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Caso Lactalis: nessun lotto contaminato in Italia, ma le formule vanno sempre preparate con cura

di Valentina Murelli - 15.01.2018 - Scrivici

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Fonte: Foto: alamy
In Italia non dovrebbero essere arrivati lotti a rischio salmonella di latte in polvere Lactalis. Per stare sempre tranquilli, comunque, l'Oms raccomanda di diluire la polvere con acqua fatta bollire e mantenuta a non meno di 70°C.  

In questo articolo

In Italia il latte in polvere dell'azienda francese Lactalis, responsabile di una quarantina di casi di salmonella in neonati per lo più francesi, non dovrebbe essere arrivato.

Lo fa sapere una nota del Ministero della salute, informando che "le autorità francesi non hanno comunicato l'esistenza di lotti spediti verso il nostro Paese".

Né risultano lotti problematici dal Sistema di allerta della Comunità europea sulla sicurezza dei prodotti alimentari, precisa Marco Silano, direttore dell'Unità operativa di Alimentazione, nutrizione e salute dell'Istituto superiore di sanità.

Che cos'è successo


All'inizio di dicembre 2017 si è registrato in Francia un numero insolito di casi di salmonellosi, un'infezione alimentare, in bambini con meno di sei mesi d'età. I controlli hanno chiarito che si trattava di un'infezione causata da alcuni lotti di latte in polvere contaminati dal batterio, prodotti dal gruppo Lactalis in uno stabilimento di Craon, nella regione della Loira.

Da dicembre a oggi il caso si è significativamente allargato: i bambini colpiti dall'infezione sono 37 in Francia e uno in Spagna. Più, forse, uno in Grecia (sono in corso accertamenti definitivi). L'azienda - che in Italia possiede i marchi Galbani, Invernizzi, Cademartori, Locatelli e Président e controlla Parmalat - ha ritirato dal commercio oltre 12 milioni di confezione di latte in polvere. Una misura che ha riguardato 83 paesi, come ha confermato il presidente della società, Emmanuel Besnier, in un'intervista a un giornale francese.

Possiamo stare tranquilli?


Dunque in Italia non sembrano esserci rischi particolari legati al "caso Lactalis". "Che - lo ricordiamo - è l'unica ditta coinvolta nella vicenda" precisa Silano. Significa che possiamo davvero stare stare tranquilli quando andiamo in farmacia o al supermercato a comprare il latte in polvere per un neonato? "In generale sì, ma qualche cautela serve sempre" afferma il neonatologo Riccardo Davanzo, direttore del Dipartimento materno-infantile di Matera.

"In Italia non abbiamo mai avuto casi del genere, a testimonianza della qualità dei processi produttivi della nostra industria alimentare" ricorda il neonatologo. Sottolineando però che per nessuna attività umana può esistere il rischio zero.

"I sistemi di controllo in vigore ci danno ottime rassicurazioni, ci dicono che possiamo ragionevolmente fidarci, ma allo stesso tempo non possono darci garanzie assolute e totali".

A chiarire ulteriormente il quadro della situazione è Roberto Foschini, docente di

microbiologia, igiene e sicurezza del latte all'Università di Milano. "La tecnologia di preparazione del latte in polvere è ormai assodata e provata come sicura da anni. E anche i latti formulati, come qualsiasi altro prodotto alimentare, sono obbligatoriamente sottoposti a sorveglianza igienica attraverso sistemi di controllo basati sui principi HACCP lungo tutta la filiera produttiva".

Detto questo, è evidente che a Craon "qualcosa non è andata come sarebbe dovuta andare. E salmonella, un batterio di origine fecale i cui serbatoi naturali sono gli animali infestanti e gli animali che alleviamo, e quindi i loro prodotti come latte, uova e carne, è finita dove non doveva". In effetti, la stessa Lactalis, alla fine, si è assunta le sue responsabilità per l'accaduto.

Ma attenzione, se la preoccupazione è la possibilità di una contaminazione microbiologica, tanto più pericolosa quanto più è piccolo il bambino nutrito con latte formulato, va detto che a disposizione c'è anche una soluzione piuttosto semplice per evitarla: "Basta preparare il latte formulato secondo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, che già da diversi anni raccomanda di diluire la polvere in acqua che sia stata fatta bollire e sia a una temperatura non inferiore ai 70 °C". In questo modo, eventuali germi presenti nella polvere dovrebbero essere definitivamente uccisi o inattivati.

Il suggerimento - indicato soprattutto nei primissimi mesi di vita, quando il piccolo è più a rischio perché il suo sistema immunitario è più immaturo - vale anche nel caso in cui si decidesse di utilizzare acqua oligominerale, in bottiglia, al posto di quella del rubinetto. "In alternativa, si può ricorrere alle formule liquide, che sono sterili ma sono anche più costose e per certi versi meno pratiche" afferma Davanzo.


E però non ci sono sono salmonelle o altri batteri: il latte artificiale finisce spesso sotto accusa. Nel dicembre 2016, per esempio, un test del mensile Altroconsumo aveva rilevato la presenza di contaminanti potenzialmente pericolosi per la salute umana in molte marche di latte artificiale. Non si denunciavano rischi immediati per la salute dei bambini, ma la situazione ha destato comunque un certo allarme. "In realtà - ritiene Davanzo - la sicurezza generale di questi prodotti è elevata, e del resto l'industria ha tutto l'interesse a tutelarli, perché in caso di problemi il danno economico derivante sarebbe enorme. Però l'impegno per il miglioramento non può che essere continuo".

Il messaggio finale


"La prima cosa da sottolineare è che il latte artificiale non è equivalente a quello materno" ricorda Silano. "Ormai una grande mole di studi riconosce la superiorità biologica del latte materno. Che, per di più, è assolutamente sicuro dal punto di vista microbiologico".

"Se però, per varie ragioni, la mamma non allatta, può rivolgersi con ragionevole tranquillità alle formule che ci sono in commercio nel nostro paese, preparandole con le modalità indicate dall'Organizzazione mondiale della sanità".

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