare ancora la ISG.


- Laparoscopia Visualizzazione diretta delle ovaie e della parte esterna delle tube di Falloppio attraverso l’uso di un laparoscopio (un tubicino sottile alla cui estremità è posta una minuscola videocamera). Il laparoscopio è introdotto sotto anestesia, attraverso una piccola incisione vicino all’ombelico; può mostrare la presenza di aderenze, cisti ed endometriosi nelle ovaie, nelle tube e nelle fimbrie. L’esame può provocare disagio alla paziente e gonfiore; esiste un modestissimo rischio di emorragia e di perforazione intestinale.

Test post-coitale: non si fa più


L'esame post coitale (PCT, postcoital test) è uno dei test più datati impiegati nella diagnosi di infertilità. Alle coppie viene chiesto di avere rapporti sessuali uno o due giorni prima dell’attesa ovulazione (stimata sulla base dei grafici della temperatura basale o dell’abituale durata del ciclo). Nel centro specialistico viene prelevata una piccola quantità di muco dal canale cervicale, con l’aiuto di uno speculum vaginale. Il muco è poi strisciato su un vetrino ed esaminato al microscopio. Si conta il numero di spermatozoi presenti e si annota la modalità con cui si muovono attraverso il muco. Si valuta inoltre la qualità del muco stesso e ad esso viene attribuito un punteggio, “buono” o “scarso”. La qualità del muco può essere migliorata attraverso un trattamento a base di estrogeni durante la fase follicolare. Un muco denso e giallastro può indicare la presenza di un’infezione. Poiché il PCT non è un test diagnostico accurato, deve essere ripetuto numerose volte; inoltre, la sua reale utilità è molto dibattuta: molti centri preferiscono non ricorrervi per nulla.

(Revisione a cura di Valentina Murelli)

Con la consulenza del prof Carlo Flamigni, medico chirurgo, libero docente in Clinica ostetrica e ginecologica, membro del Comitato Nazionale di Bioetica

Infertilità o sterilità


Oggi si sente parlare molto più frequentemente di infertilità che di sterilità, e i due termini sono generalmente usati come sinonimi. A voler essere proprio precisi, però, indicano condizioni leggermente differenti e l’uso del termine infertilità è stato sollecitato dal fatto che la sterilità in inglese si chiama infertility.

Tecnicamente, per sterilità si intende l’incapacità di concepire, mentre per infertilità si intende l’incapacità di portare a termine una gravidanza e di partorire figli sani e capaci di sopravvivere: in questo caso può anche esserci concepimento ma, per esempio, non c’è attecchimento dell’embrione o si va incontro ad aborti ripetuti.

Aggiornato il 28.05.2018

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