Una volta (non molto tempo fa) c'erano l'agenda di carta o il calendario sui quali segnare, magari in rosso, la data delle mestruazioni, per tenere sotto controllo l'andamento del ciclo, individuare i (presunti) giorni più fertili del mese e prevedere quando – più o meno – sarebbe arrivata la mestruazione successiva. Oggi possiamo farlo sull'agenda dello smartphone o, meglio ancora, grazie a qualche app che permette di prendere nota anche di vari sintomi o di altri parametri importanti per valutare la fertilità del momento, dalla temperatura basale alle caratteristiche del muco cervicale.
Ma quanto sono accurate queste app? Come vengono utilizzate, in media, dalle donne? Sono davvero utili nel tenere sotto controllo l'andamento del ciclo mestruale? Sono alcune delle domande che si è posta b, ingegnere biomedico con la passione per la salute riproduttiva femminile, insieme ad alcuni colleghi del Politecnico di Losanna e dell'Università di Stanford. Per rispondere, i ricercatori hanno chiesto l'accesso al database di due app di supporto al metodo sintotermico (Sympto e Kindara), un metodo di riconoscimento della fertilità che mette insieme diversi "segnali" biologici come lo stato del muco cervicale e della cervice uterina o la temperatura basale.
Così, Symul e colleghi si sono ritrovati per le mani i dati relativi a oltre 2,7 milioni di cicli mestruali di 200 mila donne – età media 30 anni, cittadinanza europea o nordamericana, indice di massa corporea indicativo di una situazione di normopeso (questo l'identikit dell'utilizzatrice "media" delle due app) – per un totale di oltre 30 milioni di giornate di "osservazioni".
Il primo dei risultati emersi dall'analisi dei dati indica una certa fedeltà di utilizzo da parte delle utenti che stanno attivamente cercando una gravidanza. Come riportato sulla rivista Nature Digital Medicine, queste donne inseriscono informazioni dettagliate per ogni giorno del loro ciclo in circa il 40% dei cicli.
Il secondo risultato riguarda una visione d'insieme delle informazioni riportate, a conferma di quanto riferito anche da studi clinici precedenti.
"Per esempio, abbiamo osservato che in media le utenti delle due app riferiscono un aumento di 0,4° C della temperatura basale dopo l'ovulazione, esattamente come riferito in altri studi" racconta Laura Symul a nostrofiglio.it. E ancora, "che la durata media della fase luteale dei cicli registrati dalle app – cioè la parte del ciclo che va dall'ovulazione all'arrivo della mestruazione – si conferma di 14 giorni". Invece la fase follicolare – quella che va dalla mestruazione all'ovulazione – è in media un po' più lunga di quanto riportata da altri studi, con solo il 24% delle ovulazioni (una su quattro) che avviene esattamente al quattordicesimo o quindicesimo giorno del ciclo.
"In sintesi, il nostro studio mostra che le utenti registrano volontariamente sintomi e segnali biologici riferiti al loro ciclo mestruale in modo frequente e accurato e che le loro registrazioni vanno di pari passo con quanto è effettivamente atteso". Il che significa che, se ben utilizzate, queste app possono essere effettivamente utili, soprattutto per fornire al ginecologo di fiducia informazioni accurate sull'andamento del proprio ciclo.
Un'importante domanda alla quale lo studio non risponde – perché non era suo obiettivo farlo – è se queste app possano essere utili a sostegno dell'utilizzo di metodi contraccettivi basati proprio sul riconoscimento di segnali di fertilità. In questo caso, però, la domanda più generale è un'altra, e cioè quanto siano affidabili questi metodi di per sé, cioè indipendentemente dallo strumento (carta e penna o app) al quale è affidata la registrazione dei dati.
"Ci sono diversi metodi basati sul riconoscimenti della fertilità e non sono tutti uguali in termini di efficacia" commenta Symul. Come spiega un recentissimo articolo pubblicato sul prestigioso British Medical Journal (BMJ) dalla ginecologa Rachel Peragallo Urrutia e dall'epidemiologa Chelsea Polis (entrambe lavorano negli Stati Uniti), l'assunto di partenza è che un rapporto sessuale porti a una gravidanza solo se avviene nel cosiddetto "periodo fertile", un periodo di circa 6-9 giorni del ciclo mestruale in cui si verificano specifici cambiamenti nell'organismo, alcuni dei quali sono quelli analizzati da questi metodi che potremmo definire "naturali".
Si va per esempio dai cosiddetti metodi basati sul calendario, che si limitano a "contare i giorni" a partire dall'ultima mestruazione a quelli più sofisticati – come il metodo sintotermico – basati sulla combinazione di più segnali biologici, a quelli basati sui cosiddetti stick ovulatori, che misurano il livello di alcuni ormoni nelle urine.
L'articolo del BMJ li passa in rassegna uno per uno, sottolineando tuttavia che bisogna distinguere l'uso perfetto del metodo dal suo uso tipico (cioè il modo in cui viene tipicamente utilizzato, che non è detto sia sempre corretto). Vediamo le conclusioni sul tasso di fallimento dei vari metodi, nelle diverse circostanze. Il tasso di fallimento è definito come percentuale di donne che vanno incontro a una gravidanza indesiderata nel primo anno di utilizzo del metodo.
Metodi basati sul calendario, come misurazione della lunghezza del ciclo
Tasso di fallimento per uso perfetto: 5%
Tasso di fallimento per uso tipico: 11-14%
NB questo metodo dovrebbe essere preso in considerazione solo da donne con un ciclo di durata regolare compresa tra 26 e 32 giorni.
Metodi basati sull'analisi del muco cervicale, tipo metodo Billings
Tasso di fallimento per uso perfetto: 1-3%
Tasso di fallimento per uso tipico: 11-34%
Metodi basati sull'analisi della temperatura basale (NB la stima è fatta a partire da studi relativi all'app Natural cycles)
Tasso di fallimento per uso perfetto: non riportato
Tasso di fallimento per uso tipico: 10%
Metodo sintotermico (NB stima basata sul metodo Sensiplan)
Tasso di fallimento per uso perfetto: 0,2-0,4%
Tasso di fallimento per uso tipico: 2%
Metodo basato su stick ovulatori (NB stima basata su Persona Contraception Monitor)
Tasso di fallimento per uso perfetto: 12%
Tasso di fallimento per uso tipico: 26%
La conclusione di Laura Symul? "Credo che le app per la fertilità possano essere utili come strumento contraccettivo se le utenti sono fortemente motivate a utilizzarle in modo accurato e regolare, se hanno una buona conoscenza della biologia del loro ciclo mestruale e sono consapevoli delle differenze di efficacia tra i diversi metodi".