Iniziare un percorso di cura (o di crescita) con un animale comporta molti benefici, sia dal punto di vista emotivo che da punto di vista psicomotorio. Accudire e amare un amico a quattro zampe, infatti, non solo aiuta i bambini a sviluppare un maggiore equilibrio emotivo e ad "allenare" la propria empatia, ma migliora anche le capacità comunicative e quelle psicomotorie.
In certe circostante poi, la vicinanza con un animale d'affezione diventa addirittura un approccio "terapeutico" per superare determinate complicazioni psicologiche. Ecco dunque perché può essere utile impostare una Pet Therapy con un gatto e quali soggetti potrebbero trarne maggiore giovamento.
In questo articolo
Pet Therapy con gatto: cos'é?
Per Pet Therapy s'intende un'insieme di approcci di sostegno per malati, bambini e anziani che in realtà vengono chiamati ufficialmente Interventi Assistiti con gli Animali (IAA), un approccio di cui l'Italia è stata pioniera, visto che siamo stati il primo Paese europeo ad introdurne una normativa strutturata già nel 2015.
Tale modalità consiste nel supportare alcuni percorsi terapeutici (o educativi) attraverso la frequentazione continua di animali d'affezione - ossia animali considerati per legge "da compagnia" - da parte di soggetti particolarmente sensibili a questo tipo di approccio. La Pet therapy, ad esempio, è molto usata con bambini, anziani affetti da Sindrome di Alzheimer o persone con disabilità.
Trattandosi di animali da compagnia, cani e gatti sono ovviamente le due specie più gettonate per questo tipo di approccio. In questo articolo dunque analizzeremo con maggiore cura la Pet Therapy praticata insieme ai nostri amici felini.
Perché il gatto?
Il gatto, nonostante il falso mito della sua presuna anaffettività, è un animale perfetto per la Pet Therapy, in quanto queste creature stimolano l'instaurazione di un grande rapporto empatico con l'essere umano. Non solo, i mici - pur considerati maggiormente indipendenti rispetto ai cani - necessitano comunque molte attenzioni da parte dei loro padroni, i quali vengono quindi responsabilizzati e sviluppano un profondo legame con il loro amico a quattro zampe.
La differenza tra l'avere un gatto e la Pet Therapy con un gatto
Se è vero che l'avere un gatto in casa comporta sempre un investimento emotivo (e di energie) benefico per gli umani che lo accudiscono, è bene comunque precisare una differenza sostanziale tra l'ospitare in famiglia un animale domestico e la Pet Therapy. Quest'ultima infatti, pur non essenso una terapia vera e propria (non può mai sostituirsi alle cure mediche), rappresenta un supporto importante all'interno di un percorso riservato a bambini o adulti affetti da determinate patologie.
La grande differenza, dunque, risiede dalla presenza congiunta di alcuni operatori specializzati (psicologi, educatori o medici veterinari), capaci di monitorare e condurre le sedute di Pet Therapy, e di conduttori esperti, ossia coloro che addestrano i gatti e devono essere sempre presenti. Solo l'opera sapiente di tali figure può garantire un approccio professionale - e quindi funzionale - alla terapia con gli animali.
Pet Therapy: alla ricerca di professionalità
«Per quanto riguarda l'accesso alla professione - ha spiegato Francesca Abellonio di ConTatto pet therapy, una squadra di professionisti che opera fra Cuneo e Torino - per ora non c'è nulla di regolamentato e chiunque può decidere di offrirsi con il suo pet a una struttura, mettendo a rischio sia gli utenti che l'animale. In Italia ci sono purtroppo tante associazioni che improvvisano corsi ma tante altre con esperienza pluriennale che offrono una formazione seria e completa. Ci sono anche Master di primo e secondo livello in Attività e Terapia Assistita con gli animali in diverse università come Pisa, Genova, Torino o Milano che offrono un titolo riconosciuto a livello nazionale. Chi vuole fare questo lavoro dovrebbe scegliere il il percorso formativo più serio, della durata minima di due anni e non di qualche weekend»
In quali casi è utile la Pet Therapy con gatto?
La Pet Therapy è un'occasione di crescita per tutte le tiplogie di pazienti. Tuttavia questo tipo di approccio è particolarmente indicato per anziani affetti da Alzheimer, vittime di traumi, pazienti oncologici (supporto psicologico) e ragazzi con disabilità, in particolare quelli affetti da austimo.
Pet therapy con gatti e autismo
I gatti sono animali che agiscono istintivamente, in libertà, con comportamenti immediati e privi delle tante sfumature che accompagnano ogni azione comunicativa umana. Proprio tale semplicità aiuta i ragazzi autistici ad entrare in relazione con queste creature molto più facilmente di quanto potrebbero fare con un medico o qualsiasi altro adulto: questo è un ottimo "allenamento" per imparare a interpretare i sentimenti e migliorare dunque nelle relazioni interpersonali.
Pet Therapy con gatto: quali sono i benefici?
Instaurare una relazione con un gatto comporta nel paziente, bambino o adulto che sia, un forte guadagno in termini di autostima e benefici psicofisici. Eccone alcuni
- Effetto calmante: i gatti, con il loro pelo morbido e il loro atteggiamento "ammiccante" (quando vogliono!) aiutano i pazienti a incanalare le paure e a ridurre le proprie ansie, trasmettendo anzi un senso di sicurezza e fiducia che può risultare decisivo nell'affrontare terapie mediche particolarmente impattanti dal punto di vista fisico e psicologico (es: una chemioterapia).
- Buonumore: le fusa di un gatto possono regalare un sentimento d'appagamento in grado di allontanare tutti i cattivi pensieri. Accarezzare un gatto poi è un'operazione che porta l'organismo umano a rilasciare la serotonina, "l'ormone della felicità".
- Sviluppo dell'apprendimento e dell'empatia: questo si riscontra soprattutto nei bambini. Avere a che fare con un gatto, infatti, implica il dover imparare a prendersene cura e a capire quali sono i comportamenti che lo fanno stare bene o che, al contrario, lo indispettiscono. Ciò aiuta i bimbi a migliorare la propria concentrazione e le proprie capacità d'interagire con un altro essere vivente.
- Aumento delle skill comunicative: l'interazione con il micio - nonché la necessità d'imparare a capirne i sentimenti - aiuta il paziente a migliorare gli approcci comunicativi e ad aprirsi maggiormente con il mondo esterno.
Esistono rischi?
In realtà le uniche possibile controindicazioni riguardano possibili allergie al pelo del gatto o l'utilizzo di esemplari poco adatti all'impiego terapeutico (esemplari troppo vivaci o troppo aggressivi)
Quali razze di gatto sono più adatte alla Pet Therapy?
La premessa doverosa quando si parla delle razze più adatte alla Pet Therapy riguarda il fatto che in realtà la cosa più importante è la corretta relazione tra il pet e il suo conduttore, ossia la figura che ha addestrato l'animale e deve essere presente a tutte le sedute di terapia.
Se la relazione è felice, anche il percorso terapeutico andrà nella giusta direzione.
Dunque, benché non esistano razze espressamente indicate per l'impiego in Pet Therapy, si può dire che normalmente vengono privilegiate quelle razze che per temperamento vengono considerate più mansuete e affettuose come il comune Siamese, il Certosino, il Maine, il Ragdoll o lo Sphynx (che però è abbastanza costoso).