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Come crescere tre figli in uno slum africano ed essere felici

di Federica Baroni - 25.02.2016 - Scrivici

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Alessandro e Nicoletta alcuni anni fa hanno deciso di lasciare l'Italia e una brillante carriera in azienda per fare i cooperanti in Africa dove hanno deciso di crescere i loro tre figli. "Qui i bambini hanno i valori giusti, imparano cosa vuole dire condividere le risorse scarse senza sprecare mai nemmeno un chicco di riso, capiscono cos’è davvero la povertà. Guardando le stelle, semplicemente sono felici" dice il papà, Alessandro.

Che la felicità di un bambino non dipenda dalla quantità di oggetti e giocattoli che lo circondano lo dicono da anni gli esperti. Ma per noi genitori che viviamo nella società del benessere è un concetto difficile da applicare nella pratica. E così non facciamo mancare mai nulla ai nostri bimbi, convinti sotto sotto che l'ennesimo pupazzo sia la chiave per la loro felicità.

A pensarla e soprattutto ad agire diversamente sono due genitori lombardi.

Alessandro e Nicoletta hanno deciso di crescere i loro tre figli in un Paese povero: il Mozambico dove lavorano come cooperanti per la Fondazione Avsi e organizzano le squadre locali per costruire scuole, formare maestri e sostituire le stufe a carbone usate per cucinare e altamente nocive.

Luca , 7 anni, Michele, 9 e Maddalena, 5, sono nati e hanno sempre abitato in Africa. La loro giornata, dopo la scuola, la passano nella baraccopoli di Maputo a giocare con gli altri bimbi, mentre i genitori sono lì che lavorano.

"Qui i bambini crescono con i valori giusti, imparano cosa vuole dire condividere le risorse scarse senza sprecare mai nemmeno un chicco di riso, capiscono cos’è davvero la povertà. Guardando le stelle, semplicemente sono felici" dice il papà, Alessandro.

La vita in Mozambico è povera ma dignitosa. Scuole e ospedali ci sono e funzionano abbastanza bene e il cibo è sufficiente per tutti. Insomma non c'è tutto ma non si muore di fame.

Qui i bambini non fanno corsi extrascolastici né vanno a teatro o a festine di compleanno... ma passano la giornata a giocare all'aperto, soprattutto a calcio.

Leggi anche: Perché i bambini non devono avere troppi impegni dopo la scuola?

L’educazione spartana ricorda quella dei cortili delle case di ringhiera di un tempo anche se il paragone non è facile. Non dico che essere poveri è meglio – dice Alessandro, “dico però che vivere senza niente più di quello che serve, in qualche modo facilita il compito dei genitori».

Quindi nessun rimpianto della nostra società dei consumi, anzi Nicoletta e Alessandro sostengono il contrario : ”Fortunati Michele, Luca, Maddalena, che sperimentano la felicità delle piccole cose” .

Leggi anche: Spunti per la felicità dei bambini

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