Coloranti, conservanti – in particolare nitriti e nitrati contenuti negli insaccati e nelle carni lavorate – e varie sostanze chimiche presenti in imballaggi per alimenti come carta, cartone, plastica: sono tutte sostanze che potrebbero rappresentare un pericolo per la salute, e in particolare per quella dei bambini.
Lo ricorda un documento pubblicato ai primi di agosto dall'Associazione americana dei pediatri, che fa il punto sui possibili rischi connessi ad alcune di queste sostanze. Sotto accusa sono finiti in particolare:
- bisfenoli, oggi usati soprattutto nel rivestimento di lattine di metallo, per impedirne la corrosione. Il più noto tra queste molecole è il bisfenolo A, ampiamente utilizzato in passato per la produzione di plastiche per bottiglie, bicchieri, stoviglie. Il suo uso nei biberon è vietato da diversi anni e sono sempre più diffusi i contenitori di plastica “BPA-free” (senza bisfenolo A). Tuttavia, secondo il documento dei pediatri Usa in molti casi il BPA è stato sostituito da altri bisfenoli come il BPS, non necessariamente più sicuri;
- ftalati, componenti di molte plastiche per alimenti;
- perfluorocarburi (PFC), utilizzati in imballaggi antigrasso (come la carta per i fritti);
- perclorato, impiegato come antistatico in imballaggi di plastica per prodotti secchi, come zucchero, farina o amido;
- coloranti artificiali alimentari, aggiunti a cibi e bevande per ragioni puramente estetiche;
- nitrati e nitriti, utilizzati come conservanti in insaccati, carni lavorate (come i wurstel), alcuni tipi di pesce secco e affumicato e alcuni tipi di formaggi.
I pediatri americani ricordano come negli Stati Uniti molte di queste sostanze arrivino sul mercato anche senza una formale approvazione da parte della Food and Drug Administration, l'ente che si occupa appunto della regolamentazione di alimenti e farmaci, attraverso un iter semplificato che ne prevede la classificazione come “sicuri fino a prova contraria”. Ai medici, però, questo non sta bene, tanto da rilasciare una dichiarazione in cui si chiede al chiedere al governo Usa di rivedere l'attuale sistema di valutazione delle sostanze chimiche che possono entrare in contatto con gli alimenti.
Additivi alimentari e imballaggi: quali rischi per la salute?
Ma di che cosa sono accusate esattamente tutte queste sostanze? Una delle preoccupazioni principali riguarda la loro capacità di interferire con il delicato equilibrio di vari sistemi ormonali dell'organismo, tanto è vero che sono in genere indicati come interferenti endocrini. I loro bersagli possono essere diversi: gli ormoni del sistema riproduttivo, quelli della tiroide, insulina e altri ormoni del metabolismo.
Un numero crescente di studi mette in relazione l'esposizione a elevati livelli di queste sostanze (anche in utero, durante la gravidanza) con l'aumento di rischio di sviluppare condizioni come obesità, diabete, infertilità, ritardo di crescita fetale e anche disturbi cognitivi e comportamentali.
Altre preoccupazioni riguardano un possibile effetto cancerogeno: è il caso per esempio di nitrati e nitriti, sempre se assunti a livelli elevati (per intenderci: non è certo un panino con il salame ogni tanto a condannarci!).
I pediatri americani sottolineano chiaramente che i più a rischio sono proprio i bambini, più suscettibili degli adulti agli effetti di questi composti perché i loro organi sono ancora in formazione e perché, in proporzione, risultano più esposti.
I consigli per i genitori (comprese le donne in attesa)
I pediatri americani hanno formulato una serie di raccomandazioni per ridurre il più possibile il contatto con queste sostanze potenzialmente pericolose. Eccole:
- Preferire frutta e verdure fresche o, al massimo, surgelate;
- Evitare o limitare al massimo il consumo di carni lavorate, e farlo a partire dalla gravidanza;
- Evitare di utilizzare contenitori di plastica per scaldare gli alimenti per bambini nel microonde. Vale anche per latte artificiale o latte materno;
- Non lavare i contenitori di plastica in lavastoviglie;
- Quando possibile preferire contenitori in materiali differenti dalla plastica come il vetro o l'acciaio senza stagno;
- Fare attenzione ai codici presenti sui contenitori in plastica, evitando quelli che segnalano la presenza di ftalati, stirene e bisfenoli. Meglio preferire bioplastiche o plastiche “verdi”, realizzate per esempio a partire da mais e prive di bisfenoli;
- Lavarsi le mani con cura prima di maneggiare cibi e bevande, per evitare il trasferimento di contaminanti plastici;
- Lavare con molta cura frutta e verdura che non possono essere sbucciate.