Tanto tempo da trascorrere insieme. Che arricchisce tutti. Condividere i propri pensieri e sentimenti. Essere pazienti. Imporre delle regole ragionevoli. Tanti corsi, perché non i migliori? Balletto, basket, ginnastica, inglese, cinese, un po' di yoga e mindfulness e per finire programmazione. Di tutto e di più.
Un approccio genitoriale in cui i bimbi sono al centro e ai quali si dedica tutto il tempo possibile (ma anche i soldi): ecco il modo migliore per crescere i propri figli, indipendentemente da educazione, razza o disponibilità economica. O almeno questo è quello che i genitori pensano possa essere il modo migliore per crescere un figlio.
E' quanto emerge da una ricerca della Cornell University, a Ithaca, nello Stato di New York. Questo è diventato il modello predominante di come un genitore dovrebbe crescere i propri figli, indipendentemente dalle risorse disponibili. Uno stereotipo che in realtà non sempre è possibile perseguire e che, almeno degli Usa, è approdato da uno stereotipo tipico della classe medio-alta a tutti: è quello a cui aspira ogni famiglia americana.
Intensive parenting, la genitorialità intensiva
Si chiama intensive parenting in inglese, genitorialità intensiva da noi ed è stata identificata per la prima volta tra gli anni '90 e 2000 dai sociologi Sharon Hays e Annette Lareau.
Difficile stabilire quando questo sia diventato uno standard educativo e un modello per crescere i propri figli, ma di sicuro rischia di mettere in crisi moltissime famiglie, evidenziando ancora di più le differenze economiche tra chi può e chi non può.
Fonti: The Atlantic academic.oup.com
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