"Portiamo i bambini con noi al seggio elettorale. Votare non è soltanto un diritto ma una grande festa che ricorda e onora coloro che prima di noi hanno lottato duramente perché tutti potessero esprimere la loro opinione nelle urne. I bambini assisteranno allo svolgimento di questo rito e ci porranno, se vorranno, tante domande. Risposte semplici, niente conferenze e tantomeno tentativi di indottrinamento".
E' quanto scrive Fulvio Scaparro, noto psicoterapeuta, in un editoriale oggi sul Corriere.
"Non siamo lì per fare proseliti per la nostra parte politica ma perché i nostri figli associno la pratica della democrazia a un giorno di festa con i loro famigliari - continua Scaparro -. Più avanti si faranno le loro idee, che non saranno necessariamente le nostre, e scopriranno che il diritto al voto, come tanti altri diritti, non è sempre esistito e che niente è arrivato per gentile concessione di chi era al potere. I nostri bambini non sanno ancora, forse, che qualunque conquista può essere sempre perduta se la si dà per scontata e non se ne ha cura. Queste cose, è vero, si imparano vivendo ma da qualche parte si deve pur cominciare".
"Genitori e nonni che, dopo avere discusso per mesi in casa sull'opportunità di votare per questo o per quello o di non votare affatto, vanno comunque al seggio a dare il loro voto, dimostrano ai bambini che li accompagnano di tenere molto a questa festa collettiva - conclude lo psicoterapeuta -. Una democrazia largamente imperfetta come la nostra non si autorigenera ma ha bisogno per perfezionarsi della partecipazione nostra e di quei bambini che oggi ci stanno guardando.
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Portiamo i bambini al seggio elettorale con noi, è la prima lezione di democrazia