Adozione mite: cos’è e cosa comporta per i genitori
In Italia si sente dire spesso che è più facile adottare un bambino all'estero anziché uno nato sul territorio italiano. Ma come mai? È davvero così o si tratta di un cliché? Oggi parliamo di adozione mite, che cos'è e perché, in alcuni casi, può essere un ostacolo all'adozione nazionale.
Come funziona l’adozione
Adottare un bambino è un percorso lungo e tortuoso, per questo frasi come "con tutti i bambini che ci sono da adottare" rivolte a chi, magari, decide di intraprendere altre strade sono prive di senso e fondamento e anche molto lesive dell'intimità altrui. Per poter adottare un bambino si deve innanzitutto risultare idonei: essere una coppia sposata, avere determinate sicurezze economiche, passare test psicologici, con gli assistenti sociali, fare un corso. Dopodiché, una volta ottenuta l'idoneità (che può prendere anche un anno o più) si passa alla scelta: adozione nazionale o internazionale? Anche in questo caso, non è affatto semplice.
Differenze tra adozione nazionale e internazionale
Torniamo quindi al discorso iniziale: perché mai adottare un bambino proveniente da un paese estero, se in Italia ce ne sono così tanti in attesa?
L'adozione internazionale può essere sicuramente costosa: si paga un contributo all'ente (un'associazione che opera nel paese scelto) e spesso si deve passare un lungo periodo di adattamento sul posto, anche uno o due mesi, prima di poter tornare a casa col bambino. Ma quando si torna a casa, il bambino è a tutti gli effetti figlio della coppia. Con l'adozione nazionale, purtroppo, non è la stessa cosa.
Diversi tipi di adozione
Se si immagina l'adozione di un bambino nato sul territorio italiano come l'arrivo in famiglia di un fagottino lasciato in ospedale non è proprio così: molto spesso i bambini vengono purtroppo tolti alle famiglie, o sono le stesse ad affidarli ai servizi sociali perché incapaci di occuparsene per varie ragioni. Spesso si tratta di bambini che hanno già qualche anno.
L'adozione può essere quindi:
- legittimante, quando il minore diventa a tutti gli effetti figlio dei genitori adottivi, prendendone il cognome e interrompendo ogni rapporto con la famiglia biologica
- non legittimante, quando il minore mantiene il proprio cognome (insieme a quello dei genitori adottivi) e contatti con la famiglia d'origine (nonché obblighi)
Che cos’è l’adozione mite
L'adozione mite si inserisce in un percorso in cui la volontà è che il minore adottato mantenga un contatto con la famiglia di origine, nonostante l'idoneità genitoriale di questa.
La Cassazione ha infatti deciso che l'adozione legittimante, quella in cui il bambino perde quindi qualsiasi contatto con i genitori biologici, deve rappresentare l'extrema ratio, l'ultima decisione possibile.
Quando si applica l’adozione mite
In poche parole, nei casi in cui i genitori biologici abbiano problemi economici o di salute tali da non potersi prendere cura, in maniera definitiva, dei figli, ma manifestino comunque amore e interesse per loro, il giudice incaricato dovrebbe decidere per l'adozione mite. Una condizione che non mette a rischio legale il fatto che il minore sia effettivamente figlio dei genitori adottivi, ma che comunque può spaventare questi ultimi.
Il senso di questa decisione non è certo mettere in pericolo la genitorialità dei genitori adottivi, ma garantire una crescita equilibrata al minore che, lo ricordiamo, è il diretto interessato. L'adozione mite permette al bambino di mantenere i contatti coi genitori biologici, pur crescendo in una famiglia che può garantirgli stabilità e serenità.