Che tipo di genitore sei?
In un tempo in cui le istituzioni educative principali, come la scuola e la famiglia, sono in crisi per via dei tanti cambiamenti sociali, gli adulti provano a correre ai ripari adottando i modelli educativi e seguono consigli educativi che ritengono più congeniali. I genitori smarriti e "nella nebbia", però, spesso ricorrono in buona fede a idoli educativi illusori, nati proprio in questi anni per colmare il vuoto della mancanza di senso. Lo psicopedagogista Stefano Rossi, autore del libro "Mio figlio è un casino" (Feltrinelli, 2022), ci spiega quali sono i modelli di genitore più diffusi oggi e i rischi che nascondono.
Il genitore perfetto non esiste
Analizzare e riflettere su alcuni profili genitoriali non ha lo scopo di mortificare o etichettare uno o l'altro modo di procedere. «Va respinto ogni senso di colpa: l'obiettivo è avere lenti migliori per riconoscersi in alcuni aspetti descritti ed eventualmente riorientare lo stile educativo utilizzato. Il genitore perfetto non esiste: l'unico buon genitore è quello in cammino, che si interroga continuamente sul suo ruolo. Oggi poi educare è difficile perché viviamo in un mondo che Bauman ha definito liquido, ovvero dove sono evaporate le certezze di un tempo. Oggi tutti gli educatori sono in un tempo in cui il cielo dei valori è vuoto: la domanda è non solo come educare i figli, ma anche a cosa educarli».
Il genitore Zucchero filato
Il genitore Zucchero filato è colui che non vuole essere il genitore autoritario del passato, ma fatica a trovare un nuovo equilibrio con la sua funzione normativa. «Il principio regolatore è "voglio che tu sia felice", però applicato a qualsiasi costo. Educando il figlio nel segno della felicità, non riesce però a dire i giusti "no" e dare i giusti limiti. Non comprende insomma che le regole sono un dono d'amore. Lo sono perché il cervello dei bambini ha una parte emotiva molto forte e una parte cognitiva ancora in fase di sviluppo.
Le regole allenano la corteccia prefrontale (la parte del cervello che "pensa") a governare la sua parte che "sente"». Il bambino con poche regole diventerà un bambino imperatore o angosciato, incapace di stare nel mondo perché incapace di gestire la propria emotività.
Il genitore Sceriffo
Se il primo modello non è funzionale, lo stile del genitore Sceriffo può apparire la soluzione. Non lo è invece, perché rappresenta esattamente il suo contrario. «Qui il genitore dà regole e limiti, ma educa in uniforme e crea una casa "fredda" e rigida. Se infatti il genitore Zucchero filato è bravo in tenerezza e affettività, il secondo è competente sul piano delle regole, ma non comprende che ancora più importante delle regole è lo sguardo. Le regole sono un dono d'amore solo se inserite in un contesto d'amore. Il bisogno primario del bambino infatti è sentirsi in uno sguardo caldo e accogliente». Sintesi tra questi due profili è un genitore in grado di essere un porto sicuro sia autorevole che amorevole.
Il genitore Skipper
Dove l'educazione emotiva significa insegnare ai bambini a navigare governando le grandi vele delle emozioni, il genitore Skipper ha la sindrome della sostituzione. «Cerca cioè di eliminare ogni forma di fatica dalla vita del figlio e si sostituisce alla guida delle sue emozioni. Lo spirito, la grinta, la forza di un bambino però si forgia solo se si scontra con il negativo della vita e le sue salite». In più, sostituendosi il genitore è come se dicesse al figlio "penso che tu non ce la possa fare. Senza di me non sapresti affrontare le sfide evolutive della tua vita". «A un genitore che si caratterizza per una certa iperpresenza suggerisco il movimento del passo indietro. Fai di te un porto sicuro, non la nave stessa.
Permetti a tuo figlio di navigare e affrontare le piccole sfide proporzionate alla sua età».
Il genitore con l'auricolare
Il rovescio della medaglia è il genitore con l'auricolare, ovvero colui o colei che invece di offrire la propria presenza o controllo offre il vuoto della sua assenza. «È costantemente in un altrove, assente anche se presente, sequestrato emotivamente e mentalmente dal lavoro. Viviamo tutti in una società che ci costringe a iperfunzionare e a performare, ma non dobbiamo dimenticare che il dono più importante per i nostri figli è il tempo. Tempo = amore, perché il bambino percepisce "se mi dedichi tempo, significa che mi vuoi bene. E se mi vuoi bene vuol dire che ho un valore. E se ho un valore, imparerò certamente ad avere rispetto, amore e considerazione per me stesso". In questo caso, il genitore deve avere il coraggio di fare un passo avanti».
L'intervistato
Stefano Rossi (www.