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Lei vuole il secondo figlio, lui no

di Rosy Maderloni - 12.03.2018 - Scrivici

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Fonte: Pixabay.it
Lei è pronta a una nuova "avventura" insieme ma lui mostra reticenza e non se la sente di ricominciare. Come possono dialogare due desideri così diversi su un tema importantissimo, come la nascita di un (secondo) figlio? Ecco come evitare una crisi di coppia, partendo dall'ascolto profondo e dal dialogo sincero.

In questo articolo

Ricominciare da capo con biberon, levatacce e pannolini. Ripensare, nuovamente, gli spazi in casa e quali stratagemmi inventarsi per trovare un po' di intimità.

Ma allo stesso tempo innamorarsi un'altra volta di due manine paffute, ritornare ad emozionarsi per le prime paroline, i primi passi e le prime conquiste che non si scordano più.

L'immaginazione all'idea di un secondo figlio può spaziare da un estremo all'altro, dando vita ad un desiderio sfrenato di maternità oppure di reticenza alla prospettiva di un nuovo assetto famigliare. E allora come comportarsi quando in una coppia la divergenza di vedute sembra inconciliabile?

Abbiamo chiesto alla psicologa Silvia Vegetti Finzi, autrice, tra gli altri, del volume "L’ospite più atteso: vivere e rivivere le emozioni della maternità" di aiutarci a capire le ragioni di "lei" mentre alla psichiatra Cristina Selvi e alla psicanalista esperta di coppia Alessia Santoro dello Studio Psichiatria Integrata abbiamo chiesto qualche consiglio per comprendere il pensiero di "lui".

Come nasce il desiderio di maternità

«Il desiderio di un figlio nasce dall'inconscio - premette Silvia Vegetti Finzi -: quello vero e viscerale, arriva quando arriva. Non lo si programma, e lo si può riconoscere da piccoli segnali (come ad esempio l'emozionarsi di fronte a una carrozzina). A volte questo desiderio giunge nei momenti "meno opportuni", dando origine a conflitti che investono la donna sotto più punti di vista: il dover ascoltare i tempi del proprio corpo, i tempi sociali e quelli dell'opportunità-inopportunità di un figlio».

«Eppure questo desiderio nasce dal sogno - continua la psicologa - che non risponde sempre a queste condizioni. Nasce da una nuova disponibilità, che cambia la donna nel profondo. Altro fattore importante è che non sempre questa scelta è accompagnata dalla una stessa predisposizione da parte dell'uomo. Qui può esserci una discrepanza: il secondo figlio, al padre può sembrare a tratti un eccesso, perché potrebbe incorrere nell'errore di dare per scontato che una donna già madre la prima volta abbia coronato il suo desiderio di maternità.

Non è così, invece, e sarebbe bene dentro la coppia ascoltare questo richiamo. D'altra parte, quando questo desiderio si presenta, la cosa peggiore che si possa fare è imporre la propria volontà. Non si impone e non si obbliga ad altri ciò che si desidera».

Le paura tipicamente maschili

«A volte la scelta di un secondo figlio è il tentativo di risolvere, negandolo, un problema di coppia - rispondono le dottoresse Selvi e Santoro -: l’uomo potrebbe essere più consapevole delle difficoltà in questo senso e non volersi sobbarcare un ulteriore carico di dinamiche difficili e frustranti».

«Il tema economico, invece, è attuale per via della precarietà dei contratti lavorativi e ha a che vedere anche con la paura delle responsabilità del maschio, che ancora oggi sente suo il compito e il dovere di tutelare la famiglia, generando un carico di preoccupazioni e ansia che molti uomini faticano a mentalizzare e a gestire».

«In alcuni casi i padri potrebbero essere spaventati da una donna molto volitiva e assertiva, che si rivolge al partner con toni svalutanti, poco amorevoli e con richieste, magari anche corrette, espresse più come comandi che come desideri».

«In molti casi l’uomo sente anche che con la crescita del primo figlio è stato raggiunto finalmente un livello di indipendenza e di libertà tale per cui si può concretamente ricominciare ad avere una vita più regolare dal punto di vista del sonno e della vita sociale, a cui non vuole di nuovo rinunciare».

Consigli per lei


Come può dunque una donna proporre il proprio punto di vista, in maniera corretta e adatta ad essere compresa?

«Predisponendo e propiziando - suggerisce Vegetti Finzi -. Condividendo soprattutto le fantasie, uscendo dall'ambito della contrattualità ed entrando nel mondo dell'immaginare insieme. Si può, ad esempio, far notare dolcemente che una coppia di conoscenti che ha avuto il secondo figlio è contenta, oppure si può introdurre con delicatezza e garbo come sarebbe contento il primogenito di questo nuovo arrivo, magari aggiungendo che non si può dare un regalo migliore al proprio figlio che non un fratello o sorella.

Mai pretendere come fosse un diritto, perché è sempre una grazia avere un figlio, l'ospite più atteso».

«Un altro suggerimento è di aiutare il papà a ripensare l'attesa e l'infanzia, a ricordare che anche lui è stato un bambino - aggiunge la psicologa -. E' difficile che un uomo desideri un figlio in prima battuta. Cercate, dunque, di sentire e capire il desiderio dell'altro, perché l'auspicio dell'uno sia anche dell'altro: è condividendo che prima o poi si trovi un punto di incontro».


«Può esserci poi la situazione in cui il primo figlio provenga da un'unione diversa: in questo caso un secondo figlio potrebbe essere pensato come un sigillo perché la vita possa ricominciare, figlio di una nuova narrazione e di una rinnovata fiducia nel futuro. Passare questo messaggio potrebbe persino portare una soluzione a vecchi conflitti tra divrsi nuclei famigliari».

«Quando, invece, la difficoltà riguarda l'organizzazione famigliare o la condizione economica, allora è importante concentrarci sul lato "caldo" dell'affettività: le cose più importanti della vita non si calcolano. Se guardassimo sempre gli svantaggi non andremmo avanti, perché ciò che conta non si conta. Stesso discorso vale per lo spazio: anche questo si può ricavare dove si pensava non ce ne fosse. Sono solo alcuni degli argomenti che si possono portare dentro la relazione. Alle donne consiglio, ancora, di avere uno sguardo attento e lieve, di non aver fretta e di evitare gli attriti quotidiani, che poi sono i più logoranti».

Consigli per lui


«La comunicazione è alla base di una buona relazione - aggiungono Selvi e Santoro - ma spesso si instaurano dinamiche che assomigliano più a un tiro alla fune che ad un dialogo, dove l’unico obiettivo è portare l’altro a pensarla come noi. L'ascolto reale delle idee e delle paure della propria partner, l'accettazione di un diverso modo di sentire e di pensare, utilizzando il canale della comprensione e dell’empatia sono molto importanti»

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«Anche il timing ha il suo ruolo: troviamo il momento adatto, senza fretta, le decisioni importanti necessitano di tempi lunghi e di momenti ripetuti di confronto e mediazione. Attenzione a una eccessiva chiusura rabbiosa, che non crea certo il terreno fertile per riprendere un argomento che ci sta tanto a cuore».

«Quando poi si è uno di fronte all'altra, meglio accogliere e non criticare le paure, sobbarcarsi consapevolmente una parte delle fatiche e avere pazienza: non si deve arrivare per forza ad una decisione velocemente, è necessario dare spazio e tempo a più momenti di dialogo e di confronto. Essere parte di una coppia significa infine, rinunciare, almeno in parte, all’espressione sempre e comunque della propria individualità».

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