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Infertilità femminile, i primi esami da fare per scoprire le cause

di Cristina Ferrario - 28.05.2018 - Scrivici

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Fonte: Alfio Finocchiaro / Alamy / IPA
Esami delle urine e del sangue: la prima linea di controlli quando si cerca un bambino che non arriva

Mesi e mesi di tentativi, ma non succede nulla: quella gravidanza tanto desiderata non arriva, e si insinua il sospetto che ci sia qualcosa che non va. In questi casi si procede allora con una serie di indagini per cercare di individuare le eventuali cause di ridotta fertilità, secondo un protocollo che è all'incirca standard per molti centri.

“Per quanto riguarda la donna, per prima cosa il medico specialista raccoglie una sua anamnesi completa (cioè la sua storia clinica) e la sottopone a una prima visita” spiega il ginecologo bolognese Carlo Flamigni. Questo per poter rilevare eventuali segni di qualsiasi condizione che potrebbe causare infertilità o sterilità”. A seconda dei casi, potrà poi essere richiesta l’esecuzione di una serie di indagini via via più sofisticate.

Gli esami che potrebbero essere richiesti in una prima fase dell'indagine sono:
- esame delle urine o tampone uretrale per ricercare l’eventuale presenza di infezioni, in particolare da clamidia e mycoplasma.
- esami del sangue per i dosaggi ormonali, per vedere se la donna sta ovulando (per esempio LH, FSH, AMH) e valutare la funzionalità tiroidea (TSH e anticorpi anti-tiroidei). In questa occasione si valuta anche la copertura o meno rispetto alla rosolia, la toxoplamosi e altre malattie infettive che potrebbero rappresentare una causa di malformazione fetale.

- striscio cervicale (Pap test), se non è stato effettuato di recente. "In realtà non è utile ai fini della diagnosi di infertilità, ma si approfitta di ogni visita ginecologica per eseguire interventi molto importanti e che pure le donne tendno a dimenticare" precisa Flamigni.


Il medico indirizzerà la donna a ulteriori test se ha un ciclo di durata inferiore ai 21 giorni o superiore ai 35, sta tentando di concepire da oltre 18 mesi oppure ha avuto in passato malattie o alterazioni di natura ginecologica, come infezione pelvica, endometriosi o una gravidanza ectopica.

Infertilità o sterilità


Oggi si sente parlare molto più frequentemente di infertilità che di sterilità, e i due termini sono generalmente usati come sinonimi. A voler essere proprio precisi, però, indicano condizioni leggermente differenti e l’uso del termine infertilità è stato sollecitato dal fatto che la sterilità in inglese si chiama infertility.

Tecnicamente, per sterilità si intende l’incapacità di concepire, mentre per infertilità si intende l’incapacità di portare a termine una gravidanza e di partorire figli sani e capaci di sopravvivere: in questo caso può anche esserci concepimento ma, per esempio, non c’è attecchimento dell’embrione o si va incontro ad aborti ripetuti.

(Revisione a cura di Valentina Murelli)

Con la consulenza del prof Carlo Flamigni, medico chirurgo, libero docente in Clinica ostetrica e ginecologica, membro del Comitato Nazionale di Bioetica

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