Come essere un genitore presente
L'incubo di molti genitori è svegliarsi un giorno e scoprire di essersi persi l'infanzia del proprio figlio. Spesso mamme e papà chiedono se siano sufficientemente presenti nella sua vita e se, quando riescono a passare del tempo con lui, siano davvero lì o con la testa altrove. Come si fa dunque ad essere genitori presenti? Lo abbiamo chiesto a Giovanna Ambrosone, pedagogista e specialista dell'Approccio Touchpoint.
Cosa significa essere un genitore presente
Essere genitori presenti non vuol dire esserci sempre o sapere tutto delle vite dei nostri figli. «Il genitore presente - spiega l'esperta - è quello che non lascia il bambino solo nei suoi bisogni evolutivi. Lo sostiene, lo incoraggia ma non lo separa dalla realtà con protezioni non necessarie».
NON SOSTITUITEVI A VOSTRO FIGLIO.
Per esempio, un genitore presente non si sostituisce al figlio nel fare qualcosa che potrebbe fare da solo: «Non fate le cose al posto suo: a seconda dell'età, può trattarsi di mangiare da solo, allacciarsi le scarpe, vestirsi, fare la cartella o anche prendersi alcune responsabilità nelle relazioni, come essere sinceri con un amico».
NON NASCONDETE LA VERITÀ A VOSTRO FIGLIO.
«Non nascondete la verità ai vostri figli, magari per non farli soffrire. Come sul tema della morte (che può essere compreso nella sua irreversibilità dal 5 anno): se la raccontiamo come un sonno o un lungo viaggio, non siamo genitori presenti perché crediamo che i bambini non siano in grado di accogliere i fatti della vita. La sfida insomma è esserci nella totalità ma non prendere il loro posto nel cammino della crescita, che è esclusivamente il loro».
Ma a cosa bisogna prestare attenzione per essere genitori presenti nel modo giusto? Ecco 3 parole che possono aiutare: autenticità, distanza e tempo.
Come essere genitori presenti: spazio all'autenticità
MOSTRATE LE VOSTRE EMOZIONI.
«Il genitore presente è un genitore che non ha paura di mostrare proprie emozioni - illustra Giovanna Ambrosone - sia che esse siano positive o negative.
Si può dire che siamo stanchi o che un certo comportamento ci sta infastidendo. È molto meglio rispetto che tenere un autocontrollo eccessivo che potrebbe portare poi a farci esplodere in sfuriate con toni accesi e magari recriminatori. Un piccolo "spazientimento" o la comunicazione dei nostri stati d'animo non danneggia i nostri bambini; lo fa invece la sfuriata, che è tanto più forte quanto meno siamo stati in grado prima di dire come ci sentivamo. I bambini poi sviluppano l'intelligenza emotiva proprio a partire dal riconoscimento delle emozioni altrui, cominciando con il riconoscere le espressioni facciali. Per cui quanto più il genitore esprime coerenza tra quello che prova all'interno e quello che mostra, tanto più il figlio svilupperà questa intelligenza fondamentale in tanti ambiti della vita».
MOSTRATE I VOSTRI DIFETTI.
Mostrare i propri difetti ai bambini non è sbagliato: «Svelare le proprie imperfezioni è un'occasione di crescita per noi e i nostri figli. È importante che entrino in contatto con i lati più spigolosi delle persone, e che lo facciano attraverso gli affetti più vicini. Così imparano a familiarizzare e accettare i difetti altrui e quindi anche i propri». Ma come si fa a mantenere lo status di supereroi con i figli se mostriamo le nostre fragilità? La verità è che non smetteremo mai di essere i loro esempi, ma saremo solo esempi più veri: «I bambini sanno che ogni supereroe ha un "tallone d'Achille", che lo rende più vicino a loro, più umano e anche più amabile. "Nessuno chiede di avere genitori perfetti, ma solo genitori sufficientemente buoni" diceva Donald Winnicott. Se invece indossi una maschera di infallibilità non sei presente, stai recitando. Lì con tuo figlio è presente qualcun altro, qualcuno che non sei tu».
Come essere un buon genitore: il concetto di distanza
FATE ESPLORARE IL MONDO A VOSTRO FIGLIO.
