Mamme (e papà) lo sanno bene: ci sono bambini che nella stagione fredda si ammalano spessissimo, specie se vanno all'asilo nido o alla scuola materna.
Tra febbre, tosse, raffreddore, otite e magari anche vomito e diarrea, sembrano passare di continuo da una malattia all'altra. Con il risultato che, a volte, queste malattie arrivano anche ai genitori: in genere alla mamma, ma non di rado anche al papà.
Sono consapevole che il primo anno di asilo è normale che i bimbi si ammalino di continuo, ma le mamme? Da settembre è la quarta volta che mi ammalo insieme a loro e sono a pezzi
Lo ha raccontato una delle nostre lettrici sulla pagina Facebook di nostrofiglio.it, chiedendo qualche consiglio per arginare il problema. Abbiamo girato la domanda alla pediatra di famiglia Laura Reali, membro del gruppo Pediatri per un mondo possibile dell'Associazione culturale pediatri, e al medico di famiglia Claudia Felici, membro del consiglio direttivo di Assimefac, associazione di medici di famiglia e di comunità.
Premessa: perché molti bambini si ammalano spesso...
È un dato di fatto: specialmente nel primo anno di frequenza di asilo nido o scuola materna i bambini si ammalano tanto, in alcuni casi tantissimo.
Diciamolo subito: nella stragrande maggioranza dei casi, non c'è nulla che non va nei bambini "sempre malati" ed è anzi assolutamente normale che questo accada. "Un bambino con un sistema immunitario 'vergine' e ancora in via di maturazione, messo in un ambiente ricco di germi come è quello di un asilo, non può fare che una cosa per imparare a difendersi e cioè ammalarsi" spiega la pediatra Reali. "In questo modo, il sistema immunitario 'colleziona' gli anticorpi specifici contro i vari germi, anticorpi che gli serviranno in futuro, per combattere i microbi quando li incontrerà di nuovo".
Certo è, però, che alcune situazioni e alcuni ambienti favoriscono questa naturale predisposizione ad ammalarsi, esasperandola. "Se all'asilo o a scuola c'è un numero eccessivo di bambini, se le strutture non hanno sistemi adeguati per il ricircolo dell'aria o banalmente non si aprono spesso le finestre, se i bambini non hanno la possibilità di stare (a lungo!) all'aria aperta, è chiaro che si ammaleranno di più" precisa la pediatra.
In queste condizioni, infatti, le aule diventano un concentrato formidabile di microbi, che passano ininterrottamente da un bambino all'altro.
... e perché i bambini sono così contagiosi
Una volta preso un microbo, è del tutto normale che i bambini lo passino ai genitori, e che spesso mamma e papà ne siano colpiti anche più pesantamente. A quanti è capitato! I piccoli si ammalano ma guariscono in un lampo, mentre i grandi di casa trascinano le varie infezioni per settimane.
"Il fatto è - spiega Reali - che virus e batteri che infettano un bambino si trovano un ambiente giovane, dove tutto - dal metabolismo alle capacità di mettere in piedi una reazione di difesa - funziona molto velocemente. I germi si adattano a questo tipo di ambiente, imparano a riprodursi più in fretta e diventano ancora più efficienti anche nel loro potere infettivo. Ecco perché i bambini sono 'untori' formidabili".
Quando però il germe raggiunge mamma o papà, le condizioni cambiano. L'organismo - ovviamente meno giovane - è meno reattivo e ha tempi di difesa ben diversi. E non è solo questione di età: "Spesso mamme e papà sono molto stanchi, dormono poco, non curano bene la loro alimentazione perché sono sempre di fretta: condizioni che influiscono in modo negativo sull'efficienza del sistema immunitario" puntualizza Felici. Risultato: genitori ko per tutto l'inverno.
Prima regola di prevenzione: cercare di far ammalare meno i bambini
Visto come stanno le cose, il primo modo per evitare che le mamme si ammalino a ruota, dietro i loro figli, è ovviamente cercare di far ammalare il meno possibile i bambini. Utopia? Be', in realtà qualche piccola strategia utile in questo senso c'è.
All'aperto il più possibile
Reali, per esempio, non ha dubbi: "Le cose migliorerebbero tantissimo già solo se i bambini passassero più tempo all'aria aperta, se al nido o alla materna avessero la possibilità di stare tanto tempo fuori, in giardino, e i locali fossero sempre ben aerati e a una giusta temperatura, non surriscaldati. Per il nostro organismo, una temperatura di 18 °C va benissimo".
In effetti non sono molte le strutture che offrono questa opportunità: "I genitori dovrebbero cominciare a chiedere che gli asili e le scuole in cui mandano i loro figli li portino fuori spesso", suggerisce la pediatra.
Bambini al nido e alla materna: fateli uscire!
Per molte strutture - che pure magari hanno begli spazi all'aperto - è una questione di comodità: in autunno e in inverno i bambini non escono, o escono molto poco, perché le uscite sono considerate molto impegnative. I bambini vanno vestiti e svestiti (o aiutati a farlo, se sono più grandi), bisogna mettere e togliere le scarpe o gli stivali, magari fuori c'è polvere o fango per cui al rientro bisogna pulire. Per classi molto numerose tutto ciò può diventare quasi una missione impossibile.
Non solo: anche le strutture che cercano di andare in questa direzione, spesso si scontrano con i pregiudizi dei genitori, molti dei quali sono ancora convinti che uscire quando fa freddo faccia ammalare i bambini. “Ma se così fosse, i bambini dei paesi scandinavi, che trascorrono molto tempo all'aperto proprio in orario scolastico, sarebbero più ammalati dei nostri" puntualizza Reali. "E invece non è affatto così. Anzi". All'aperto tutto sommato ci sono meno possibilità di ammalarsi, perchè virus e batteri sono meno "concentrati" e, visto che i piccoli si muovono molto e non stanno sempre molto vicini l'uno all'altro, hanno meno occasione di trasmettersi.
