Secondo uno studio condotto dalle università di Lione, del Sussex e di Breslavia, il pianto di un bimbo di 4 mesi può già svelarci qualche caratteristica della voce che lo stesso bambino avrà introrno ai 5 anni d'età.
La ricerca, apparsa su Biology Letters, ha proseguito la strada indicata da un precedente filone di studi che aveva mostrato come il tono di voce di un bambino intorno ai 7-8 anni potesse prevedere più del 60% delle frequenze con cui comunicherà una volta diventato adulto.
Questa volta però ci si è spinti ancora più in là, arrivando addirittura a poter ipotizzare che una componente significativa delle differenze di variazioni vocali che si riscontrano tra individui possa «in parte formarsi già nell'utero», rimanendo perciò presente dopo la nascita.
L'esperimento
Tali conclusioni sono stati il risultato ottenuto al termine di una serie di test effettuati su 15 bambini francesi - 6 femmine e 9 maschi - tra i 4 e i 6 anni d'età.
La voce di questi bambini è stata infatti analizzata e comparata con delle registrazioni appartenenti agli stessi soggetti e che erano stati raccolte anni addietro, quando i piccoli avevano tra i 3 e i 5 mesi, nel corso di una ricerca precedente.
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Ebbene, alla fine di tutto è stato confermato non solo che il tono con cui i bimbi piangevano a 4 mesi poteva davvero predire quello con cui avrebbero poi parlato a 5 anni, ma anche che, per quanto riguarda il pianto, non sussiste alcuna differenze dettata dal genere sessuale (tali differenze emergeranno durante la pubertà).
«I nostri risultati - hanno spiegato gli studiosi - indicano che le variazioni di tono nella voce dei bimbi che ancora non hanno iniziato a parlare si mantengono durante l'infanzia e riflettono, probabilmente, una diversa lunghezza delle corde vocali».