Il tatuaggio è una decisa affermazione della propria personalità, un modo chiaro e immediato per condividere con l'esterno un messaggio, la cui tipologia può essere mutevole, o la celebrazione di un particolare evento, evidentemente degno di marchiare la propria pelle.
La nostra personalità però non è un monolite scolpito nella pietra, e i cambiamenti del tempo, delle relazioni e degli atteggiamenti possono altresì modificare quel sentimento che in passato ci aveva spinto verso l'ago del tatuatore, facendoci stancare, o peggio, pentire di ciò che abbiamo disegnato sul corpo in modo così indelebile.
L'estate poi, con l'avvento dei costumi e dell'esposizione al sole delle proprie forme, potrebbe acuire ulteriormente questa insoddisfazione verso un marchio che non ormai ci appartiene più, convincendoci a ricorrere alla chirurgia laser per liberarsi finalmente di questo peso.
La tendenza internazionale del tattoo-changing,che in estate diventa ancora più forte e diffusa, nasce dunque da un pentimento che porta, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, circa il 30% dei 7 milioni di tatuati italiani alla rimozione o alla modifica del tatuaggio. Dei 6 “tattoo-pentiti” su 10 ben il 41% vuole sostituire il tatuaggio, mentre il 34% lo vuole modificare, mentre il 25% se ne vuole proprio sbarazzare, per fini estetici (38%), per vergogna (35%) o per eliminare definitivamente un ricordo da lasciarsi alle spalle (28%).
LO STUDIO
Lo studio è stato condotto e approfondito da Quanta System Observatory con la metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 2000 italiani di età compresa tra i 18 e i 60 anni, con un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate, per scoprire quali sono le ultime tendenze in materia di tatuaggi e quali sono quelli più cancellati o modificati prima della prova costume.
«Il tatuarsi è una moda e, come tutte le mode, tende a stancare le persone - afferma Valerio Pedrelli, esperto di medicina estetica e direttore di Ink Removal Milano - Questo sentimento tocca sia gli uomini sia le donne, la differenza è che solitamente la donna si pente del soggetto mentre l'uomo delle dimensioni del tatuaggio»
CHI SI PENTE DI UN TATTOO?
Che siano semplicemente brutti o che appartengano ad un passato sgradito (relazioni spezzate, amicizie tradite, idoli tramontati.
..), la ricerca ha provato comunque a definire un profilo del "pentito" medio: statisticamente sono più le donne (54%) a cambiare idea contro il 46% degli uomini. La maggior parte di loro poi hanno tra i 30 e i 40 anni (65%), percentuale che scende al 55% tra i 18 e i 29 anni e al 51% tra gli over 40.
Lo status sociale è abbastanza trasversale: ci sono manager (25%), professionisti (22%), impiegati statali (17%), insegnanti (13%), impiegati (12%) e operai (10%).
I soggetti artistici più propensi al pentimento sono:
- i tribali (spesso di dimensioni esagerate),
- le scritte o le dediche,
- i nomi di persone care o ex,
- le composizioni floreali,
- le correzione di tatuaggi sbavati,
- quelli troppo colorati,
- i ritratti,
- le croci,
- quelli in cinese o giapponese
- e i disegni in stile horror.
Rigurado la necessità di ritoccare o eliminare un tatuaggio, si è espressa anche la psicologa Roberta Ganzetti, V.P. dell’associazione Elice Onlus Milano:
«Alcuni momenti nella vita delle persone sono così significativi che emerge il desiderio di celebrarne l’esistenza e realizzarne la presenza a livello visivo, sulla pelle, quasi ad indossare un’emozione. Se pensiamo alla nostra personalità come una struttura in continua evoluzione non risulta difficile comprendere questo cambiamento come elemento fondamentale alla base di nuovi adattamenti creativi. A prescindere dalle tendenze, cancellare o sostituire un tatuaggio può rappresentare un’ulteriore forma di libertà per molte persone. Un segno stabile sulla pelle potrebbe allora non essere più congruente con l’intenzionalità comunicativa originaria...»
QUALI SONO I TATUAGGI MAGGIORMENTE CAUSA DI PENTIMENTO? ECCO LA LA TOP 10:
- Le iniziali degli ex o i loro nomi impressi sulla propria pelle (61%)
- I tattoo disegnati male o concepiti scorrettamente dal tatuatore (45%)
- i tatuaggi fatti con amici o parenti, che ora non si frequentano più (41%)
- Quelli disegnati in stile tribale (33%)
- Quelli di grandi dimensioni che risultano troppo evidenti (31%)
- I tattoo troppo colorati o con linee troppo marcate (28%)
- Gli stemmi o i campioni della propria squadra del cuore (25%)
- Quelli che sono caratterizzati da elementi che riportano a ideologie politiche o religiose (17%)
- Quelli in cinese o giapponese di cui non si conosce il significato (15%)
FONTE: Foundcomunicazione, Quanta System Observatory