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Cambiamenti climatici e salute dei bambini: è ora di preoccuparsi davvero

di Valentina Murelli - 22.11.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La vita e la salute di ogni bambino appena nato potranno essere pesantemente influenzate dai cambiamenti climatici. Lo afferma un nuovo rapporto della rivista "Lancet", che tuttavia apre anche uno spiraglio di speranza: la tendenza può essere invertita con una riduzione massiccia delle emissioni di gas serra.

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Quando aspettiamo un bambino ci auguriamo il meglio per lui o per lei: che tutto vada bene durante la gravidanza, che non ci siano complicazioni durante il parto, che segua le tappe di sviluppo previste, che non si ammali di malattie gravi. In generale, che rimanga in buona salute il più a lungo possibile. Sempre più spesso ci preoccupiamo di seguire un sano stile di vita in gravidanzaalimentazione varia ed equilibrata, un minimo di attività fisica, niente fumo, alcol o droghe – perché sappiamo che la vita in utero può avere ripercussioni a lungo termine sulla salute del feto, del neonato e del bambino.

E ancora, dal primo giorno di vita in poi ci preoccupiamo di garantirgli una sana alimentazione, quando è possibile e fattibile con allattamento al seno e poi con uno svezzamento equilibrato, con poche proteine e pochi grassi “cattivi” e niente zuccheri aggiunti.

 

Ebbene, per gli stessi motivi dovremmo prestare sempre più attenzione alla questione del cambiamento climatico – come del resto ci stanno chiedendo di fare proprio i ragazzi, con iniziative come i Fridays for Future inaugurati dalla giovane attivista Greta Thunberg – che rischia di compromettere seriamente proprio la salute dei bambini di oggi (e degli adulti che diventeranno domani).

 

A metterlo nero su bianco è il nuovo documento di un'iniziativa dedicata dalla prestigiosa rivista medica britannica "Lancet" al rapporto tra cambiamenti climatici e salute – The Lancet Countdown – che quest'anno si è concentrata in modo particolare sui bambini. “I messaggi fondamentali dello studio sono tre” ha dichiarato Marina Romanello, una delle autrici, alla sua presentazione italiana avvenuta il 20 novembre scorso presso l'Università Ca' Foscari di Venezia:

 

  1. Siamo entrati in una nuova era in cui, se le cose non cambiano, la vita e la salute di ogni bambino potranno essere non solo influenzate ma addirittura definite dai cambiamenti climatici, e questo varrà dalla nascita per ogni fase della vita;
  2. Un'alternativa è possibile: mantenendo l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 °C, si potrà trasformare positivamente la traiettoria di salute delle nuove generazioni;
  3. Perché questo accada, occorre però lo sforzo di ciascuna delle sette miliardi e mezzo di persone che vivono oggi sulla Terra, perché una sfida senza precedenti – come è appunto il contrasto al cambiamento climatico – richiede una risposta senza precedenti.

 

Ma quali sono i fenomeni legati al cambiamento climatico che possono avere un impatto negativo sulla salute umana in generale e dei bambini in particolare? Ecco i principali, individuati dal gruppo di esperti del Lancet Countdown.

 

Aumento delle ondate di calore

In genere, quando si parla di ondate di calore si fa riferimento agli effetti negativi sulla popolazione anziana, con i “nonni” che corrono più rischi di disidratazione e di aggravamento di eventuali malattie cardiache e respiratorie già presenti. Secondo i dati pubblicati da Lancet Countdown, dal 2000 al 2018 in tutto il mondo sono aumentati di 220 milioni gli over 65 esposti a ondate di calore. Nella sola Italia gli anziani esposti sono stati l'anno scorso 9,3 milioni in più rispetto al 2000.

Eppure il problema non è solo dei “nonni”: anche persone più giovani possono risentirne in modo significativo, specialmente se lavorano all'aperto come accade nei settori dell'edilizia e dell'agricoltura. Per limitare i rischi spesso l'unica soluzione è ridurre le ore di lavoro, con tutte le conseguenze economiche – ma anche di benessere psicologico – del caso. Secondo il rapporto nel 2018 sono state perse oltre 133 miliardi di ore lavorative per eccesso di caldo e alla presentazione di Venezia, Shouro Dasgupta, ricercatore del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC) presso Ca' Foscari, ha sottolineato che si prevede un grande impatto dei cambiamenti climatici sulla produttività del lavoro in Europa entro il 2080: “Per l'Italia si stima una riduzione della produttività pari al 13,3% per il settore agricolo e all'11,5% per quello edilizio. Con un danno generale all'economia del paese e un ulteriore peggioramento del divario tra regioni del Nord e del Sud”.

E i bambini? Anche loro non sono immuni all'eccesso di caldo. L'articolo ricorda che l'esposizione a ondate di calore durante il periodo perinatale – poco prima o poco dopo la nascita – risulta associata a un aumento del rischio di malattie respiratorie e renali, febbre e disidratazione, con squilibri elettrolitici.