"Chiaramente non significa che i bambini che stanno molto all'aperto non si ammalano mai: anche loro possono prendere la tosse, il raffreddore, l'influenza, ma tendono a farlo meno spesso, in modo più graduale" afferma la pediatra.
Certo, è difficile pensare che asili e scuole italiane possano cambiare organizzazione da un giorno all'altro. "Ci vorrebbero delle campagne informative del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità" riconosce Reali. Che però allo stesso tempo invita i genitori a fare pressione perché la situazione cambi.
"Le mamme (e i papà) possono mettersi insieme e chiedere con insistenza agli asili e alle scuole dove vanno i loro bambini che li facciano uscire più spesso e più a lungo, ma anche ai comuni e alle istituzioni che organizzino strutture scolastiche al passo con le conoscenze del momento. Che non siano solo 'parcheggi' dove i bambini vanno ad ammalarsi, ma luoghi salutari, belli, pieni di esperienze piacevoli e utili alla crescita".
A scuola solo quando completamente guariti
Un altro suggerimento fondamentale per ridurre il rischio di infezioni ricorrenti è rimandare i bambini in comunità solo quando sono completamente guariti. "Invece, succede sempre più spesso che i piccoli tornino all'asilo o alla scuola materna quando hanno ancora due linee di febbre o un po' di tosse" constata Felici. In effetti a volte può essere difficile organizzarsi diversamente, ma il rovescio della medaglia è che il sistema immunitario del bambino non si è ancora ripreso, per cui rischia di non reagire bene all'arrivo di una nuova infezione. Risultato: il piccolo deve stare a casa di nuovo.
"Dopo malattie come la vera influenza, che di fatto colpiscono tutto l'organismo, dall'apparato respiratorio a quello muscolare o scheletrico, difficilmente si torna perfettamente in forma in meno di due settimane" sottolinea la dottoressa. "E bisogna considerare che malattie esantematiche come la varicella o il morbillo indeboliscono molto il sistema immunitario, che per un certo periodo rimane più suscettibile alle infezioni". In questi casi, dunque, il problema non è rischiare di contagiare gli altri bambini, ma di andare incontro a ricadute perché non ci si è ripresi completamente.
Vaccini e norme igieniche
Altre strategie possono ridurre il rischio di circolazione degli agenti infettivi, in modo che sia meno probabile che arrivino in casa, a mamma e papà. Vediamole.
Il lavaggio delle mani - “Può sembrare un presidio banale e poco utile, ma è uno dei più efficaci che ci siano per l'interruzione della circolazione virale" ricorda Felici. "Gli adulti devono insegnarlo ai bambini, e loro stessi lo devono fare più volte. Spesso in casa ce ne dimentichiamo, ma è fondamentale, ogni tanto, tornare a lavarci le mani, che toccano continuamente di tutto: il nostro viso, il viso dei bambini, oggetti, vestiti, cose da mangiare".
Il lavaggio frequente di asciugamani e biancheria da letto - "Nel pieno della stagione influenzale soprattutto le federe andrebbero lavate spesso, anche due o tre volte la settimana, soprattutto se i bambini condividono il letto con mamma e papà".
Tossire e starnutire non sulle mani, ma nel fazzoletto, oppure nell'incavo del braccio o contro la spalla. Anche questo andrebbe insegnato ai bambini.
Vaccinarsi contro l'influenza, e vaccinare i bambini - In Italia, il vaccino contro l'influenza è raccomandato e offerto gratuitamente solo ad alcune categorie di persone, per esempio bambini e adulti a rischio di particolari complicazioni perché soffrono di malattie croniche, donne incinte, anziani. Questo non significa che sia controindicato o non sia adatto anche per bambini o adulti sani: lo si può fare benissimo - tra l'altro costa poco ed è un vaccino molto sicuro - ottenendo una certa protezione almeno contro l'influenza. Va detto comunque che i virus in circolazione in autunno e in inverno sono molti, e il vaccino non protegge da tutti.
Rinforzare le mamme per farle ammalare meno
Oltre che "lavorare" sul fronte bambini, anche sul fronte mamme (e papà) si può fare qualcosa, per ridurre almeno un po' il loro rischio di finire stesi dai germi dei figli. Come abbiamo visto, la vaccinazione antinfluenzale è una strategia possibile. E più in generale, è molto importante cercare di rinforzare le difese. Ecco come:
- Riposare in modo adeguato. Lo sappiamo: per una mamma non è sempre possibile, tra i mille impegni e magari il sonno "difficile" dei suoi bambini. "Eppure, la mancanza di sonno e la stanchezza cronica incidono moltissimo sulle difese immunitarie" afferma Felici. Dunque, quando si ha la possibilità di farlo, è più che opportuno prendersi un momento per sé, per riposare o fare una bella dormita. È anche una questione di salute.
- Nutrirsi in modo adeguato. Lo stesso vale per l'alimentazione. Se varia, equilibrata, ricca di frutta e verdure che sono un pieno di vitamine, dà sicuramente una mano ai sistemi di difesa dell'organismo. "Importante anche l'idratazione" ricorda la dottoressa. Spesso, tra le mille cose da fare ci si dimentica di farlo, ma bere tanta acqua è molto importante per il nostro benessere e la nostra salute.
- Valutare con il proprio medico se può essere il caso di assumere farmaci o integratori che possano dare una mano al sistema immunitario, per esempio i lisati batterici (immunostimolati), la vitamina D, la vitamina C. "Soprattutto - precisa Felici - se l'anno precedente ci si è ammalate molto".
Aggiornato il 28.11.2019