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Crioconservazione di ovociti: tutto quello che bisogna sapere

di Valentina Murelli - 11.10.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Gli ovociti di una donna possono essere congelati in varie circostanze: nell'ambito di percorsi di PMA, per la preservazione di fertilità in caso di malattia (soprattutto tumori) e in modo privato (social egg freezing)

In questo articolo

Negli Stati Uniti mettere “in banca” (in freezer) i propri ovociti quando si è ancora giovani, in attesa del momento buono per provare ad avere un figlio è un fenomeno ormai piuttosto di moda. Sono passati cinque anni (era il 2014) da quando giganti della Silicon Valley come Facebook e Apple hanno annunciato di aver aggiunto tra i benefit per le proprie dipendenti un bonus di 20 mila dollari a copertura del congelamento di ovociti e da allora oltreoceano il mercato del cosiddetto social egg freezing ha continuato a espandersi, benché non tutti gli esperti del settore lo vedano con favore.

In Italia il congelamento “privato” di ovociti per ragioni non mediche è decisamente più marginale, ma si comincia a parlarne anche qui. Ma il congelamento di ovociti può essere effettuato anche in altre situazioni, per esempio per preservare la fertilità messa a rischio da particolari condizioni mediche, o nell'ambito di percorsi di PMA. Facciamo chiarezza.

Congelamento o crioconservazione di ovociti: che cos'è

Si tratta di una tecnica nata negli anni ottanta, che prevede appunto il congelamento dei gameti femminili – gli ovociti - in modo che possano essere utilizzati in un secondo momento. In Italia questa possibilità è stata ampiamente utilizzata nei primi anni successivi all'introduzione della legge 40 sulla fecondazione assistita, che inizialmente prevedeva il divieto di congelamento di embrioni.

Per evitare di impiantare in utero un numero eccessivo di embrioni (con il rischio di gravidanze multiple) e allo stesso tempo non perdere il patrimonio di gameti ottenuto con la stimolazione, l'unica scelta vantaggiosa era appunto la crioconservazione. Che negli ultimi anni ha ottenuto ulteriore impulso dallo sviluppo di una nuova tecnica di congelamento rapido, particolarmente efficiente, chiamata vitrificazione.

Crioconservazione di ovociti: quando e perché

Sono tre le situazioni nelle quali una donna può decidere il congelamento dei propri ovociti: “Il caso più frequente è sicuramente quello della crioconservazione nell'ambito di un percorso di PMA” spiega il presidente della Società italiana di riproduzione umana, Antonino Guglielmino.

In pratica, dopo la stimolazione ovarica viene prodotto un certo numero di ovociti, e se questo è elevato si può decidere di non fecondarli tutti (per non rischiare di avere un numero eccessivo di embrioni), ma di congelarne qualcuno per eventuali utilizzi futuri.

Altro caso: la crioconservazione nell'ambito di un percorso di preservazione della fertilità per donne con malattie oncologiche o con altre malattie che – direttamente, oppure indirettamente attraverso le terapie – rischiano di compromettere il patrimonio di cellule riproduttive e, dunque, la possibilità di diventare mamma.

Infine, c'è il controverso social egg freezing. Per alcuni, si tratta di una chance in più per le giovani donne calate in un contesto sociale e culturale in cui, per varie ragioni - dalla mancanza di un partner alla presenza di condizioni lavorative precarie - la maternità viene sempre più ritardata. Questo è vero soprattutto per l'Italia, dove le donne arrivano al primo parto sempre più tardi (l'età media è di circa 32 anni) e sono sempre più numerose le donne che partoriscono il primo bambino – o si rivolgono a un percorso di PMA – oltre i 40 anni. Quando effettivamente la finestra riproduttiva sta ormai per chiudersi.

Ma attenzione: gli esperti avvertono comunque che nel caso del social freezing chance non significa certezza. Tornare a 40 anni a prendere quegli ovociti conservati a 25 per iniziare un percorso di PMA non significa che questo andrà per forza a buon fine e che ci si ritroverà con un bambino in braccio. E per altri si tratta proprio di una forzatura. “Personalmente non trovo molto opportuno sottoporsi a una pratica medica senza reali indicazioni mediche, ma per condizioni di carattere sociale” afferma Guglielmino.