Riduzione delle rese agricole

A mano a mano che le temperature salgono, le rese dei raccolti agricoli diminuiscono, perché le piante crescono più velocemente e arrivano a maturazione prima. Si stima che, a livello globale, negli ultimi 30 anni ci sia stata una diminuzione complessiva delle rese delle principali colture, cioè mais (-4%), frumento (-6%), soia (-3%) e riso (-4%).

“In Italia al momento questi effetti sono controbilanciati dalla disponibilità di sofisticate tecnologie per la produzione agricola, ma se l'andamento dovesse continuare, anche queste tecnologie non saranno più sufficienti” ha commentato Romanello.

Raccolti più scarsi possono ovviamente significare malnutrizione, con un impatto particolarmente evidente sui bambini, che possono andare incontro a rallentamenti della crescita, indebolimento del sistema immunitario e problemi nello sviluppo cognitivo.

Diffusione di malattie infettive

Aumento delle temperature e variazioni nel quadro delle precipitazioni possono ampliare le zone di diffusione di alcune malattie infettive. Per esempio, sappiamo che proprio i cambiamenti climatici stanno spingendo la diffusione della febbre dengue, finora presente soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali di Africa, Sudest asiatico, Medioriente, America latina e Australia. Si tratta di una febbre intensa, accompagnata da forti emicranie e dolori muscolari, in grado talvolta di provocare anche emorragie interne. È provocata da virus che vengono trasmessi attraverso zanzare specifiche (un po' come accade nel caso della malaria).

Le nuove condizioni climatiche hanno permesso alle zanzare vettore di invadere nuovi territori in Europa. In Italia, dal 1980 la capacità di queste zanzare di diventare vettori efficaci per i virus della febbre dengue è raddoppiata. “Significa – ha chiarito Romanello – che l'arrivo anche occasionale di qualche virus potrebbe dar luogo a un'epidemia”.

Inquinamento atmosferico

L'inquinamento dell'aria non è una conseguenza diretta del cambiamento climatico, ma dipende dalla stessa causa, cioè il rilascio in atmosfera di polveri sottili derivate dall'utilizzo di combustibili fossili, in prima battuta il carbone. L'impatto sulla salute è impressionante: le stime del Lancet Countdown dicono che solo nel 2016 ci sono state in Italia 45600 morti premature dovute a esposizione alle polveri sottili, con una perdita economica di oltre 20 milioni di euro. Il nostro paese è purtroppo capofila per questi eventi in Europa, dove sono state stimate 281 mila morti premature.

Neonati e bambini sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell'inquinamento atmosferico per via dell'immaturità dei loro sistemi immunitario e respiratorio: il rischio è quello di una riduzione della funzionalità respiratoria, con peggioramento di eventuale asma e possibili conseguenze a lungo termine per la salute cardiovascolare.

Eventi estremi

Gravi alluvioni, prolungati periodi di siccità, incendi incontrollati come quelli che stanno devastando l'Australia in questi giorni: sono i principali eventi estremi conseguenza dei cambiamenti climatici e stanno diventando sempre più diffusi. Si stima che in 152 paesi su 196 ci sia stato a partire dai primi anni 2000 un significativo aumento di persone esposte a questo tipo di eventi, che possono avere conseguenze dirette (dall'aumento delle malattie respiratorie alla morte) o indirette, come il trauma psicologico in seguito per esempio alla perdita della casa.

Che fare?

La situazione, dunque, è grave, ma secondo le conclusioni del rapporto del Lancet Countdown non tutto è perduto, a patto di intraprendere tutti e subito azioni massicce contro il cambiamento climatico. “Il primo obiettivo deve essere la trasformazione radicale della nostra economia, da economia ad alte emissioni di carbonio a economia a impatto zero” ha affermato Romanello.

Certo, qualcosa si può fare a livello individuale, perché le scelte dei consumatori hanno sicuramente delle conseguenze, ma è indubbio che l'azione debba essere soprattutto politica. Servono infatti maggiori investimenti su fonti energetiche rinnovabili, trasformazioni radicali dei sistemi di trasporto e di conseguenza della pianificazione urbana, in modo da favorire percorsi a piedi o in bicicletta per tutti (il che, tra l'altro, darebbe benefici in più sul piano della salute individuale), investimenti su nuove pratiche edilizie, per esempio per rendere gli edifici più freschi senza il ricorso ai sistemi di aria condizionata. Che sicuramente possono essere utili a contrastare le ondate di calore, ma hanno l'effetto collaterale di contribuire all'aumento della temperatura a livello locale. Inoltre, serve un adattamento dei sistemi sanitari alle nuove sfide poste dai cambiamenti climatici alla salute umana.

Ecco perché è fondamentale sviluppare sempre più consapevolezza su questi effetti: forse questo ci aiuterà a chiedere con sempre più insistenza soluzioni rapide ed efficaci.

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