Una casa perfetta, dove ogni oggetto è al proprio posto e nulla sembra lasciato al caso, è un ambiente triste, quasi contronatura, che porta inevitabilmente i suoi abitanti ad essere infelici.
È questa la provocazione di Mario Sergio Cortella, psicologo, educatore, scrittore e filosofo brasiliano che si schiera contro le immagini patinate della case "da sogno" e intona un inno nei confronti del disordine.
Viva il caos (ma non la sporcizia)
Secondo l'originale punto di vista dello psicologo infatti, l'imperfezione è una componente inscindibile dell'essere umano: cercare di "soffocarla" perseguendo un'ossessiva - quanto disperata - ricerca dell'impeccabilità ci costringe a costruire una specie di "gabbia formale" fuori dalla quale ci sentiamo fragili e deboli.
La casa ordinata sarebbe dunque solo un goffo tentativo di celare sotto il tappeto la nostra natura fallace.
Naturalmente questo non significa che pulizia e igiene siano da bandire: la trascuratezza non è mai positiva.
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La perfezione del Web
In particolare Cortella punta il dito verso l'abitudine Social ostentare stanze super-ordinate, ai limiti della maniacalità.
Lenzuola rifatte con il righello, sedie simmetriche rispetto al tavolo, pavimenti sgombri da giocattoli o vestiti: tutto deve essere perfetto per non rischiare di cadere nel giudizio negativo del prossimo («Ma hai visto l'ultima foto del lettone di Maria con i bambini? Che sciattona!»).
L'imperfezione, il dettaglio fuori posto, la manica del cappotto che spunta dall'anta dell'armadio invece sono "nei" poco rilevanti che però rispecchiano la verità di una realtà vissuta e non asettica come certe fotografie di Instagram vorrebbero farci credere. La bellezza, quella vera, è "sporca", difettata, in una parola: umana!
L'umanità si abbraccia nel disordine
Un po' di caos invece non può che fare bene perché ci libera, ci permette di accettare la nostra condizione imperfetta e di vivere con maggiore serenità.
Per questo secondo Cortella i genitori dovrebbero trasmettere ai loro figli il valore di un pizzico di sano disordine. Come? Non criticando il prossimo per l'apparenza e insegnando fin da piccoli ad essere sì ordinati, ma con la facoltà di prendersi qualche licenza quando le situazioni lo consentono.