Cyberbullismo alle medie
Sono sempre più precoci gli episodi di bullismo e cyberbullismo, che stanno iniziando a diffondersi anche tra i ragazzi delle scuole medie. Un fenomeno che preoccupa perché il cyberbullismo in età preadolescenziale è ancora più pericoloso, data l'età delicata in cui si trovano i ragazzi, e talvolta coglie di sorpresa genitori, insegnanti e educatori. Ma che caratteristiche ha il cyberbullismo alle medie e come possiamo contrastarlo? Lo abbiamo chiesto alla psicologa Alessandra Portaluppi.
Cos’è il cyberbullismo
Il cyberbullismo è una forma di bullismo sorta all'inizio degli anni 2000, quando «la crescente diffusione del web e di nuovi mezzi di comunicazione come sms, e-mail, social network e chat hanno cominciato a mostrare nei giovani le prime conseguenze psicologiche e relazionali di queste nuove interazioni» illustra Alessandra Portaluppi.
«Il cyberbullismo ha alcune peculiarità che aggravano alcuni elementi propri del bullismo, perché rende più disinvolti e disinibiti i carnefici e più impotenti le vittime. Anzitutto l'anonimato: il persecutore può nascondere la propria vera identità, sentendosi così al riparo da sanzioni e libero di agire. L'aggressione poi, non avvenendo di persona, diminuisce ancora la già scarsa empatia del bullo: «alcuni studi internazionali hanno dimostrato come i cyberbulli spesso non sono capaci di comprendere l'effetto delle proprie azioni e le conseguenze sulla vittima. Questo "disimpegno morale", accompagnato dall'anonimato delle azioni online, amplifica l'aggressività del bullo e nello stesso tempo causa un processo di dissociazione tra la vita online e offline». Il fatto che la violenza avvenga in rete poi elimina i confini spazio - temporali: la vittima è sempre raggiungibile dalle prepotenze, non ha tregua. «Il noto psicoanalista dell'età evolutiva Massimo Ammaniti vede il mondo virtuale come una ragnatela che avvolge tutta la quotidianità dei ragazzi: le offese inseguono i ragazzi in ogni spazio e tempo della vita e l'umiliazione non è momentanea, ma rimane in rete potenzialmente per sempre e alla mercè di un pubblico illimitato.
E oggi che la reputazione online è importante, la lesione sociale della propria dignità tramite cyberbullismo ha un impatto emotivo più disastroso».
Perché aumenta il cyberbullismo alle medie
«Gli episodi di cyberbullismo - prosegue Portaluppi - sono in forte aumento anche perché sempre più precoci». Questo essenzialmente per due motivi:
- Adolescenza anticipata. «I comportamenti che una volta erano tipici dell'adolescenza oggi compaiono già nell'età delle scuole medie senza che vi sia una maturità nell'affrontarle, tanto da parte dei ragazzi quanto da parte della famiglia. La preadolescenza, tanto quanto l'adolescenza, è "un'età che urge" sia per l'emergere di nuovi bisogni ed affetti, sia per l'urgenza del compito cui sono chiamati psicologi, educatori, insegnanti e genitori». Verso i 12 anni infatti iniziano i grandi cambiamenti fisici e psicologici e la definizione dell'identità, che «non è più semplicemente rispecchiata nello sguardo dei genitori, ma necessita di un nuovo orizzonte relazionale: quello del gruppo dei pari, che segna il superamento delle dipendenze infantili e diventa un luogo di sicurezze affettive che passano dall'accettazione da parte degli altri».
- Nativi digitali. «I nati dal 2001 in poi sono considerati nativi digitali, ovvero cresciuti in un mondo in cui la rapida espansione della comunicazione via internet e la sua facilità di accesso la hanno resa un'esperienza, per loro, già connaturata alla quotidianità». Gli adolescenti e i preadolescenti di oggi sono dunque i primi ad essere connessi con il mondo, fin dalla prima media, tramite i social che per loro sono strumenti di relazione irrinunciabili. E hanno molte più probabilità di fare esperienze devianti online anziché dal vivo.
