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Bambino incontra il padre solo tre volte in un anno: madre condannata al risarcimento

di Sara De Giorgi - 20.05.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
A Torino una madre è stata condannata a risarcire il figlio poiché non gli aveva consentito di vedere il padre con regolarità. Secondo la cassazione, il ragazzo è stato compromesso dal «clima di conflittualità presente tra i coniugi a seguito della separazione» e per questo motivo la donna deve risarcirlo di cinquemila euro.  

Una madre ha dovuto risarcire il proprio figlio per non avergli permesso di mantenere i rapporti con il padre. La donna, negando al suo bimbo di vedere il papà, gli ha causato, secondo la decisione dei giudici della Cassazione, un danno del valore di 5 mila euro.

In particolare, la prima sezione civile della Cassazione ha rifiutato il ricorso fatto dalla donna contro il decreto con cui la Corte d'appello di Torino aveva ampliato le modalità di incontro del figlio con il padre. E la madre è stata anche condannata a risarcire il ragazzo, compromesso dal «clima di conflittualità presente tra i coniugi a seguito della separazione».

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In base a quanto riporta torino.repubblica.it, agli atti del procedimento è emerso che per due anni e mezzo l'uomo aveva incontrato il bambino solo tre volte, nonostante gli accordi intervenuti tra i genitori prevedessero una più ampia frequentazione. I giudici della Suprema corte hanno accettato le conclusioni della Corte d'appello.

Invece, la donna ha detto di essere stata condannata al risarcimento senza una giusta ragione, sostenendo di aver sempre collaborato per rendere possibili gli incontri con il padre e che era proprio il figlio a non voler vedere da solo il papà.

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Infine, secondo quanto ha ricordato la Cassazione, le misure sanzionatorie dell'articolo 709 cpc, sulla responsabilità dei genitori possono «essere applicate facoltativamente dal giudice nei confronti del genitore responsabile di gravi inadempienze o di atti che comunque arrechino pregiudizio al minore od ostacolino il corretto svolgimento delle modalità di affidamento».

In questo caso i giudici di Torino hanno verificato «un atteggiamento ostruzionistico della madre e il condizionamento al corretto svolgimento delle modalità di affidamento del minore, nonché il disagio, le sofferenze e i conflitti derivati al minore dall'atteggiamento della madre».

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