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Quando e come dire a un bambino che è stato adottato

di Alice Dutto - 03.01.2019 - Scrivici

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Iniziare fin da subito, utilizzando una comunicazione adeguata all'età e alle caratteristiche personali del bambino, senza avere paura, ma confidando nelle proprie capacità e nella forza della relazione instaurata con il piccolo. Ecco tutte le indicazioni per i genitori adottivi

In questo articolo

«In condizioni di normalità, è bene cominciare fin da subito a raccontare al bambino che è stato adottato, in modo da evitare che la notizia arrivi da persone che non sono i genitori adottivi – spiega la dottoressa Paola Vizziello, psicoanalista del Centro Milanese di Psicoanalisi –. Ogni occasione è buona per introdurre l'argomento: l'importante è che la comunicazione sia spontanea, breve, e che sia adeguata all'età e alle caratteristiche personali del bambino».

Che cosa dire al bambino

Per dare una comunicazione di questo tipo, è fondamentale che i genitori creino con il bambino una relazione di fiducia e di amore. «Un messaggio di questo tipo, infatti, metterà il piccolo in contatto con un pezzo della sua storia che, se non in rarissimi casi, lui non conoscerà o non potrà mai verificare. Quindi, dovrà immaginare il suo passato attraverso le nostre parole».

Lo scopo principale è comunicargli che non è stato abbandonato: «Dobbiamo fargli capire che i suoi genitori biologici hanno fatto tutto ciò che hanno potuto per lui, ma che a un certo punto non ce l'hanno più fatta, magari perché erano poveri. Però hanno fatto una grande cosa: lo hanno messo nelle condizioni di essere trovato dai suoi genitori adottivi, che stanno continuando quello che loro avevano iniziato». Un esempio può essere:

C'era una mamma, la tua mamma, che ti ha voluto tantissimo, ma non ce la faceva a crescerti. Era molto povera e non stava tanto bene. Ma voleva tanto che tu avessi una vita bella e felice e ha fatto in modo che ci fosse qualcuno a darle una mano per continuare quello che aveva iniziato lei. Qualcuno che potesse occuparsi di te e quelli siamo noi.

Una spiegazione del genere va data anche se le cose non sono andate proprio così: «Se la situazione è molto grave, ad esempio il bambino è stato realmente abbandonato, è corretto ometterlo».

Tutto questo nel tentativo di permettere al piccolo di costruire nel presente e nel futuro dei buoni rapporti affettivi: «Se penserà di essere stato abbandonato, questo inibirà la sua capacità relazionale».

1. Costruite una comunicazione a misura del vostro bambino

È importante che i genitori dosino la comunicazione e utilizzino i tempi e i modi corretti a seconda delle caratteristiche del bambino che riceve la notizia, tenendo conto della sua età, del suo grado di maturità, della sua capacità di comprensione, ma anche della sua storia pre-adottiva.



«Le sue origini, infatti, possono aiutare a comprendere se ci sono state possibilità per lui di costruire relazioni di attaccamento sufficientemente sicure, perché in quel caso sarà più forte e potrà accogliere meglio la notizia di essere stato adottato».

2. Raccontate la sua storia pre-adottiva

Non è sempre possibile, ma è fondamentale raccontare al bambino i dettagli della sua storia pre-adottiva. «In questo modo, lo si ricongiunge con la sua storia originaria e si elimina ogni “buco” temporale. In una continuità, anche affettiva, tra ciò che c'era prima e ciò che c'è adesso».


3. Sperimentatevi in prima persona

Il consiglio è che i genitori si sperimentino in questa comunicazione prima da soli e poi, eventualmente, con l'aiuto di uno specialista. «È importante che mamme e papà adottivi provino direttamente a dare questo messaggio ai loro bambini, facendosi carico di un'azione così importante. In questo modo, gli comunicheranno di essere forti a sufficienza per sostenere la situazione. È un'assunzione di responsabilità che aiuta il piccolo nella costruzione di una relazione di fiducia con loro».

In questo scenario ha poca importanza la propria goffaggine: «Se vi sentirete in difficoltà, ad esempio se il bambino vi porrà un quesito a cui non sapete rispondere, non è vietato dirgli che la domanda che vi ha fatto è molto difficile e che vi prendete un po' di tempo per pensarci e dargli la giusta risposta. In alternativa, potete anche rilanciare chiedendo se ha lui una risposta a quella domanda. L'importante è che poi, in un tempo ragionevole, rispondiate nel modo che vi sembra più corretto a ciò che vi ha chiesto».

4. Utilizzate i giusti strumenti

Fin da quando sono in fasce, si può raccontare ai bambini attraverso storie, filastrocche e ninna-nanne che sono stati adottati. «Esistono poi tantissimi materiali utili per ogni età: ad esempio, i libri. Ce ne sono solo con figure, per i bambini più piccoli, con figure e testo, testi vocali o libri tradotti in simboli».


L'importante è utilizzare poche parole, poche per volta, ma ripetute nel tempo. «È un messaggio che dev'essere senza fretta, ma anche senza paura».

Se non accoglie bene la notizia

Può capire che il bambino non accolga bene la notizia. «Ciò non vuol dire che chi ha dato il messaggio non sia stato capace di farlo. È una comunicazione importate e ognuno di noi risponde diversamente. In questo caso, dobbiamo aspettare con pazienza che arrivino delle domande da parte del bambino, senza arrabbiarsi perché pensiamo che non riconosca tutti gli sforzi che abbiamo fatto per lui».

Bisogna riprendere il ruolo di genitori e accogliere anche la rabbia, la fatica e l'odio del bambino nei nostri confronti, rimanendo fermi e solidi.

«Un'importante concetto da passare è che anche se sono arrabbiati con noi, noi li capiamo. In più, non sono soli: se vogliono, possono rivolgersi a tutte le persone che gli vogliono bene e che fanno parte della famiglia, come nonni, zii e amici. Ovviamente, se la situazione diventa troppo difficile si può chiedere aiuto a un esperto».

Se si tratta di adolescenti

«È difficile che vengano adottati dei ragazzi adolescenti, più di frequente vengono dati in affido. Tra l'altro, nella maggior parte dei casi, si tratta di situazioni molto complicate e difficili, dove la storia pre-adottiva è molto complicata e dolorosa, magari con più adozioni non andate a buon fine, o passaggi in comunità per minori. Le regole da seguire per i genitori sono le stesse che abbiamo evidenziato prima, ma probabilmente sarà necessario un aiuto».

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