Nella nostra presenza poi dobbiamo saperci posizionare alla giusta distanza dai bambini a seconda dell'età: «È giusto stare vicinissimi anche con il corpo fino a 1 anno, ma poi gradualmente dovremo farci indietro per permettere loro di sperimentarsi in prima persona, sempre con la certezza di averci a disposizione in caso di necessità. Per indicare con un'immagine la distanza, mamma e papà sono il porto da dove i figli partono per esplorare il mondo. Quello è un porto fisso, ogni volta potranno ritrovarlo per essere confortati e incoraggiati».
AIUTATE VOSTRO FIGLIO A FARE DA SOLO.
Si tratta del famoso "Aiutami a fare da solo" montessoriano: «Partite semplicemente dall'autonomia nella vita domestica, chiedete collaborazione per apparecchiare o piegare un tovagliolo. Una distanza che permette autonomia è il primo gradino per favorire lo sviluppo del corpo e della mente del bambino. Il messaggio è: "Mi fido di te, puoi farcela, sfida il mondo diventando grande". Ad esempio, quando non riesce a fare un compito non fatelo voi né ditegli "affari tuoi". Chiedetegli "Aiutami a capire, cosa non riesci a fare del compito?". Insegnerete così anche a lui a porsi alla giusta distanza rispetto a problema da risolvere: se lo "spacchettate" insieme a lui, gli sembrerà meno insormontabile e si sentirà in grado di affrontarlo da solo».
Genitori presenti: quanto tempo?
DEDICATE TEMPO AI VOSTRI FIGLI.
Per essere presenti, infine, è necessario passare del tempo con i propri figli. «Deve essere un tempo che non può sovrapporsi ad altre incombenze. Può essere utile organizzare spazi protetti da dedicare ai vostri figli, per dire loro che ci siamo. Non c'è bisogno di un tempo infinito, basta uno spazio esclusivo. Deve essere un tempo vero proprio per loro e non rubato ad altre cose.
Laddove i bambini non abbiano mai del tempo dedicato, visto che di quel tempo hanno bisogno, proveranno a prenderselo rubandolo appena possono: ci interromperanno quando staremo parlando con altre persone, cucinando, o al telefono. Se riusciremo a dedicarglielo, potranno tollerare che ci sia tempo anche per altro. È importante che ogni giorno ci sia uno spazio, anche piccolo, in cui il genitore è presente per il bambino».
SPEGNETE IL TELEFONO.
Un grande nemico del nostro essere davvero lì con i nostri figli, e non con la testa altrove, sono gli smartphone: «È utile che in questo tempo ci disconnettiamo da tutto, per connetterci con lui. Oggi rischiamo di essere sempre multitasking, ma il mio consiglio è quello proprio di spegnere il telefono: anche se ci imporremo di non guardarlo, infatti, la semplice vibrazione per un attimo ci farà spostare il nostro pensiero. E se avete figli adolescenti, chiedete anche a loro di disconnettersi o, per esempio, non portare il telefono a tavola».
DEDICATE TEMPO A VOI STESSI. «Nel fare la lista delle cose che hanno bisogno di tempo, non dimenticarti, genitore, di mettere te stesso. Hai bisogno di tempo: se vuoi essere presente per gli altri devi essere presente per te stesso, per ciò che ti piace fare. Se ogni giorno ci dedicheremo un tempo esclusivo per noi stessi, anche breve, avremo l'energia per essere autenticamente presenti con gli altri. Nella relazione con l'altro tu devi esserci, e per esserci al meglio il tuo serbatoio deve essere pieno».
Avvisate se non ce la fate
Certo, è difficile rispettare queste tre parole. Però anche solo dire che si sta avendo difficoltà nell'essere presenti, aiuta a tornare al cuore di quello che stiamo facendo: «Quando ci accorgiamo che non siamo in grado di mantenere l'impegno su una o tutte e tre queste parole che garantiscono essere genitori presenti, dichiariamolo.
"Oggi è una giornata particolare, non potrò fare quel gioco con te ma possiamo recuperare domani"; "Oggi sento che sei affaticato, per cui anche se so che sei in grado di mangiare da solo, accolgo la tua richiesta di tornare un po' piccolo e ti imbocco"; "Ho ricevuto una notizia brutta, non riesco a essere autentica e a raccontartelo perché ho bisogno di tempo per rielaborarla". Se lo facciamo noi, permetteremo anche a loro di dirci come stanno e quando non riescono ad essere presenti nella relazione con noi».