Cyberbullismo alle medie: i rischi
Il cyberbullismo in età preadolescenziale comporta rischi notevoli:
- Mina l'identità della vittima. Se si subisce bullismo nelle fasi iniziali della costruzione del sé (che è mutuato in primis dal giudizio degli altri e dall'appartenenza al gruppo) si crescerà vedendosi da sempre come "qualcuno da prendere in giro": una condizione che rischia di apparire inevitabile e irreversibile, quasi fosse un attributo della propria personalità, e alla quale è quindi inutile reagire.
- Crea più bulli. La mediazione delle nuove tecnologie allenta l'interazione tra vittima e carnefice e così facendo annacqua la percezione degli effetti dei soprusi, portando a una generica diluizione della responsabilità. «Questo conduce all'atto vessatorio anche ragazzi che dal vivo non li compirebbero: i soggetti che, per esempio, in caso di bullismo tradizionale avrebbero ruoli secondari o semplicemente osserverebbero senza intervenire, nel cyberbullismo rischiano di diventare - senza quasi accorgersene - elementi attivi ad esempio anche solo condividendo del materiale sui social network e aumentandone così la portata e la pericolosità».
- Fa perdere il senso del limite. Non solo il numero dei soggetti attivi, ma anche la gravità delle azioni stesse possono rapidamente impennarsi: online è facile perdere la misura di uno scherzo e trasformarsi in bullismo. Una battuta può varcare la soglia del rispetto e diventare body shaming, o il sexting può superare i confini di decenza e privacy diventando materiale pedopornografico diffuso online.
- Allenta il principio di intenzionalità. Nell'età delle scuole medie, con un'identità in costruzione e una autoconsapevolezza ancora limitata, spesso i ragazzi arrivano a fare cose senza sapere il perché: «Riscontro spesso un'intenzionalità debole rispetto anche ad atti gravi, perpetrati senza un chiaro intento vessatorio ma per un generico senso di sentirsi più grandi».
- Diventa anche bullismo dal vivo. Atti vessatori che cominciano online si tramutano facilmente in bullismo in presenza: «Possono anche sfociare in episodi di violenza fisica, come è capitato in una scuola media dove faccio consulenza. In quel caso l'episodio è stato anche ripreso con lo smartphone, segno che si può instaurare un andirivieni tra online e offline ancora più mortificante per la vittima».
5 azioni per contrastare il cyberbullismo alle medie
Cosa possono fare i genitori che hanno figli che frequentano le scuole medie?
- Spiegate cos'è il cyberbullismo. «È importante per prima cosa aiutare i ragazzi a capire il problema, a maggior ragione in un'età in cui potrebbero non coglierne la gravità: è necessario dunque un intervento psicoeducativo che usi paragoni concreti (dite ad esempio "Fare un video a un'altra persone senza il suo permesso è un po' come rubare") e che puntino a fare arrivare i ragazzi a una loro definizione del fenomeno».
- Film sul cyberbullismo. Un video, un film, una testimonianza è un mediatore efficace per passare concetti che alle medie possono risultare difficili se espressi solo a parole. Consigliamo questi film: Wonder (2017), Cyberbully (ABC, 2011), Cyberbully (Channel 4, 2015), Disconnect (2012).
- Fate squadra. Il cyberbullismo non si può affrontare solo a casa: create una rete con insegnanti, educatori, allenatori e, se necessario, chiedete l'intervento di specialisti che propongono mediazioni anche rivolte a singole classi o gruppi.
- Controllate l'uso degli strumenti digitali. «Su internet i vostri figli sono in uno spazio pubblico e non privato: non serve altro per capire che controllare la cronologia del pc o come usano lo smartphone, a questa età, non è certo una violazione della loro "privacy" ma solo l'assunzione della responsabilità educativa che vi spetta come genitori. Ammesso poi che alle medie, età non ancora dell'autonomia e della consapevolezza dei rischi della tecnologia, sia il caso che un ragazzino abbia lo smartphone solo perché "ce l'hanno tutti"». E ricordatevi che Tik Tok, per la legge Europea, è illegale fino ai 14 anni.
- Usate internet insieme a loro. Più importante del controllo c'è il buon esempio e l'educazione positiva non basata sui divieti: «La rete, le chat, i social sono luoghi ricchi e stimolanti se usati bene: fate loro scoprire come si usano e quante cose divertenti, quanti passatempi costruttivi possono esserci online».
L'intervistata
Alessandra Portaluppi è psicologa e psicoterapeuta in formazione presso l'Istituto Italiano di Psicoanalisi di gruppo.