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"Amo mia figlia, ma odio la maternità": il movimento delle madri pentite

di Elena Berti - 27.05.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Un'attrice brasiliana ha fondato il movimento della madri pentite. Karla Tenório su Instagram ha dato vita al profilo @maearrependida

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"Sono Karla Tenório, ho 38 anni, sono un'attrice, scrittrice, ho una bambina di 10 anni e sono una madre pentita. Ho deciso di trasformare il mio malessere in un movimento solidale per le donne come me: quelle a cui non piace essere madre, che soffrono e si sentono in colpa a causa della maternità". Si presenta così Karla Tenório, un'attrice brasiliana che ha fondato il movimento della madri pentite: "Mi ci sono voluti dieci anni per uscire allo scoperto perché mi sembrava di essere l'unica, ma non è così".

Il movimento delle madri pentite

È con un account Instagram che Karla Tenório parla alle altre madri pentite, spezzando così una lancia a favore di tutte quelle donne che hanno avuto figli e poi si sono accorte che fare le madri non fa per loro. Il profilo si chiama @maearrependida, che significa proprio mamma pentita in portoghese, e oggi conta decine di migliaia di follower. Tutte donne che, come lei, stanno ripensando alla scelta di aver avuto figli e la considerano un errore.

La stessa Karla dice di essere diventata madre più per assecondare un desiderio del compagno che credendoci davvero. Ma non sono poche le madri che sognano la maternità da sempre e poi, quando ci si trovano, capiscono di aver sbagliato. Responsabilità, ansia, carico mentale, problemi economici, difficoltà e soprattutto mai più un momento di quiete: per molti è ancora un tabù, ma non sono pochi i genitori, e soprattutto le madri, che si accorgono di aver commesso un errore. Un errore da cui non si può tornare indietro. 

Ammettere di essersi pentite non è facile, infatti non tardano ad arrivare i commenti negativi da ogni parte, soprattutto da altre donne. Donne che disegnano la maternità come l'unico scopo della vita e come la gioia più grande, alcune credendoci davvero, altre convincendosene: ma non c'è niente di male nell'ammettere che non si è all'altezza o che semplicemente si desiderava altro.

Karla però condivide un pensiero che accomuna tutte le "madri pentite": non si odiano i figli, ma il concetto di maternità, soprattutto quello che ti propina la società per cui devi essere sempre perfetta, devota, sacrificarti e metterti sempre in secondo piano. 

Baby blues, depressione post parto e psicosi

Sono tante le donne che soffrono di baby blues, depressione post parto e addirittura psicosi, com'è successo proprio a Karla Tenório. Il baby blues o maternity blues è un termine coniato da un medico inglese, lo psicoanalista inglese Donald Winnicott, per descrivere un disagio emotivo della donna che ha appena partorito. Non si tratta di depressione, ma più di un forte sconquassamento emozionale temporaneo che se ne va come è arrivato. La depressione post parto, invece, colpisce molte donne (si stima circa il 10-15% delle neo-mamme) ed è riconosciuta come una patologia che deve essere curata, proprio come qualsiasi altra depressione. Si riconosce soprattutto per i comportamenti anomali: sbalzi emotivi, apatia, disturbi del sonno, variazioni dell'appetito, oltre ad ansia e forte senso di angoscia. 

Molte donne colpite da depressione post partum non vogliono prendersi cura del bambino, lo ritengono un peso, si sentono inadeguate e arrivano addirittura a rifiutarlo. 

La psicosi post parto è la forma più grave di depressione e rappresenta un pericolo per mamma e bambino, perché può sfociare in tentativi di suicidio o addirittura infanticidio. Non è nemmeno una condizione così rara: colpisce una donna su 1000 parti. Il comportamento è molto simile a quello della depressione, ma appaiono anche voci che dicono cosa fare o denigrano, deliri e convinzioni riguardo al bambino (che sia un alieno, che sia malato o altro ancora). 

Tutte queste patologie non devono essere sottovalutate e, in molti casi, possono essere evitate con un sistema di cura e di attenzione verso le donne che hanno partorito più efficace e accogliente.

Una donna che si ritrova a casa sola con un neonato, stravolta dal parto e dall'allattamento, dagli ormoni e dai dolori, deve essere molto forte per non crollare. 

Probabilmente, se si facesse più attenzione alle donne che partoriscono o se la società non chiedesse troppo alle madri, se i padri fossero più partecipativi, se non si rischiasse il lavoro, se ci fossero incentivi alla maternità, strutture per aiutare le neo-mamme e via dicendo le "madri pentite" sarebbero molte meno. 

Aggiornato il 21.04.2022

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