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I genitori organizzati sono genitori felici: tre punti da mettere in pratica

di Zelia Pastore - 03.01.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Ogni cosa a suo tempo, l'educazione che passa da gesti pratici e il gioco di squadra tra mamma e papà: vediamo con il pedagogista Daniele Novara i cardini di una genitorialità consapevole, efficace e utile a tutti

Un manuale di istruzioni che dovrebbe essere consegnato a tutti i genitori in sala parto: così si potrebbe riassumere il contenuto di "Organizzati e felici", l'ultimo libro di Daniele Novara, pedagogista e fondatore del CPP e autore di bestseller come "Urlare non serve a nulla". Un vademecum da tenere sul comodino e sfogliare all'occorrenza, per ricordarsi che non è necessario (e non è neanche possibile) essere dei genitori perfetti, l'importante è conoscere cosa serve per essere genitori organizzati e poter crescere al meglio i propri figli.

Come essere un buon genitore organizzato

Partiamo dalle basi: chi è il genitore organizzato? "È quello che non pretende di essere autosufficiente, non improvvisa in un campo delicato come l'educazione, si documenta con buone informazioni scientifiche, libri e siti autorevoli (e non pubblicazioni o blog arrembanti), parla con l'altro coniuge e fa alleanza con lui. Il genitore organizzato non ha bisogno di fare spiegoni o ragionamenti interminabili: i figli hanno bisogno di concretezza, di spiegazioni di servizio e non di ridondanze verbali". 

Un buon genitore poi si pone le domande giuste: non "Come posso convincerlo (a fare una determinata cosa) o come posso spiegarglielo meglio?" ma bensì "come posso organizzarmi per educarlo? Cosa gli serve per crescere a 3,4,5 anni?"

Essere genitori: il libro "ORGANIZZATI E FELICI" e i tre punti da tenere sempre a mente

Per essere il genitore organizzato, pratico e concreto a cui tutti auspichiamo, ci sono delle linee guida da tenere sempre presente. Ne esemplifichiamo tre.

  1. Ogni cosa a suo tempo
  2. L'educazione passa da gesti pratici
  3. Il gioco di squadra tra genitori

1 - OGNI COSA A SUO TEMPO

"L'educazione di un bambino va modulata in base alla sua età, con scelte sensate per ogni fase della crescita. Il genitore pertanto non deve stare con il cronometro in mano, ma rispettarle. Conoscere le tappe evolutive, anche per sommi capi, permette a madri e padri di avere una mappa del percorso da cui i figli devono comunque passare".

 

Un esempio? "E' legittimo aiutare un bimbo fino ai 4-5 anni a pulirsi quando va in bagno, dopo non lo è più. Come sa vestirsi, sa anche pulirsi: non si deve trovare genitori servizievoli che si sostituiscono a lui". 

Stesso discorso vale per il pisolino: arrivati ad una determinata tappa di crescita va abbandonato. "A tre anni è necessario che i piccoli dormano il pomeriggio per poter collezionare le loro 12 ore di sonno. A 6 anni dovrebbero dormire 10 ore filate di notte e basta.

Anche il lettone ha un limite: nei primi tre anni va bene dormire con i genitori, dopo potrebbe creare dei problemi di autonomia nell'addormentamento". Non bisogna aspettare che sia il bambino a chiederlo: i genitori devono organizzargli una cameretta confortevole e fare in modo che sia il bambino stesso ad essere felice di andare nel suo lettino.

 

2 - L'EDUCAZIONE PASSA DA GESTI PRATICI

"Educare un bambino significa passare da gesti pratici, mettere regole organizzative e istituire buone abitudini: il tutto serve a creare una cornice dove crescere al meglio". Ad esempio, buone abitudini da istituire insieme per un bambino di tre anni prevedono togliersi le scarpe e lavarsi le mani quando entra in casa, mettersi il pigiama assieme ai genitori prima di andare a letto e leggere insieme una storia.

"A 5 anni, la mamma e il bambino possono preparare assieme la sera prima la colazione e i vestiti da indossare il giorno dopo: con questi semplici gesti si potrebbe riuscire a scongiurare i capricci del mattino. Oggi le buone pratiche sono spesso seppellite da tonnellate di parole, come "guardami negli occhi" o "devi ascoltarmi", che spesso sento dire ai bambini".

3 - IL GIOCO DI SQUADRA TRA I GENITORI

"Al giorno d'oggi sembra che i genitori cerchino nella relazione con i figli un legame unico, narcisisticamente gratificante, e non un progetto di coppia e sociale.

Fare figli non dovrebbe rispondere alla ricerca di una gratificazione personale, ma all'adesione ideale ad un progetto più ampio che, attraverso le generazioni, si allarga ad un piano condiviso. Per questo motivo è fondamentale che i genitori facciano tra loro gioco di squadra". 

Esemplifichiamo delle situazioni: "I genitori hanno deciso che si cena senza tv e senza tablet. Quindi, se andiamo in pizzeria porteremo con noi dei giochini, dei libri, carta e matite per disegnare, ci organizzeremo in questo senso. È una decisione che prendiamo insieme, una titolarità educativa che spetta ai genitori.  Mi raccomando, io non voglio un genitore perfetto che dia sempre l'esempio e sia impeccabile, io voglio un genitore organizzato".

Cosa succede se le regole le mette un genitore solo? Facciamo un altro esempio: "Un padre passa il pomeriggio con i figli. La madre ha deciso che appena si torna a casa si fanno i compiti e poi si guarda la tv. Se il padre non lo sa, la madre non può tornare a casa e lamentarsi che i figli hanno disubbidito!". 

Se le regole si mettono in due, si devono necessariamente anche informare le altre persone coinvolte nell'educazione del bambino: "Se si stabilisce per un bambino di 10 anni una paghetta, la cifra deve essere quella e nessun parente deve allungare un euro in più". 

 

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