Come avviene

La procedura prevede più fasi. In un primo momento la donna deve sottoporsi a una stimolazione ormonale per far crescere più follicoli (in genere sono una decina).

Quando i follicoli sono giunti a maturazione, vengono prelevati per via transvaginale nel corso di un intervento in day hospital effettuato in sedazione profonda (la donna viene addormentata ma non intubata e non sente alcun dolore). Gli ovociti ricavati da questa operazione vengono preparati per il congelamento che avviene in azoto liquido alla temperatura di meno 196 gradi C.

Congelamento di ovociti: quali sono i rischi della procedura?

“I rischi oggi sono veramente molto ridotti” rassicura Guglielmino. “Quello più preoccupante era il rischio di iperstimolazione ovarica, che però è molto diminuito grazie a un'elevatissima personalizzazione e modulazione delle terapie”.

Poi ci sono i rischi chirurgici e legati alla sedazione profonda, ma anche questi sono minimi. “Nel complesso, si tratta di una pratica decisamente mini invasiva”.

Quando si scongelano gli ovociti messi in freezer

Se la scelta è determinata da ragioni di salute, lo scongelamento avverrà quando si è risolto il problema. Nei casi in cui l'opzione sia legata a una PMA, allora gli ovociti saranno scongelati in caso di nuovi o ulteriori tentativi di avere un bambino, se il primo tentativo non è andato a buon fine o se la coppia si desidera avere altri figli. In caso di social freezing, lo scongelamento avverrà quando la donna deciderò di provare a utilizzare i suoi ovociti per avere un bambino.

Quando congelarli

Ovviamente, ha senso congelare gli ovociti quando la donna è ancora sufficientemente giovane da avere gameti di buona qualità: l'ideale sarebbe tra i 25 e i 30 anni, ma nel corso di pratiche di PMA il congelamento avviene spesso più tardi, quando la donna ha 35-38 anni (l'età media alla quale la donna italiana accede per la prima volta a un percorso di PMA è di circa 37 anni). Dopo questa età comincia ad avere veramente poco senso congelare ovociti.

Quanto costa

Se la crioconservazione viene fatta per ragioni di salute – dunque per la preservazione di fertilità in caso di malattia o nell'ambito di un percorso di PMA per infertilità – è il Servizio sanitario nazionale a farsi carico dei costi (ovviamente nelle strutture pubbliche o private convenzionate).

Se invece viene fatta per ragioni personali (social freezing) è a pagamento e il costo si aggira intorno ai 4-5000 euro per ciclo di stimolazione (attenzione, se si producono pochi ovociti possono servire anche più cicli), comprensivi dei farmaci per la stimolazione stessa (costosissimi), del prelievo in day hospital, della conservazione per un certo numero di anni. Alcuni centri possono richiedere poi un pagamento annuale per rinnovare la conservazione.

Alcune regioni (Toscana, Friuli Venezia Giulia e Trentino) stanno autonomamente cominciando a proporre un percorso che prevede l'offerta gratuita della crioconservazione “privata” di ovociti, a patto che una parte di questi venga donata per percorsi di fecondazione eterologa. In Italia, infatti, l'ovodonazione è possibile ma molto poco frequente e la maggior parte degli ovociti impiegati per fecondazioni eterologhe viene importata dall'estero.

Sopravvivenza degli ovociti congelati

“In teoria è praticamente infinita” afferma Guglielmino, raccontando di esiti positivi in seguito a scongelamento dopo 20 e più anni. “E se il congelamento è stato effettuato bene, gli ovociti congelati danno le stesse probabilità di successo di ovociti freschi”.

Di solito, però, non si aspetta mai così a lungo, perché più passano gli anni, meno sono le possibilità di successo per la donna indipendentemente dall'età degli ovociti stessi (in altre parole: dopo i 45-50 anni la gravidanza diventa comunque sempre più difficile da ottenere e portare avanti, anche se gli ovociti sono più giovani).

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