Nuoto, corsa o bicicletta. Sport individuali e a bassa intensità motoria e che consentono di scaricare le energie. Il tutto fatto con una persona conosciuta. Perché lo sport, se fatto in modo strutturato e con una persona cara può essere d'aiuto per i bambini e i ragazzi che soffrono d'autismo. (Leggi tutto sullo sport)
E lo sport stesso può essere una leva di inclusione sociale e di educazione all'autonomia. Questo il commento di Lucio Moderato, direttore dei servizi diurni della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone, all'open day organizzato dalla Fondazione Oltre il Labirinto Onluss, a Milano al PalaBadminton, in occasione della Giornata mondiale sull'autismo.
L’autismo è una sindrome complessa che colpisce il cervello di un individuo, alterandone le abilità relazionali e la sua capacità di comunicare. Questa sindrome comporta gravi conseguenze a livello comportamentale, tra cui isolamento, gesti ripetitivi e stereotipati, ossessività. Lo sport, oltre a essere utile per la salute in generale, racchiude in sé aspetti neuro e psicomotori, educativi e ludici fondamentali per i ragazzi autistici perché ne favorisce l’autonomia, lo scambio interpersonale, il contatto con l’ambiente esterno e il rispetto delle regole.
Chi soffre d'autismo ha bisogno di muoversi tanto
''L'autismo è una situazione complessa - spiega Lucio Moderato - e chi ne soffre ha bisogno di muoversi tanto. Lo sport può quindi essere utile, se fatto però tenendo conto delle caratteristiche dei malati''.
Vanno quindi evitati gli sport di squadra, ''mentre sono più indicati quelli individuali, a bassa intensità stimolatoria - continua Moderato - come il nuoto, la corsa o la bicicletta, perché consentono di scaricare le energie. Tutto deve essere concepito con un punto di partenza, uno di arrivo e un percorso definito, sotto la guida di una persona conosciuta''.
Fonte: Ansa, Oltrelabirinto.it
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