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Un figlio all'improvviso, al cinema dal 20 settembre

di Luisa Perego - 03.08.2018 - Scrivici

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Un bambino abbandonato? Un delinquente? Il risultato di una scappatella? Patrick, uno strano ragazzo che parla una lingua sconosciuta, si installa nella casa dei coniugi Prioux. Ma chi è davvero? Lo scoprirete dal 20 settembre al cinema con "Un figlio all'improvviso"

In questo articolo

E' possibile diventare per caso genitori ma essere comunque felici? Genitori di un figlio mai visto prima?

Dai cugini francesi arriva nelle nostre sale il 20 settembre una dolce e folle storia: il film UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO di Sébastien Thiéry e Vincent Lobelle distribuito da Cinema di Valerio de Paolis.

Guarda il trailer in italiano del film

Guarda il trailer in italiano del film

Protagonista della originale e commuovente commedia è la coppia Christian Clavier (Asterix, Benvenuti a casa mia) e Catherine Frot (La cena dei cretini, La cuoca del presidente), per la prima volta insieme sullo schermo, insieme a Sébastien Thiéry.

Un figlio all'improvviso stravolge la vita dei Prioux

Patrick è uno strano ragazzo che parla una lingua sconosciuta. Si installa all'improvviso nella casa dei coniugi Prioux, vuole presentare loro la fidanzata… Piccolo particolare: i Prioux non hanno mai avuti figli! Chi è davvero Patrick? Un bugiardo? Un manipolatore? È figlio di una scappatella?

Un circostanza assurda con persone "normali"

Il film è tratto dall’omonima pièce teatrale di grandissimo successo in Francia, scritta e interpretata dallo stesso Sébastien Thiéry attore e autore teatrale, qui anche co-regista : “Nel caso di «Un figlio all’improvviso» - dichiara Thiéry - ho immaginato una coppia senza figli che un bel giorno vede arrivare a casa propria un tizio che afferma di essere figlio loro e li riconosce come i propri genitori. Partendo da questa idea, mi sono entusiasmato e ho sviluppato tutta una storia fondandola su alcune tematiche che si sono imposte quasi mio malgrado: la maternità e anche l'handicap benché in misura minore. Sono dunque partito da una circostanza assurda in cui casualmente si trovano delle persone «normali». […] Avevo bisogno di qualcuno che fosse il mio alter ego e soprattutto che percepisse il film come lo sento io: Vincent attraverso le immagini e io attraverso i dialoghi... E infatti io mi sono concentrato sulla direzione degli attori e lui si è dedicato soprattutto alla mise en scène, benché questo, è evidente, non ci abbia impedito di esprimere puntualmente il nostro parere sull'«ambito» dell'altro.

Inoltre, in MOMO io recito anche ed era quindi importante avere lo sguardo di Vincent sul mio lavoro di attore”.

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