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Non rimango incinta: esami da fare per capire se ci sono dei problemi

di Franco Teruzzi - 19.07.2021 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Non rimango incinta: esami da fare. Indagini in caso di gravidanza che tarda ad arrivare. Esami del sangue per fertilità femminile e dosaggi ormonali

In questo articolo

Non rimango incinta: esami da fare

Quando la gravidanza tarda ad arrivare per vie naturali, è bene rivolgersi a un centro per la fertilità (sia esso ospedaliero o privato), direttamente o dietro consiglio del proprio medico curante o ginecologo. Qualunque sia la strada scelta, normalmente la coppia deve sottoporsi ad alcuni accertamenti diagnostici per verificare la fertilità di entrambi i partner e l'esistenza di eventuali problemi. Le indagini prevedono alcuni esami di routine (test di primo livello) seguiti, se necessario, da eventuali approfondimenti (test di secondo livello). Ecco un elenco degli esami specificida fare se non si riesce a rimanere incinta.

Esami di primo livello

Nell'elenco degli esami del sangue per fertilità femminile troviamo:

  • Esame delle urine o tampone uretrale per ricercare l'eventuale presenza di infezioni, in particolare da clamidia e mycoplasma.
  • Esami del sangue per i dosaggi ormonali, per vedere se la donna sta ovulando (per esempio LH, FSH, AMH) e valutare la funzionalità tiroidea (TSH e anticorpi anti-tiroidei).

La verifica della fertilità femminile procederà con una valutazione della riserva ovarica, che consiste in un'analisi del sangue che cerchi di identificare eventuali squilibri ormonali. Gli ormoni coinvolti sono:

  • FSH (dall'inglese follicle stimulating hormone, ormone follicolo-stimolante),
  • AMH (ormone antimulleriano),
  • LH (dall'inglese luteinising hormone, ormone luteinizzante),
  • estradiolo,
  • prolattina,
  • progesterone per verificare l'avvenuta ovulazione.

Ulteriori esami per sapere se si sta ovulando

Monitorare l'ovulazione e assicurarsi che tutto proceda nel modo giusto è la prima cosa da fare se non si riesce a rimanere incinta.

Monitoraggio della temperatura basale

Viene fatto tranquillamente a casa, come si fa nei metodi naturali di controllo della fertilità.

Un grafico che riporti l'andamento quotidiano della temperatura basale può aiutare a stabilire se una donna ovula o meno, perché subito dopo l'ovulazione la temperatura al risveglio aumenta di 0,5 – 1°C, rimanendo elevata per il resto della fase luteale per poi ridiscendere appena prima delle mestruazioni.

Esame delle urine per il picco dell'LH a metà ciclo

I kit per il monitoraggio dell'LH sono disponibili in commercio e rappresentano un metodo efficace per controllare l'ovulazione nelle donne che hanno un ciclo normale. Analogamente ai test di gravidanza, sono costituiti da una striscia imbevuta di reagente che si immerge nell'urina del mattino. L'esame può indicare alla donna se il picco di LH si è verificato: in tal caso, l'ovulazione avviene di solito nelle 24-40 ore successive, che sono anche il momento migliore per concepire.

Test del muco cervicale

In un ciclo normale, gli alti livelli di estrogeni prodotti immediatamente prima dell'ovulazione provocano una trasformazione del muco cervicale, che diventa trasparente, acquoso e molto più abbondante. Inoltre, forma dei filamenti lunghi 8-10 cm. Tale fenomeno è noto come filanza o spinnbarkeit e può essere rilevato da un medico o dalla donna stessa.

Se non si verifica nessuno di questi mutamenti, la donna potrebbe non ovulare (evento molto poco probabile) o potrebbe essere affetta da un disturbo del muco cervicale.

Esame ecografico e tracciatura dei follicoli

L'esame ecografico è un metodo efficace per visualizzare le ovaie e l'utero. Le sonde transvaginali fanno sì che la donna non debba necessariamente tenere la vescica piena per poter visualizzare gli ovuli. L'ecografia è utilizzata per:

  • Individuare qualsiasi anomalia dell'utero, dell'endometrio o delle ovaie;
  • Determinare la situazione ovulatoria e il momento dell'ovulazione;
  • Verificare gli effetti di qualunque trattamento ormonale.

Il primo passo consiste nell'eseguire un'ecografia basale, condotta di solito al giorno 2 o 3 del ciclo, per visualizzare la struttura delle ovaie. Se l'aspetto delle ovaie è normale, l'ecografia basale è seguita da una seconda ecografia tra il settimo e il decimo giorno del ciclo, momento in cui dovrebbe essere visibile un follicolo dominante.

Ovulo ma non resto incinta

Laddove gli esami e i monitoraggi non evidenzino anomalie nell'ovulazione si procederà con altre indagini.

Test per valutare la cavità uterina

Si tratta dell'ecografia tridimensionale, che consente di sospettare l'esistenza di malformazioni fundiche dell'utero (uteri setti, subsetti, arcuati, a sella ) e dell'isteroscopia, una tecnica endoscopica minimamente invasiva che permette di valutare la cavità uterina, la presenza di anomalie o condizioni che possono interferire con l'impianto dell'embrione e le caratteristiche dell'endometrio.

Oltre che diagnostica, l'isteroscopia può essere operativa, per eliminare alcune di queste possibili anomalie.

Test di pervietà tubarica

Questi esami permettono di stabilire se le tube di Falloppio sono libere (pervie) o chiuse. I test principali sono:

  • Isterosalpingografia Esame radiologico per studiare le tube di Falloppio, che implica l'impiego di un mezzo di contrasto radiografico introdotto attraverso la vagina;
  • Isterosonosalpingosonografia (ISG) o sonosalpingografia Esame ecografico vaginale simile all'isterosalpingografia. In questo caso, però, si impiega uno speciale mezzo di contrasto che riflette gli ultrasuoni. Dopo l'introduzione del mezzo di contrasto attraverso la vagina, si utilizza una sonda ecografica transvaginale. L'esame è accurato quanto l'isterosalpingografia ma è più semplice, meno costoso e meno invasivo. D'altra parte consente di capire solo se le tube sono chiuse e la maggior parte delle donne affette da sterilità tubarica ha tube aperte ma non funzionanti. Per questo, molti ginecologi preferiscono utilizzare ancora la ISG.
  • Laparoscopia Visualizzazione diretta delle ovaie e della parte esterna delle tube di Falloppio attraverso l'uso di un laparoscopio (un tubicino sottile alla cui estremità è posta una minuscola videocamera). Il laparoscopio è introdotto sotto anestesia, attraverso una piccola incisione vicino all'ombelico. L'esame può provocare disagio alla paziente e gonfiore; esiste un modestissimo rischio di emorragia e di perforazione intestinale.

Revisionato da Francesca Capriati

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