Adottare un bambino da single
La legge italiana non prevede in via ordinaria l'adozione da parte dei single, privilegiando in ogni caso l'adozione da parte di coppie sposate. Tuttavia già nell'impianto della legge del 1983 esisteva una norma di chiusura che rendeva possibile in alcuni casi particolari l'adozione di un bambino da parte di una persona single e la giurisprudenza ha contribuito a definire meglio i contorni di queste ipotesi. Il principio che guida queste scelte è sempre e solo l'interesse supremo del minore. In base a ciò, e alla rapida evoluzione della nostra società, è possibile che l'affidamento e poi l'adozione da parte di un single possano verificarsi. Ne parliamo con Daniela Bertolusso dell'associazione torinese Amici di Don Bosco, uno degli enti autorizzati a supportare le coppie nel percorso di adozione internazionale
Adozioni da parte dei single in Italia: cosa dice la legge
In Italia è possibile adottare un bambino da single?
"Esistono dei riferimenti normativi ben precisi in merito: l'articolo 44 della legge 184 del 1983, che disciplina l'adozione in casi particolari, modificata in maniera significativa dalla legge 149 del 2001 e poi dalla legge sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine, la numero 173 del 2015. Come sempre, le leggi vanno calate nel tessuto della quotidianità: per questo esiste la giurisprudenza. Caso paradigmatico è quello di Luca Trapanese, scelto dal Tribunale per i minorenni di Napoli come genitore di Alba, una neonata con la sindrome di Down. In questo caso, come in altri che non sono stati sotto la luce dei riflettori, vale sempre un unico principio: l'interesse supremo del minore. Nel nome del quale è anche possibile allontanarsi dalla norma standard".
Il percorso da seguire
Cosa deve fare nel pratico un single che desidera adottare un bambino?
"Ribadiamo che l'adozione da parte dei single non è la norma, ma un'eccezione, che può presentarsi in circostanze particolari definite dalla legge, ad esempio quando il minore sia orfano e abbia stretto con la persona in questione un rapporto stabile e duraturo prima della perdita dei genitori, oppure quando sia portatore di handicap o quando è stato impossibile (di fatto o di diritto) trovare una coppia disposta ad accoglierlo in affido preadottivo.
Non esiste, quindi, un percorso standard per un single che voglia adottare un bambino. L'unica certezza è che si deve sempre partire da una richiesta di affidamento. L'adozione può avvenire se tra la persona e il minore si stabilisce un rapporto affettivo stabile e duraturo, talmente importante che interromperlo sarebbe dannoso per il minore".
I consigli sul piano psicologico
Che consigli di natura psicologica darebbe ad un single che si appresta ad avviare le procedure?
"L'adozione avviene sempre nell'interesse del minore, non di un adulto che vuole avere un figlio. Questo è il punto di partenza che bisogna avere ben chiaro in mente per non subire delusioni. Si deve mettere in conto che il percorso sarà con ogni probabilità lungo e frustrante. È necessaria un'ottima predisposizione, tanta forza e pazienza. Per intraprendere questo percorso, bisogna decidere di mettersi al servizio dei bambini e avere la capacità di digerire anche valutazioni negative da parte di operatori terzi".
Le associazioni di supporto
Ci sono delle associazioni che supportano i single in questo percorso?
"Sono ancora pochissime, nello specifico. Proprio perché i casi di adozione da parte di persone single sono rari. Ne cito una, l'associazione M'ama, che cura percorsi anche originali di affidamento e preparazione all'affido aperti a tutti, coppie di ogni genere e single".
I casi di fallimento adottivo
"Non esistono statistiche. Solo recentemente sono stati realizzati studi sui fallimenti adottivi nelle classiche adozioni internazionali; la ricerca è partita un po' in ritardo. Questa resta ancora una tipologia nuova e occasionale. Quello che si può dire è che la scelta della persona single alla quale dare in adozione un bambino è talmente ponderata che raramente non va a buon fine. Essendo un caso eccezionale, viene studiato approfonditamente e valutato con estrema cura, scegliendo persone che in molti casi hanno già maturato un'esperienza nella gestione di bambini con disabilità, ad esempio, oppure che hanno stabilito un legame talmente profondo con il bambino che la prosecuzione risulta molto naturale.
Lo stesso Luca Trapanese, per citare ancora il caso più noto, veniva da una lunga esperienza con persone disabili. Oppure ricordiamo, in un'altra circostanza, un bambino abbandonato in pediatria, adottato da una infermiera che l'ha accudito per un lungo periodo. Infine, parlando di casi davvero particolari, ciascuno con la propria storia, bisogna ammettere che conta anche la casualità: trovarsi al posto giusto al momento giusto. Chi desideri intraprendere questo percorso dovrebbe quindi partire da sé, costruendo una solida esperienza e frequentando realtà che possano facilitarlo".
L'intervistata
Daniela Bertolusso è coordinatrice presso l'Ente Autorizzato per le adozioni internazionali Ass. Amici di Don Bosco. Si occupa di procedure di adozione e di formazione per coppie ed operatori dell'adozione internazionale.